Il
Capitano John Smith (Farrell) guida una spedizione inglese nell’America del
nord finalizzata alla fondazione della colonia di Jamestown, in Virginia.
Fatto priginiero da una tribù indiana, Smith viene salvato da una morte
certa grazie all’intervento di Pocahontas (Kilcher), la figlia del
capotribù. Fra i due nasce un amore destinato a durare poco: Smith viene
richiamato in Inghilterra, mentre Pocahontas viene considerata una
traditrice e cacciata dal villaggio dagli altri indigeni quando questi si
renderanno conto di essere sotto la minaccia dei coloni. Di lei si prenderà
cura l’aristocratico John Rolfe (Bale), che la sposerà e la porterà con sé
in Inghilterra.
Dopo “soli” sette anni da LA SOTTILE LINEA ROSSA Malick torna a dirigere un
film, che, peraltro, di quello sembra per molti aspetti un’appendice: i
coloni inglesi del ‘600 approdano al Nuovo Mondo proprio come i soldati
dell’esercito statunitense giungevano sulle rive di Guadalcanal, con lo
stessa sensazione di estatica e insieme inquieta sorpresa, con le stesse
conseguenze di gratuita contaminazione; gli indiani sono visti come un
popolo puro, in sintonia con l’ambiente circostante, e per questo superiore,
perfettamente in linea con la poetica di Malick ed il suo magico fatalismo,
che vede gli esseri umani raggiungere la pace solo quando si arrendono ai
ritmi inesorabili della Natura. In tanto splendore panteista, il poetico
sconfina a tratti nel ricercato (un po’ forzato stavolta il tono assorto
delle voci narranti), lo stile registico, come sempre libero e unico, nella
maniera di se stesso (estenuanti alla lunga i movimenti di steadicam). Ma
niente paura: il “peggior” film di Malick sarebbe comunque il migliore nella
filmografia di nove registi su dieci. Anche perché si tratta di un cinema
fatto di momenti, e qui di momenti memorabili se ne contano decine.
Voto: 29/30
11:01:2006 |