THE MOTHMAN PROPHECIES
di Mark Pellington
con Richard Gere e Laura Linney



Mark Pellington è autore poco conosciuto ma piuttosto solido. Nel 1999 ARLINGTON ROAD fu una sorpresa di tensione narrativa ed equilibrio registico. Un po' sotto - conviene premetterlo - va collocato questo suo nuovo film per quanto, per diverse ragioni, possieda vertici emotivi piuttosto inconsueti.
Dovendo rispondere alla classica domanda relativa al genere, THE MOTHMAN PROPHECIES rientrerebbe nella nebulosa categoria del fantastico. Con una premessa: è tratto (o meglio trae ispirazione) da fatti documentati e piuttosto noti, almeno agli amanti di certa letteratura. Gli accadimenti in questione riguardano il concatenarsi di (presunte?) apparizioni di un'entità, a metà tra spettro e creatura mitologica, il cui aspetto sinistro gli è valso il nome del titolo: uomo-falena. Luogo delle visite: Point Pleasant, West Virginia, fine anni '60. Molti cittadini affermarono e testimoniarono di averlo incontrato. Si disse poi - il libro è opera di John A. Keel - che il compito di tale "essere" consistesse nell'annuncio di imminenti tragedie, ma non nella capacità di evitarle. A Point Pleasant - ad avvistamenti già noti - ebbe luogo un incidente eccezionale.
Fin qui le cose certe, poi deve subentrare il cinema. Poteva bastare la "forza" di una vicenda simile a reggere da sola la durata media di un film? E fino a che punto era lecito romanzare? Sicuramente il film di Pellington ha nella sua prima parte, incentrata più o meno per intero sul racconto dei fatti, quella più incisiva. Con l'espediente -- piuttosto comune - del giornalista coinvolto in prima persona nella storia, lo spettatore viene infatti messo al corrente (e decisamente coinvolto) della natura dei fatti. Pur trattandosi, come dicevamo, di un film "fantastico", alcune soluzioni narrative (tra tutte quella "via cavo") tolgono al racconto la verosimiglianza necessaria a mantenere del tutto a regime il meccanismo della tensione.
Quali erano i rischi della riduzione filmica di un simile episodio? Già il semplice racconto delle circostanze è sufficiente a ricordare - almeno agli occhi più educati a certa produzione cine-televisiva statunitense - lo spirito originale della serie X-FILES, ma anche i relativi cascami (non ultimo il lungometraggio che ne venne tratto). Azzardo da mettere tra virgolette, dal momento che, per quanto con le ovvie oscillazioni, le vicende di Mulder e Scully non hanno mai perso il loro seguito. Secondo riferimento: IL SESTO SENSO. Moltissimi film (non ultimo THE GIFT di Raimi e Bob Thornton, ma poi DRAGONFLY, ecc.) gli debbono qualcosa, anche se alcuni - come è il caso in questione - hanno avuto il pudore di farne propria la lezione, non la storia. L'intuizione di entità soprannaturali le cui intenzioni, verso i vivi, non sono malvagie viene dritta dal film di Shyamalan. Al di là comunque di ogni calcolo commerciale, la vera forza della pellicola - la debolezza invece è Richard Gere (cui tuttavia pare si debba l'intuizione iniziale) - è nell'origine storica della vicenda: circostanza capace, anche a visione conclusa, di mettere i brividi. E' ciò nonostante il ricorso ad alcune soluzioni visive non troppo genuine.
Un'ultima osservazione: non conosciamo con sicurezza il momento in cui il progetto THE MOTHMAN PROPHECIES è stato partorito, ma è impossibile tralasciare alcuni - anche se sotterranei - riferimenti "emotivi" all'11 settembre. Un qualcosa a metà tra racconto di una tragedia collettiva (per quanto in sedicesimo) e il tentativo di "alleggerire" l'angoscia, condotto coi timidi mezzi della speranza nella possibilità di un qualche punto di riferimento, sia pure sovrumano.


Voto: 28/30

Andrea DE CANDIDO
30 - 05 - 02


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