IL FORUM DI KINEMATRIX SU:
"RICORDATI DI ME"
di Gabriele MUCCINO
Con Monica Bellucci, Fabrizio Bentivoglio, Laura Morante,
Silvio Muccino, Nicoletta Romanoff, Enrico Silvestrin.



GABRIELE FRANCIONI
:

Prima o poi dovremo riconoscere un vero e proprio stile-Muccino nel modo di girare [ nella fattispecie anche nel senso di "girare" letteralmente attorno ai suoi personaggi, con una m.d.p. sempre in azione circolare o, volendo essere crudeli, persino nel senso di ag-girare i problemi -sempre molti- messi in campo nelle sue pellicole ], che va sempre più caratterizzandosi come un
occhio "esterno" a casistiche generazionali cui ha partecipato o parteciperà o che, ovviamente, ha osservato in prima persona in famiglia nella condizione di figlio e, ora, di marito e padre, occhio, come dicevamo, che predilige l'idea registica, ma anche contenutistica, del touch and go, della toccata e fuga che non interrompa il RITMO della narrazione, ma, allo stesso tempo, che non consente necessarie oasi di ragionamento sull'appena visto, sulla carne messa al fuoco.
Come dire: il suo "genio" è nel non far sembrare immediatamente superficiale ciò che forse lo è, perché comunque si tratta dei massimi sistemi della neo-neo-commedia-drammatica-all'italiana, ovvero egoismi tenuti insieme dalla esclusiva necessità di far funzionare la macchina-famiglia, intesa come azienda che non può sciogliersi, in linea con l'interpretazione di chi lo vuole il nuovo Dino Risi [ cinismo, consumismo dei sentimenti, varie Italie industriali e, ora, post-post-industriali ], mentre effettivamente, a guardare e riguardare i suoi lavori, ci si rende conto di come là i personaggi erano figure decisamente più stratificate e intrecciate, oltre che tra loro, anche a problemi e tragedie della nazione italiana che allargavano lo sguardo sulle miserie di un'epoca ancora non finita e permettevano, per così dire, di alzare lo sguardo su "questioni più serie" semplicemente evocate dai caratteri messi in gioco.
Muccino, invece, vorrebbe farci credere che ciò che il suo occhio veloce registra è effettivamente TUTTA [ e solamente ] l'Italia in cui viviamo: ma ciò, oltre a non essere vero, non ci convincerebbe neanche se lui producesse un' auto-ammissione dell'intenzionalità di limitarsi ai contesti familiari, perché da sempre la commedia all'italiana è partita da lì per farci ridere e piangere su tutto ciò che attorno ad essa gira, come succedeva con Risi.
Ora, se consideriamo che l'Italia è visibilmente peggiorata da quell'epoca e che i nuovissimi mostri sono ancor più "criptati" di allora, dalla politica alla televisione alla famiglia [ andiamoci a leggere la cronaca nera e il gruppo mucciniano ci sembrerà un'accolita di santi: ormai anche le statistiche dicono che, al lavoro/ scuola o dentro casa, l'orrore dei padri e dei figli prende le forme della pedofilia internettiana o dello stupro e quelle della violenza autolesionistica, che termina contro un palo dopo il sabato da scemi del villaggio passato a decostruirsi technologikamente tra una bolla vuota di visioni ec-statiche, "piste" da ballo e strisce rosse sull' asfalto. Se questo è moralismo, siamo moralisti ] e, appunto, se ci rendiamo conto di quanto orrendi siano i nostri governanti, diventati quasi la versione bidimensionale/ digitale di gente quasi simpatica, come erano i tridimensionali/ analogici Fanfani, Forlani, Longo, La Malfa, nel senso che adesso sono telematici e sfuggenti e ti distruggono la nazione raccontandoti il contrario dal tubo catodico, mentre questo tubo ti viene infilato nel didietro tra uno spot e l'altro, e all'epoca, invece, i fratelli più grandi di Craxi e Berlusconi erano almeno spudoratamente stanabili e stanati da giornalisti coraggiosi e reporter d'assalto, e hanno fatto quasi tutti la fine che si meritavano [ in ritardo, d'accordo, molto in ritardo ]; INSOMMA, se consideriamo tutto questo, non è possibile che ad un'Italia peggiore corrisponda un cinema alla fine dei conti conciliatorio e buonista, dove quello precedente era acido, caustico, graffiante.
Intendiamoci, esistono anche famiglie come quelle qui raccontate, ma sono la norma!!!
Niente di eccezionale, niente nuovi mostri del Duemila: dove non ci sono tradimenti tra moglie e marito, incertezze generazionali e adolescenza piena di sogni?
Il discorso onesto è ammettere che, per un motivo o per l'altro, è proprio qui che ci si vuole fermare, senza rischiare di raccontare il vero orrore quotidiano e familiare.
Non che tutti debbano fare i Cantet o i Guediguian, anzi, Muccino, che sta andando bene in Francia col suo precedente film, ha sicuramente il "merito" di aver fatto parlare un sacco di gente da due anni a questa parte: ma che dovesse arrivare lui per aprirci gli occhi su certi temi è sinceramente ridicolo: cosa c'era di strano nei genitori e nei figli di COME TE NESSUNO MAI o L'ULTIMO BACIO? Assolutamente nulla!!!
E allora? Mucciniani contro morettiani……trentenni, quarantenni……..
A nostro giudizio tutto si spiega, in parte, con ciò che si è detto, e cioè che per sensibilità, formazione, oggettiva conoscenza di quell'unico contesto, Muccino sa raccontare benissimo, come se fosse il suo personale frenetico e leggero diario, SOLO ed ESCLUSIVAMENTE ciò che ha visto nelle sue famiglie: non saprebbe o non vorrebbe mai spingersi oltre, non ne ha [ ancora ? ] le capacità, perché troppo preso dall'idea che la m.d.p. debba sempre muoversi, quasi fosse lui stesso, invisibile, che gira nervoso attorno ai parenti mordendosi le dita, impaziente di passare nell'altra stanza, dove il fratello o la sorella espongono anima o corpo al suo sguardo voyeuristico, o perché semplicemente questa è la sola cosa che sa fare.
Potrebbe, credo, produrre altri cinque o sei film come i primi tre, tra due, quattro sei otto anni, registrando di volta in volta i micro o macro cambiamenti del suo mini-nucleo.
FUORI, veramente fuori da quelle porte non si esce mai, perché il regista è un bravo ragazzo che fatica a sporcarsi le mani, anche se nessuno, sinceramente, glielo chiede.
L'altra grande motivazione perché questo film sia la replica in particolar modo de L'ULTIMO BACIO, è che gli incassi inaspettati hanno fatto del regista la classica gallina dalle uova d'oro, animale raro nel panorama italiano, che appare ogni cinque/sei anni, viene spremuta ben bene e poi finisce in pentola per il brodo [ Verdone, Pieraccioni, Aldogiovanniegiacomo e, speriamo non ci uccidano, Benigni ].
Ovvero: in quel breve lasso di tempo, il povero malcapitato, che non è MAI un genio del cinema, viene costretto a replicare il primo successo, perché, come sentimmo qualche hanno fa in un convegno pesarese, "i film di Verdone consentono poi di finanziare altri 5 film minori che non vedrebbero mai la luce".
Un produttore che ti fa capire che sei libero, "ma", che non ti pressa, "ma", che insomma puoi andar tranquillo, ma proprio non puoi sbagliare e devi cercare di piacere veramente a tutti, bastano a caricarti di assurde responsabilità e automaticamente sclerotizzano il tuo prodotto, quasi che le sorti del cinema italiano nel suo complesso dipendano da te.
Ecco il problema!!!!!!!!!!
L'Italia è troppo pigra per costruire una nuova industria del cinema; il centro sperimentale sforna più incapaci che capaci; si aspetta il "colpo di culo" dell'anno, lo si cavalca grattando il barile fino a venti passaggi televisivi, videocassette e dvd, tentativi di assalti all'oscar anche quando il film è una pena [ PINOCCHIO ] a scapito di capolavori come L'ORA DI RELIGIONE, e si va avanti così fino alla prossima gallina.
Se si vogliono far soldi, molto meglio il sistema americano che alleva, crea e sfrutta non una, ma cento galline; se si cerca l'opera d'arte, meglio gli indipendenti u.s.a., gli spagnoli anticonvenzionali, i folli danesi con tutti i limiti che vogliamo e tanti altri.

RICORDATI DI ME è un buon prodotto televisivo [ anche più rispetto a L'ULTIMO BACIO ], dove non a caso il personaggio della figlia-velina è diventato immediatamente e penosamente l'unico argomento per le abbuffate -catodiche- in stile PORTA A PORTA [ che immensa tristezza Vespa vicino a Bentivoglio… ], tralasciando tutto il resto e innescando analisi sociologiche di bassissimo livello sui desideri delle figlie degli italiani.
Muccino è un ragazzo intelligente e pure simpatico, ma gli consigliamo vivamente, poiché ci sembra già più nervoso di due anni fa, di nascondersi per un po', salvatoresizzandosi a dovere, e di mantenersi, ehm…, libero e indipendente da tuto ciò che rischia di strozzarlo a 36 anni.
Oggi tutti vogliono fare un film con lui, anche talentuose diciottenni non-veline, come la Sibilla D' Aleramo da giovane del film di Placido [ da Marzullo: " mi piace Ben Affleck/ vorrei lavorare con Muccino…" ]: ma, ci domandiamo crudelmente oggi, che smania più per lavorare con Pieraccioni?

VOTO: 24/ 30


LORIS SERAFINO:

Povera la famiglia Ristuccia. Mentre gli adulti Carlo e Giulia si scannano accusandosi di essersi tarpati le ali a vicenda, gli adolescenti Valentina e Paolo vivono i loro "anni più belli" tra i primi turbamenti sentimentali, le canne e i falsi miti propagandati dalla TV spazzatura. Dopo i trentenni in crisi è l'ora della famiglia medio borghese in crisi, storia che fa sempre audience specialmente se è sostenuta da un battage pubblicitario degno di un blockbuster americano. Del resto di Muccino, che è già un piede a Hollywood, si può dire tutto tranne che non capisca il "grande" pubblico e le sue debolezze. La formula vincente è sempre quella de L'ULTIMO BACIO: ribadire l'ovvio (la famiglia in crisi, eccetera eccetera), galoppare le crociate che vanno per la maggiore (prendersela con la tivù e le veline) criticare ma in modo innocuo e alla fine possibilmente fare la pace con tutti. Ciò nonostante non è impresa facile identificarsi nei protagonisti ansiogeni ed esagitati di questo caravanserraglio all'italiana costantemente sopra le righe, stereotipato e rozzamente moralista. Muccino questa volta dirige in affanno, fatica a stare dietro a tutti i personaggi e lascia intravedere solo qua e la il suo, peraltro indiscutibile, talento. Da sottolineare la bella prova di una Monica Bellocci insolitamente misurata ed espressiva e la comparsata di Pietro Taricone che passa di li giusto il tempo per essere sbertucciato ("io non durerò solo un anno come te", gli dice l'aspirante velina).
Voto: 17/30




Sito ufficiale: www.ricordatidime.com

 


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