RICETTE D'AMORE
di Sandra Nettelbeck
con Martina Gedeck e Sergio Castellitto



Le sontuose alchimie culinarie che aprono il film, le immagini che scorrono sotto i titoli di testa e le dissertazioni sul pollo al tartufo nell'ambulatorio piscanalitico, fanno presentire di trovarsi di fronte ad un film che si indirizza al cuore passando per la gola. Sulla scia di pellicole come CHOCOLAT di Lasse Hallstrom sembra che la sceneggiatura di RICETTE D'AMORE intenda giocare sulla confortante e calda suggestione della "gioielleria" alimentare non solo per dare originalità a quella che sarebbe stata altrimenti soltanto una banale storia d'amore, ma anche per veicolare messaggi di speranza e di senso esistenziale in cui il piacere della gola e la creatività con cui può essere vissuto diventano simbolo, accattivante ed onesto, di quel "bene di vivere" che l'uomo decadente ha dimenticato, spinta verso una riconciliazione con il mondo e con la vita. Nel film di Hallstrom l'arte della cioccolata pretendeva di sfondare il muro di ipocrisia di una comunità bigotta e la sua artefice era favoleggiata come una missionaria redentrice, foriera della lieta novella della gioia di vivere in un mondo piegato dalla triste grettezza di un moralismo fuori tempo; in RICETTE D'AMORE, l'arte di convertire le variopinte creazioni della natura - il basilico, il tartufo, il pomodoro, le spigole e i quarti di bue - in delizie per il palato finisce per divenire l'unico binario capace di guidare i percorsi di vita dei personaggi verso stati di grazia: la cucina italiana di Mario, semplice, colorata e saporita, riavvicina Lina al nutrimento e Martha all'amore, ma essa stessa, prima che mero espediente narrativo, è icona di un modo allegro o godereccio di sentire l'esistenza e di percepirne il gusto, capace di rigenerare l'entusiasmo e di rinvigorire uno spirito frustrato da vicende avverse della vita.
RICETTE D'AMORE, certo, non è soltanto questo. In primo piano c'è una storia d'amore come se ne vedono tante al cinema - e forse ancor di più in televisione, il che non è certo un complimento - una donna sola e frustrata in stato di vuoto sentimentale che vive totalmente proiettata nel suo lavoro, un rapporto difficile con una bambina triste e intoversa, un principe azzurro che riporta la gioia in casa. Il valore del focolare, l'immagine solare di un terzetto familiare compatto e giocoso cementato stabilmente dalla matrice collosa dell'affetto è la chiave che dirime l'ingarbugliato avviluppo emotivo in cui versa Martha e, di riflesso, anche la bambina. Quando Martha si apre al penentrante ottimismo di Mario e alla seduzione del suo carico sentimentale, l'architettura sconnessa della sua vita si ricompone d'un tratto in unità, e la nebulosa reticenza con cui la donna vive l'affetto per Lina viene diradata da un chiaro e coraggioso impulso a riprendere definitivamente la bambina con sé.
Il personaggio di Mario, un Castellito sempre in gran forma, incarna lo stereotipo più classico dell'italiano, esibendo i caratteri propri della sua "tipizzazione etnica" in modo esasperato: un omaccione bruno ed espressivo che canta Modugno, và bighellonando tanto al lavoro quanto fuori, impara a cucinare dalla nonna (o dalla mamma, è lo stesso), si prende gioco della vita prima che ella si prenda gioco di lui, e, secondo il luogo comune più favorevole alla cultura mediterranea, riempie i vuoti del cuore col suo carisma d'amatore. La Nettelbeck passa in rassegna i clichés sul Bel Paese con un atteggiamento di evidente benevolenza se non devozione, dipingendo l'Italia come il paradiso del sole, del vino e della gioia di vivere; cosicchè la scelta di un italiano come personaggio "positivo" della storia, malgrado l'esagerazione dei suoi tratti al limite del caricaturale, diventa sintomo di una predilezione culturale nei confronti del nostro paese e questo, certo, predispone ad accogliere il film con favore. Del resto la narrazione viaggia per gran parte della pellicola senza intoppi salvo poi sperdersi nel finale, dove ancor più che la banalità dell'esito deprime ahimè il livello del film una serie di sequenze sciatte e sbrigative da fiction televisiva [prima fra tutte quando Martha e Mario arrivano a casa della nuova famiglia di Lina e vengono accolti dai padroni di casa con patetici sorrisetti e strette di mano, tanto per confortare lo spettatore turbato dalla incongruenza della risoluzione: il gesto di portare via una bambina ad un padre che ha appena scoperto di averla, in uno sviluppo dei fatti più verosimile e coerente sarebbe risultata una soluzione assai problematica sul piano etico, oltre che legale].


Voto: 24/30

Mirco GALIE'
21 - 06 - 02


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