SCARY MOVIE
di Keenen Ivory Wayans
con Anna Faris, Shannon Elizabeth, Shawn Wayans, Regina Hall e Lochlyn Munro



"Il successo del cinema nero si spiega in parte col fatto che il botteghino americano è dominato, come per la musica pop, dai gusti e dal potere d'acquisto dei ragazzini, dei liceali, nella fattispecie. L'atteggiamento, la maniera di parlare e la gestualità dei neri esercitano un forte fascino anche sugli adolescenti bianchi (o asiatici e latini)"
. (Keenen Ivory Wayans, a proposito del successo del suo film, vicecampione d'incassi dell'estate 2000 negli Stati Uniti).
Forse non dobbiamo fidarci troppo delle convinzioni del regista di SCARY MOVIE, che preferisce non prendere il problema di petto: la realtà è che il "cinema nero" non viene mai premiato da un'attenzione critica politicamente corretta quando le tematiche sono serie, mentre l'avallo è totale se registi o attori di colore mettono in atto meccanismi di, a volte, compiaciuta autoderisione. Eddie Murphy ne è l'esempio più eclatante e la famiglia Wayans, responsabile di questa pellicola a dir poco trasversale e citazionista, l'ultima conferma. La "negritudine" di SCARY MOVIE, tra l'altro, si limita a quattro/cinque presenze sul set, mentre si incarna decisamente nel tipo di umorismo "cool" di derivazione hip-hop, che il doppiaggio sacrifica completamente in nome di una digeribilità più estesa del prodotto e che riusciamo solamente ad intuire (in genere sono i punti in cui non si ride, appunto perché sono stati resi incomprensibili). Questo significa che, alla ricerca del grosso successo commerciale, il cast non poteva non prevedere una massiccia partecipazione di "visi pallidi" più o meno noti al pubblico allenato alla risata demenzial-adolescenziale del filone alla AMERICAN PIE, da cui, infatti, proviene la Shannon Elizabeth che, già decapitata, continua a rinfacciare al killer la prevedibilità delle sue azioni e dello script che le ispira. Insomma, l'ennesima dimostrazione che certi schematismi e stereotipi riferiti ai gruppi etnici, come vengono presentati al cinema, resistono anche oggi e che, più in generale, la blackness diffusa -vedasi il mercato discografico- è ormai diventata puro fattore di mercato e generatrice di enormi guadagni, poiché a livello di consumo IL NERO PIACE, sia in musica che sullo schermo, mentre nella realtà continua a piacere molto meno. Jennifer Lopez o Salma Hayek, in ambito ispanico, ne sono la conferma: infatti il pubblico che compra la loro immagine o la voce, è sicuramente anche yankee, oltre che messicano e portoricano, ma questo non aumenta la tolleranza nei confronti dei californiani non bianchi, tanto per fare l'esempio più eclatante.
Il film in sé è un assemblaggio di SCREAM e SO COS'HAI FATTO L'ESTATE SCORSA, entrambi sceneggiati da Kevin Williamson, per quanto attiene all'intreccio (…), mentre attraversa allegramente tutto il filone parodistico inventato da Zucker- Abrahams- Zucker, responsabili de l'AEREO PIU' PAZZO DEL MONDO e di UNA PALLOTTOLA SPUNTATA, per ciò che riguarda l'involucro…stilistico, corroborato dalla scorrettezza politica dei Farrelly di TUTTI PAZZI PER MARY (un capolavoro, al confronto). E poi MATRIX, BLAIR WITCH PROJECT…..
Dubitiamo che, nel citare il capolavoro della citazione colta e dell'autoreferenzialità del genere horror -SCREAM, ovviamente- si sia messa in atto un'operazione cosciente, poiché dei meccanismi ad incastro di quello e delle incursioni della finzione nel quotidiano, SCARY MOVIE non ha nulla e ci sembra disonesto che qualcuno lo presenti diversamente.
E' invece assolutamente allarmante osservare come il cinema americano continui a relegare all'interno dei filoni minori la possibilità di una libera circolazione delle parole, se non delle idee, quando si tratta di sesso o di altre tematiche ad alta pericolosità. Per essere più precisi, è tipico di un puritanesimo che non vuole negarsi l'appartenenza alla società contemporanea, il definire a priori generi e categorie (sociali o culturali che siano) regolati e distanziati da steccati assolutamente rigidi, all'interno dei quali "certe cose" si possono fare o dire -cioè: sono formalmente tollerate- ma dando per scontato che nella realtà quei comportamenti continuano ad essere giudicati negativamente come riprovevoli e degni di condanna. Tali generi e categorie, non sono e non potrebbero MAI essere disposti orizzontalmente, cioè come semplicemente diversi, e non, verticalmente, come minori o maggiori, sani o malsani. Quando Carpenter (vedasi TRE MINUTI ALLA MEZZANOTTE, su Kinematrix) racconta i suoi problemi in patria, dove è ritenuto un fallito perché continua a frequentare generi di serie "b", ci vuol dire che gli americani ritengono accettabili e, paradossalmente, seri, solo quei prodotti culturali che celebrano i capisaldi etici della nazione. I Soldati Ryan, i Forrest Gump, gli alfieri dei buoni sentimenti e della sicurezza nazionale ottenuta con la guerra; o attori come Meg Ryan e Tom Hanks sono REALMENTE ritenuti ESEMPI MIGLIORI di quelli proposti da registi/culture che frequentano da sempre l'osservazione critica come metodo. Succede che, per non rischiare accuse di eccessiva intolleranza, si stabilisce una gerarchia dalla A alla Z, in base alla quale abbiamo veramente di tutto: il termine "cazzo" è adatto al prodotto B, la scoreggia di Carmen Electra è in posizione D, il negro frocio o il poliziotto sadomaso in F, etc. Ma nessuno di questi termini o personaggi li troveremo mai in un prodotto considerato di serie A. Ecco perché un film come PULP FICTION non avrebbe mai potuto aspirare all'Oscar come miglior film. Ecco perché SCARY MOVIE, cioè tra la E e la F, allinea disabili con la bava alla bocca, organi maschili che penetrano l'orecchio della vittima e transessuali. Fosse stato un capolavoro, l'Academy Award non l'avrebbe mai ottenuto.

Voto: 24/30

Gabriele FRANCIONI
17 - 08 - 01


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