THE MAJESTIC
di Frank Darabont
con Jim Carrey e Martin Landau



La terza fatica di Frank Darabont affronta, con grandi pretese ma scarso piglio e convinzione, il genere affettato ed un po' demodé della commedia alla Frank Capra senza riuscire nell'aggiornamento in chiave 21' secolo dei sani valori americani che ovunque celebra e protegge, rimanendo ancorata ad un esercizio più di stile che di sostanza che, a lungo andare, trasforma lo zucchero in melassa e l'esaltazione della bontà in apologia del buonismo. Jim Carrey interpreta un doppio ruolo sfruttando il suo istrionico talento recitativo in un'emulazione che elegge a musa della sua ispirazione lo spirito del miglior James Stewart, l'uomo solido della provincia americana capace di piegare alla sua integrità le meschinerie e la corruzione di un potere che aborrisce e persegue tutto ciò che è altro da sé.. Jim Carrey è Peter Appleton, sceneggiatore ed autore di B-Movies esotici che si vede, pur innocente, coinvolto nella caccia alle streghe condotta dalla Commissione Parlamentare per le Attività Antiamericane e trascinato in una spirale di sospetti ed accuse che destabilizzano la sua posizione nell'ambiente Hollywoodiano e lo fanno allontanare, solo ed allo sbando, dal piccolo mondo conosciuto ritagliato in un ambiente ostile in cui si respira vetriolo e si schivano coltellate alla schiena.. La notte, la disperazione di aver perso tutto, un incidente dalle conseguenze drammatiche e poi l'amnesia, un mondo nuovo, una vita che rifiorisce irrigata dal ricordo delle lacrime e fecondata da uno scambio di identità che il fato favorisce come mazziere benevolo. La città e le sue aberrazioni vengono sostituite da tramonti sereni e tonalità pastello, l'ambizione e la competitività cedono il passo all'affetto ed alla speranza di un intero Paese che piange i suoi ragazzi caduti in Guerra ed aspetta il ritorno dei suoi eroi. Scambiato per un giovane scomparso in Normandia durante la Seconda Guerra Mondiale da un vecchio che vuole crederlo suo figlio, Peter viene accolto in una realtà di provincia che è sana e genuina, monda e lontana da ogni corruzione, ingenua e solida di quei principi non alterati dal tempo né contaminati dal potere e dall'ansia di successo. Con l'anziano genitore che torna alla vita grazie al ritrovamento di un figlio, vero o presunto che sia, tutta la comunità di Lawson, il villaggio a nord di Los Angeles in cui approda senza giustificazione e ragione lo sperduto Carrey, si risveglia dal torpore dei sensi che ha, sino ad allora, tenuto sotto controllo il dolore dei suoi lutti e si rianima di nuova speranza a partire dalla ristrutturazione ed apertura del cinema Majestic, luogo d'elezione di vigore e fantasia in cui trovano convergenza ed amplificazione tutti i sogni repressi di chi per non soffrire ha preferito cadere in letargo. Il ritorno alla realtà, l'F.B.I., la testimonianza accalorata dinanzi alla Commissione d'Inchiesta con tanto di arringa difensiva pro Costituzione, patriottismo e diritti civili riportano l'idillio nell'alveo della propaganda e fanno solo sorridere quando pretendono di coinvolgere lo spettatore con la retorica del sogno americano in cui l'uomo medio è un eroe capace di riscattare il piccolo mondo che lo circonda con le sue sole sane e forti braccia. Jim Carrey non sembra perfettamente a suo agio nel ruolo del novello "Mister Smith" nonostante il pregevole impegno speso per entrare in una parte indiscutibilmente amata e sentita e si rende indimenticabile in poche mirabili sequenze in cui la sua innata espressività si divincola dallo stereotipo di attonito stupore cui la piega della bocca deve conformarsi per quasi tutta la pellicola. Il regista, un Frank Darabont candidato alla sceneggiatura del prossimo Indiana Jones, lontano dalla passione de LE ALI DELLA LIBERTÀ e dalla poesia incantatrice de IL MIGLIO VERDE, gioca la carta dell'evocazione e del sentimento ma fallisce laddove, nel tentativo di omaggiare il suo regista feticcio Frank Capra, si accontenta di una sbiadita imitazione di scene ed ambienti già visti senza essere in grado di riesumare l'humor ed il sarcasmo strisciante sotto il perbenismo made in USA.

Voto: 23/30

Elisa SCHIANCHI
09 - 05 - 02


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