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C'è disappunto in sala per la proiezione di GIRAVOLTE: gli affezionati
del film, nonché la stessa regista, non si aspettavano di trovarsi
nella sala più piccola del festival, tanto più che si tratta
di un film in concorso. Ma si sa, spesso l¹organizzazione del festival
è difficile e caotica, anche a causa della grande affluenza di
pubblico. "Giravolte" è un film fortemente espressivo
dal punto di vista della recitazione e delle locations: un Victor Cavalli
che vuole diventare sindaco di una Roma fatta di mercati, folla, monumenti
enormi, sottoponti scalcinati piccoli baretti dove si è tutti fratelli,
almeno per una sera. Ma soprattutto la Roma dei poveracci, che siano giovani
sbandati, o vecchi che si affogano in chiacchere e giocosi battibecchi.
Da questo punto di vista il film trasuda romanità allo stato puro
e risulta molto godibile. Anche la regia è piuttosto originale,
un misto di piano-sequenza, immagini decentrate ed una camera che segue
i personaggi e gli gira intorno, sempre fra i piedi. Ma per quanto riguarda
la storia nuda e cruda il film lascia insoddisfatti, è un montaggio
piuttosto casuale di istanti, discorsi, impressioni che però non
portano a nulla. Da questo punto di vista GIRAVOLTE potrebbe essere considerato
un documentario su una certa umanità romana. Le scene sono poche
e interminabili, lo spettatore si accompagna ai personaggi in una giornata
qualunque dove anche i piccoli avvenimenti non vengono poi concatenati
né portati avanti. Il corpo del film risulta alquanto dispersivo,
forse più adatto ad una forma teatrale che cinematografica. La
sua colonna portante è sicuramente Victor Cavalli che riempie lo
schermo, ammalia, diverte e commuove. Victor interpreta sé stesso
e si propone come sindaco di Roma (molti spettatori lo voterebbero, chissà
che finalmente non cambi qualcosa!), il suo programma? "Dissolvere
il tempo |
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Elena
SAN PIETRO |
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