da 1mo biografilmfestival

TU CHIAMAMI PETER
di Stephen Hopkins
Con Geoffrey Rush, Sonia Aquino,Stanley Tucci

di Luciana APICELLA


“Quello che state per vedere è un film brutto” dice Romeo spendendo poche parole prima della proiezione. E l’annuncio non è certo uno dei più confortanti dato che ci aspettano 122 minuti di pellicola. In realtà l’impressione che si ha quando scorrono i titoli di coda è di non riuscire a darne una definizione. E’ un film che si propone un obiettivo smisurato: raccontare un’esistenza straordinaria come può essere quella di un mito come Sellers. Raccontarne cinematograficamente il lato umano e realisticamente quello artistico. Raccontare l’esistenza di un uomo privo di un contorno, esistente soltanto nei panni irreali di personaggio. L’uomo Sellers privo di cuore, privo di sensibilità, uomo-bambino eternamente nelle braccia dell’enorme madre, che distrugge a calci i giochi di suo figlio, che candidamente confessa alla figlia di volerle bene, sì, ma non tanto quanto ne vuole a Sophia Loren. L’attore straordinario e talentuoso, dapprima snobbato per la scarsa avvenenza poi osannato per il suo istrionismo, le sue doti di improvvisatore. Il Dottor Stranamore, l’uomo dai mille volti cui si aggrappa anche fuori dal set per conservare una consistenza, una qualsiasi forma di cui è privo una volta tolto il trucco di scena. L’unica maniera di vivere per non soccombere alla propria inconsistenza, per non dover fare i conti con essa, è quella di entrare nei panni altrui. Non solo in quelli dei suoi personaggi, ma in quelli delle persone che lo circondano, specie di chi lo ha messo al mondo, realmente o cinematograficamente. E Sellers è suo padre, sua madre, Sellers è Blake Edwards, amato e odiato, in un perenne stridere di sentimenti, intrappolato in un’emotività senza freni, convinto che tutto gli sia concesso non per presunzione o superbia, ma perché un bambino deve essere al centro del mondo, perché le sue esigenze devono essere soddisfatte, perché ad un bambino tutto si può perdonare. Geoffrey Rush è bravo nel prestare il suo corpo e il suo volto a Sellers, a restituirne movenze e smorfie, a costruirne una maschera tragica nella sua fragilità immensa di uomo. Le due ore del film scorrono, non si può dire sempre piacevolmente ma scorrono. Ci sono smaccate esagerazioni, una biografia dovrebbe forse avere almeno in parte il sapore della quotidianità, della banalità. Qui tutto è finzione, tutto è grandeur, dalle case alla bellezza delle donne ai dialoghi sempre sopra le righe agli scatti d’ira, ma forse è un gioco voluto. Tutti i personaggi sono esagerati, caricati, tutti recitano il loro ruolo nel film della vita di Peter: Edwards con la sua stazza e i suoi occhialoni da sole, la Loren divissima e ammiccante, perpetuamente inguainata in abiti da gran sera, Kubrick tenebroso e inquieto, Britt Ekland algida e bellissima. Tutti incarnano alla perfezione il loro personaggio, quello che il filtro dello schermo ci ha lasciato, come un precipitato chimico. Nessuno è persona, carne e ossa, tutti sono fantasmi, tutti hanno la consistenza di ombre cinematografiche. In questo senso il film è riuscito. Ma non ci chiedete un voto perché non lo sapremmo dare. Bello, brutto, riuscito o meno? Se come è annunciato da tempo il film uscirà nelle sale italiane lasciamo a chi lo andrà a vedere l’ingrato compito di definirlo. E una volta che ci sarete riusciti, fatecelo sapere.

Voto:?
20:07:2005

 

Tutte le recensioni del Biografilmfestival 2005

TU CHIAMAMI PETER

T.O.: The life and death of Peter Sellers
Regia: Stephen Hopkins
Anno: 2004
Nazione: Stati Uniti d'America
Data uscita in Italia: 19:08:2005
Genere: Biografico