THE MAGDALENE SISTERS
di Peter Mullan



Vincitore del Leone d'oro alla 59^ edizione del Festival del cinema di Venezia, questo film ha suscitato scalpore durante la sua proiezione alla Kermesse; la Chiesa non ha visto di buon grado come vengano messe in luce le istituzioni ecclesiastiche qui chiamate in causa. Non si tratta di demonizzare la "fede" in sé, ma di mettere in luce un atteggiamento negativo, che alcuni uomini di fede hanno perpetrato verso loro simili, senza motivi plausibili, violenza psicologica e fisica gratuita! Ecco ciò che Mullan evidenzia con la sua pellicola il cui racconto è tratto da un avvenimento realmente vissuto da tre ragazze, all'epoca del governo Kennedy, rinchiuse in un riformatorio irlandese. Questi numerosi istituti religiosi, gestiti dalle suore della Maddalena, sono stati chiusi nel 1996, quindi quella affrontata, è una storia più che attuale, che deve ancora una volta far riflettere sul ruolo della donna nella società. In questi riformatori, venivano rinchiuse giovani donne, orfane, ritardate, o che avevano subito abusi sessuali, o che addirittura avevano avuto la sfortuna di rimanere incinte non essendo sposate, le cui famiglie, disconoscendole, davano i figli di queste sventurate madri, in adozione, rinchiudendole, subito dopo il parto, con i seni ancora grondanti di latte materno, in questi "campi di concentramento" postbellici. L'ipocrisia della società qui è sviscerata appieno, sotto ogni suo aspetto più cruento. La storia è quella di tre giovani, che vengono per differenti motivi gettate dentro le mura di uno di questi istituti irlandesi e, si trovano a lavorare nella lavanderia di cui l'istituzione si occupava per ammonticchiare denaro alle spalle delle loro sofferenze; lavoravano in quei mefitici scantinati tutto il giorno senza poter comunicare tra loro e stabilire un contatto umano, altrimenti venivano seriamente punite; venivano derise fisicamente davanti a tutte le compagne allineate come militari e denudate dei loro abiti, la spersonalizzazione, la derisione, l'alienazione, la frustrazione e la bieca individualità, a cui erano obbligate ad abituarsi, il considerare loro stesse come esseri inferiori e peccaminosi, porta le giovani a grossi conflitti interni, a tentati suicidi a spese dei più deboli di carattere e a degli inutili tentativi di fuga da parte delle ragazze più intraprendenti. Una delle ragazze, scorge un giorno di festa nel campo prospiciente l'edificio, un pertugio aperto, capisce che potrebbe essere una salvezza, esce dalla porta un giovane le offre un passaggio, ma lei non lo accetta e, lui la apostrofa con parole velenose riguardo tutte quelle che, come lei provenivano da quel luogo infame; la giovane sentendosi ancora più spersa e sconfortata, rientra nella sua personale prigione! Tra le ragazze, nonostante gli sforzi delle suore a far sì che ciò non avvenisse, si forma una vita sotterranea di amicizia, di condivisione di esperienze nefaste, tant'è che questa coesione, porterà due di esse alla ribellione e alla fuga tanto agognata. Racconto serrato, film stilisticamente perfetto, recitazione ineccepibile, conclusione, un meritato leone d'oro! Il cinema deve essere anche denuncia sociale. I mass media, devono muoversi verso la sensibilizzazione dell'opinione pubblica, non solo essere fautori di stereotipi e di miti fittizi.

Lucia LOMBARDI
18 - 09 - 02


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