MATRIX RELOADED
di Andy & Larry Wachowski
Con: Keanu Reeves, Carrie-Ann Moss

di Livia BIDOLI


“Con sollievo, con umiliazione, con terrore, comprese che era anche lui una parvenza, che un altro stava sognandolo.”
Il miracolo segreto 1
1944, Jorge Luis Borges.

Matrix è stata ricaricata: il programma che rende virtualmente possibile una vita umana accettabile nel 2199, ha ripreso vita negli incubi informatici dei fratelli Wachowski. Lontana anni luce dalla Matrix del primo episodio della Trilogia, i Wachowski Bros, medesimi autori della sceneggiatura delle tre Matrix, hanno preso le distanze da quel sogno tecnologico che inondava gli schermi di caratteri giapponesi al contrario ed in verticale, di un verde luminescente. Baudrillard e i suoi "Simulacra and Simulations"2, libro in cui Neo nascondeva i dischetti, mentre la pagina apriva all’ultimo capitolo “On Nihilism”, sembrano scomparsi, perlomeno non motivati, in questo film che ritrae l’Azione come cifra principale e gli effetti speciali come seconda.
Si respira un sapore di saga alla Star Wars (anche in quelli le stesse “cifre” ne strutturano la trama). L’entrée trionfale a Zion del Nabuchadnezzar assomiglia purtroppo all’atterraggio dell’Armageddon nell’omonima pellicola, e non manca neppure la sfilata finale fra la folla di mendicanti appena “risvegliatisi” dalla sponde virtuali del Gange. Neo il profeta rifulge di splendore, quello del “Salvatore”, del curatore di lebbrosi, infettati dal morbo della speranza mista alla paura: chiedono l’assicurazione per un futuro senza virtualità e senza Macchine.
Il sermone di un Morpheus in una versione piuttosto simile al Credente del primo episodio, sottolinea una certa continuità con Matrix (1999), ma l’estrema semplicità delle sue parole, l’accolito appello ad una folla in abiti primitivi al centro di una caverna, ha una sapore scontato, nulla a che vedere con la Fede dimostrata nel primo episodio. Quello che stupisce molto è l’ambientazione e la raffigurazione di questa massa informe di umani: una caverna al centro della terra dove essere umani con o senza borchie (i risvegliati e la New Generation, i nati a Zion), vestiti di tuniche e dall’aspetto primordiale, si agitino al ritmo tribal di “Zion” dei Fluke. Una sequenza che si può osservare, identica nelle scene e nei movimenti, in Basic Instinct (l’incontro in discoteca).
La scena del “violino” di Neo e Trinity, denominata così per via della fotografia artistica che ritraendo il dorso di Neo lo fa apparire come la cassa armonica di un strumento ad archi è particolarmente felice ma non salva dalla gratuità di una scena d’amore inserita apposta perché tutti gli elementi del successo commerciale siano presenti: sex, (drugs) & violence. L’unione mistica di Neo e Trinity sembra appartenere ad un altro film, ahimè già visto.
In questa prima parte l’eredità di Matrix, del primo, sembra (s)perduta, come se un vortice l’avesse risucchiata e gettata alla deriva dello scontato. L’inquietudine, il dubbio che traversavano la matrice sembrano esserne stati assorbiti: il Sistema ha vinto lo scontro con la fantasia, col sogno, con la luce delle vibrazioni umane tradotte in fili meccanici, riverberate all’infinito da programmi “periodici”, l’aut aut del sogno ha causato il risveglio. Ed il risveglio conduce alla morte, la morte negata dall’universo della cultura e della paura occidentale (cfr. Ariés e Castells), come l’unico spiraglio di salvezza per un’umanità in pericolo. Matrix è stata ricostruita sei volte: il prescelto, l’Unico, The One, Neo, è riproducibile: un’anomalia nella perfezione del flusso di dati, si legge nel discorso dell’Architetto.
Il Consigliere con cui Neo discorre al termine della visita a Zion conduce ad un’apologia del mondo delle macchine immersa in un clima utilitaristico quasi da fine ‘800 e di gusto positivista, puntando inoltre il dito su quanto poco gli umani conoscano delle macchine e del loro funzionamento. Dal dialogo si deduce una stretta dipendenza degli uomini da esse e, mentre l’uomo si trova catapultato ad uno stadio primitivo ed a vivere in una caverna al centro della Terra per aver distrutto il Sole, le macchine sono in continua evoluzione. L’Intelligenza Artificiale studiata oggi al MIT (Massachusetts Institute of Technology) dal team di Daniel Dennett ed il progetto per un robot umanoide, un androide, spiegano come la costruzione di un’Intelligenza Artificiale (Artifical Intelligence) debba correlarsi e completarsi con una sua forma organica che la rappresenti e possa fisicamente riprodurre il sistema uomo in tutte le sue funzioni. Dennett partirebbe da un androide allo stadio infantile che esperirebbe, acquisendole gradualmente, le attività umane, auto-potenziandosi diacronicamente. Questo permetterebbe la costruzione di un cyborg, se si vuole, che di certo non possiederebbe una “coscienza” ma potrebbe essere regolato sulle associazioni umane di piacere/dispiacere attraverso l’attribuzione. Riuscirebbe ad essere molto simile agli androidi di Blade Runner (1982, Ridley Scott), ispirati dall’”elan vital” umano.
I combattimenti in Matrix Reloaded sono fondamentali: le scene, arricchite a dismisura, hanno un fascino stroboscopico che però manca di quella novità e di quella motivazione che li rende gradevoli ma non godibili. Talmente innumerevoli da stancare gli occhi, diventano inutili ed incessanti. Lo scontro con Seraph a guardia dell’Oracolo, per esempio. E le continue sequenze con Smith, agente per antonomasia dell’omologazione (e riprodotto su scala) rendono conforme anche Neo nella sua estrema belligeranza.
Gli inseguimenti in auto e moto sarebbero da brivido se si fermassero al primo e se avessero una motivazione: ovverosia non fossero inseriti a forza in un film che non si chiama 2fast 2furious.
Il discorso dell’Oracolo verte sullo stesso materiale di quello con l’Architetto: la consapevolezza di sé e delle proprie scelte, ponendo il “thy yourself” (Socrate) del primo film come dominante rispetto alle problematiche della critica alla società omologante e totalitaria di Matrix. L’Agente Smith con la sua replicazione infinita pare l’unica proiezione critica, sebbene inefficace, della società della simulazione su cui dovrebbe reggersi l’architettura e la motivazione ideologica della trilogia.

Matrix Reoaded è stato inoltre proiettato il 4 luglio presso il BFI IMAX di Londra nel nuovo formato IMAX DMR (pellicola da 15/70 mm), che permette nei cinema dotati di questa nuova tecnologia di rimasterizzare i vecchi film da 35mm, renderli in digitale e proiettarli su schermi di forma anche semisferica e cilindrica raggiungendo i 40 metri di altezza, e con una potenza sonora fino a 12.000 watt. I cinema IMAX più vicini in Europa sono a Londra e a Berlino e l’anteprima, prenotabile solo on line, ha ristretto il target di pubblico ai 477 posti di questo cinema inaugurato nel 1999, anno dell’ uscita del primo e omonimo capitolo della odierna trilogia di Matrix. Ciò che distingue maggiormente questi cinema e l’evoluzione della tecnologia IMAX degli ultimi 5 anni è la “tridimensionalità” che ha fatto propendere per un audience proveniente dalla Rete e consumatrice di articoli relativi alle nuove tecnologiche e di cinematografia di “genere”. La proiezione di Matrix Revolution il 5 novembre 2003, sarà in contemporanea in 230 sale IMAX di 32 nazioni diverse per il lancio di questo ultimo capitolo sebbene già si vociferi un seguito.

1 Jorge Luis Borges, Finzioni, Einaudi, Torino, 1955, p. 54.

2 Simulacra and Simulations from Jean Baudrillard: Selected Writings, (Ed. Mark Poster, Stanford: Stanford University Press, 1988).
 

Sito ufficiale: http://whatisthematrix/

 

Links e approfondimenti:
Amazon.com: Books: The Matrix and Philosophy: Welcome to the Desert of the Real (Popular Culture and Philosophy, V.3)
Baudrillard e il simbolismo in Matrix:
http://www.studiperlapace.it/

Matrix e il simbolismo
 

Voto:23/30

16.07.2003