THE POLAR EXPRESS

di Robert Zemeckis
Con: Tom Hanks

Animazione

di Roberto DONATI


the Polar Express, ovvero: si può parlar male di un cartone animato?


Strano oggetto, il cartoon: ancora c´è chi - povero ingenuo! - pensa possa non essere apparentabile, per stile e valori, a un´opera cinematografica con attori in carne e ossa ("Oscar a LA Città incantata? Ma se è un cartone...!"); forse per amor di equilibrio, c´è anche chi non riesce a discernere, oggettivamente, il bello dal brutto, esaltandosi anche per prodotti animati mediocri, magari con la giustificazione - qualcuno si ricordi della "maledizione" dei Mutts - "beh, carino, dopotutto è un cartone...".Dilemma eterno (ed eternamente retrogrado?), come per i fumetti in letteratura del resto.
Come un "vero" film, il cartone animato ha invece, e ovviamente, la sua statura e la sua dignità, sia tecnica che morale, sia registica che ideologica: per questo, con le debite e intelligenti differenze, a mio avviso il metro di giudizio non cambia. Magari è più difficile e complesso (e un prodotto che di per sé spiazza, merita allora l´omologata superficialità con cui ancora è di solito trattato!?), ma non cambia. Tanto più che, in questo caso, grazie all´avanzata tecnica della Performance Capture (utilizzata per la prima volta in maniera totale), sotto a ogni personaggio "animato" c´è un reale (e quasi sempre riconoscibile) attore umano. Così, come per i film, un cartone può essere giudicato (criticato, apprezzato) anche per cosa trasmette e per come lo trasmette, il contenuto e la forma (in ordine di importanza); e - metto le mani avanti - basta con futili scusanti del tipo "ma tu non sai cogliere le magie, non apprezzi i sognatori, sei un freddo e insensibile cinico" o, in alternativa, "eeh, che esagerazione... non ti dimenticare che è un cartone, che i personaggi non esistono...". Come se il tassista eroico dell´ultimo capolavoro manniano, solo perché fatto di carne e sangue (sì, ma la carne e il sangue di un signore che risponde al nome di Jamie Foxx e alla professione di attore e non di un eroico, reale tassista), esistesse davvero; potrebbe esistere, certo, ma, perlomeno lui lì in persona, non esiste. Per fortuna, sennò mi sa tanto che smetterei di andare al cinema. Vabbè...


Ci mancava, in effetti, il cartoon blasfemo. Blasfemo non perché politically uncorrect sul Natale e i temi a esso collegati (come vorrebbe-ma-non-può essere quella lieve stupidaggine caricaturale di Bad Santa); blasfemo, piuttosto, perché prono alla morale da ads "delle famiglie felici dai denti splendenti e dal calore prima umano che ambientale" (che funzionava alla grande, signor Zemeckis, nella provincia anni ´50 ricostruita con gusto scenografico, trapasso nostalgico e leggiadra ironia ma non qui, con questa serietà e con questa voglia di impartire lezioni di vita e di cinema), del Santa Claus elemosinatore di regali e (effimera: qualcuno arriverà a capire che il povero bambino solo, con o senza regalo natalizio, continuerà a vivere di stenti?) gioia  ... Blasfemo, in fondo, non perché americano (sia lode a una nazione che ha "inventato", tra gli altri, il pomodoro, il country e Michael Cimino!) ma perché finto, fasullo come l´oriental McMenu, presidenziale: non a caso, la Ragazza di colore futura "leader", anzi "condottiera", la conosciamo già (non assomiglia forse a una certa Condoleeza Rice?) e il Ragazzo Protagonista che finisce per essere l´unico, sempiterno "credente" non ha forse qualche fattezza vagamente alla George W.? Va bene, nei titoli c´è scritto che le fattezze della prima sono quelle di Nona Gaye e del secondo quelle - uno di sei - di Tom Hanks ma, andiamo, a chi volete darla a bere...?


Blasfemo perché la storia, tratta (e lievemente modificata) da un libro per bambini scritto e illustrato da Chris Van Allsburg, è impegnata a propagandare il "vero spirito natalizio" - ovvero fratellanza, comunione, rispetto reciproco, amore e chi più ne ha più ne metta - e poi ci tocca vedere un treno diretto al Polo retto da un rigore chissà perché così puritano (ma perché, per conoscere Babbo Natale, i bambini dovrebbero subire pene del contrappasso così rigide e imparare la costrizione, la repressione, l´obbedienza alle formalità: ovvero, in breve, come ci insegna lo snobbatissimo Shyamalan di quest´anno, a perdere l´innocenza in anticipo sui tempi?), un bambino solo (cribbio, incredibile! Il personaggio si chiama veramente Lonely Boy!! Ok, si farà qualche amico [due per la precisione, sai che soddisfazione...] ma il suo destino sarà sicuramente iscritto nel suo nome. E non perché è un futuro intellettuale depresso e ramingo, ma semplicemente perché è povero, economicamente inferiore, socialmente handicappato) relegato in una carrozza buia, asettica e fredda, rimpinzato appena con una tazza di cioccolata forse ormai fredda (nell´altro scompartimento, i "signori" bambini o bambini dei "signori" che dir si voglia, ne hanno bevuta fino a scoppiare e sono stati serviti pure da scatenati camerieri-ballerini di flamenco a ritmo di musica caliente) e infine (GIURO CHE E´ COSI´! VEDERE PER CREDERE!) abbandonato di nuovo alla sua solitudine e al suo angolino appartato...
 

Elemosina, appunto, dicevo, non certo comprensione... Il Natale dei ricchi che per sentirsi anche buoni hanno bisogno di questi mezzi, il Natale di Zemeckis che per far contento qualche fanciullo punta dritto al portafogli di adulti ancora troppo fiduciosi o poco smaliziati o, vittime avvezze ai ricatti quotidiani della tv, ormai indifferenti.
Le situazioni imbarazzanti/irritanti potrebbero continuare forse all´infinito nell´arco dei 100´ di proiezione, tante che si dimenticano o tante che non ha senso citarle tutte, e anche se, alla fine, la campanellina senza sonaglio suona per i puri di cuore, la magia non scatta mai perché, semplicemente, non c´è: non c´è nella testa e nel cuore degli autori, non c´è nei fotogrammi cinematografici di conseguenza. Il cartone verrà, si spera, ricordato per altro - novità prettamente tecnico-commerciali: il fatto di essere il primo film a uscire nei cinema dotati della tecnologia IMAX 3D, per esempio, il fatto della Performance Capture ...


O forse no, mi sbaglio, a giudicare dalle reazioni tranquille e positive al termine dell´anteprima stampa. Certo, avrà successo e ai bambini piacerà: non perché stupidi o ignoranti ma perché veramente innocenti, ancora ignari delle più o meno sottili brutture degli esseri umani, sempre più abituati (impostati?) all´ozio mentale da chi li dovrebbe proteggere/stimolare e non comandare.

Okay, mi arrendo, avete vinto voi: bravo Robert, THE Polar Express è un capolavoro, perdonami se non ti ho capito, perdonami se, crescendo, sono diventato adulto, ottuso, coriaceo...
Perdonami se, per credere e per sognare, ho bisogno di fragili creature così irreali eppure così quotidiane così vitali nella loro umiltà e nella loro inespugnabile infelicità - che so, un Jack Skellington, un bambino ostrica deriso e abbandonato nel mondo, un poco natalizio ma molto umano Mr. Pinguino, un tennista fallito che, forse verso Natale (Natale dev´essere proprio Natale, 25 dicembre giorno più giorno meno, per essere veramente Natale?), non riesce a dire "ti amo" a una sorellastra adottiva, tabagista, depressa, impellicciata, monomaniaca e si taglia le vene non riuscendo nemmeno a morire - o di qualcosa di veramente epico (per restare nel campo dell´animazione, il pesciolino Nemo, lo spirito del Cattivo Odore, il "ragazzo vapore" ti dicono niente?), e non del tuo pomposo treno abitato da antipatiche figure che, a ogni minuto, mi devono dire cosa fare e come farlo...

Sono infantile frustrato, lo so, intanto però, quelli nominati, io me li tengo stretti, tu vai pure al Polo a rinfrescarti le idee...

P.S.: mi si faccia passare un buon Natale, per una volta: se a qualcuno -in redazione o meno - il film è piaciuto, non venite a dirmelo...
 

Voto: 18/30

18:12:2004


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