GIRAVOLTE
di Carola Spadoni

C'è disappunto in sala per la proiezione di GIRAVOLTE: gli affezionati del film, nonché la stessa regista, non si aspettavano di trovarsi nella sala più piccola del festival, tanto più che si tratta di un film in concorso. Ma si sa, spesso l¹organizzazione del festival è difficile e caotica, anche a causa della grande affluenza di pubblico. "Giravolte" è un film fortemente espressivo dal punto di vista della recitazione e delle locations: un Victor Cavalli che vuole diventare sindaco di una Roma fatta di mercati, folla, monumenti enormi, sottoponti scalcinati piccoli baretti dove si è tutti fratelli, almeno per una sera. Ma soprattutto la Roma dei poveracci, che siano giovani sbandati, o vecchi che si affogano in chiacchere e giocosi battibecchi. Da questo punto di vista il film trasuda romanità allo stato puro e risulta molto godibile. Anche la regia è piuttosto originale, un misto di piano-sequenza, immagini decentrate ed una camera che segue i personaggi e gli gira intorno, sempre fra i piedi. Ma per quanto riguarda la storia nuda e cruda il film lascia insoddisfatti, è un montaggio piuttosto casuale di istanti, discorsi, impressioni che però non portano a nulla. Da questo punto di vista GIRAVOLTE potrebbe essere considerato un documentario su una certa umanità romana. Le scene sono poche e interminabili, lo spettatore si accompagna ai personaggi in una giornata qualunque dove anche i piccoli avvenimenti non vengono poi concatenati né portati avanti. Il corpo del film risulta alquanto dispersivo, forse più adatto ad una forma teatrale che cinematografica. La sua colonna portante è sicuramente Victor Cavalli che riempie lo schermo, ammalia, diverte e commuove. Victor interpreta sé stesso e si propone come sindaco di Roma (molti spettatori lo voterebbero, chissà che finalmente non cambi qualcosa!), il suo programma? "Dissolvere il tempo
con una risata, l'utopia è all'orizzonte, recuperare l'energia degli sguardi laterali, di ciò che non sappiamo e non vediamo". Victor sogna, tiene comizi al bar, balla e sorride sempre, ma si porta una malinconia dolce negli occhi. In definitiva la "storia" è lui come uomo e come attore sullo sfondo
di una Roma multicolore. E infatti i titoli di coda portano la scritta "A Victor".

Elena SAN PIETRO
16 - 11 - 01