l'industriale

di Giuliano Montaldo
con Pierfrancesco Favino, Carolina Crescentini

e con Elisabetta Piccolomini, Francesco Scianna

di Mattea Olimpia DI FABIO

 

24/30

 

L’INDUSTRIALE Nicola Ranieri (Pierfrancesco Favino) è in piena crisi, economica e personale. L’azienda ereditata dal padre, operaio emigrato a Torino dalla Puglia negli anni del boom, non può sopravvivere senza l’ennesimo prestito bancario. Il rapporto con la moglie Laura (Carolina Crescentini) è logorato da un’incomunicabilità che sembra destinata a rendere la distanza incolmabile. Basterebbe una firma dell’altera suocera (Elisabetta Piccolomini) e un atteggiamento meno rigido con il proprio legale, l’avvocato Ferrero (Francesco Scianna), per risolvere tutto sul piano pratico. Ma per Nicola accettare una mediazione del genere significherebbe una sconfitta ancora più umiliante. In attesa di concludere una joint venture con una compagnia tedesca, i settanta operai vogliono una risposta sul loro futuro nella fabbrica mentre Laura spera di ritrovare il compagno divertente e spensierato che ha sposato, tanto diverso dall’uomo che invece ora la pedina e sospetta lo tradisca con il garagista-artista rumeno Gabriel (Eduard Gabia). Quel guizzo di genio che trasforma un sushi bar in una società giapponese, interessata a subentrare ai finanziatori tedeschi, non eviterà a Nicola di ripiombare nella propria realtà, una realtà che nasconde un terribile segreto. Il dramma vero è che la storia di Nicola Ranieri, al di là dell’epilogo, potrebbe essere la storia di molti, una rappresentazione chiara e incisiva dei nostri tempi e della nostra Italia.

Con l’economia intrappolata nel circolo vizioso della crisi, lo schema, pur con un'intensità diversa, è ovunque lo stesso: il sistema del prestito stritola gli industriali e gli industriali stritolano i lavoratori.

 “Come è stato possibile bruciare ogni giorno milioni di euro? Dov’è l'orrenda pira? Chi è stato il boia che ha appiccato il fuoco?”. Da queste riflessioni e dalla lettura di storie di lavoro e sacrificio, di sconfitte senza appello e suicidi, nasce l’idea di un soggetto tremendamente attuale firmato dal maestro Montaldo e dalla moglie Vera Pescarolo.

Come per il suo primo film, TIRO AL PICCIONE (1960) e il recente I DEMONI DI SAN PIETROBURGO (2008), Montaldo sceglie per L’INDUSTRIALE, presentato al Festival di Roma 2011 tra i Fuori Concorso, ancora una volta Torino. I sopralluoghi in periferia, per poi girare nei mesi gelidi di gennaio e febbraio, hanno denunciato da subito una situazione desolante. Un esempio su tutti, racconta il regista, è stato quando per motivi di copione si è scelto, con lo sceneggiatore Andrea Purgatori e lo scenografo Francesco Frigeri, di adattare un opificio in normale attività a fabbrica occupata: l’allarme è scattato davvero e la gente è accorsa impaurita all’idea di una nuova azienda in crisi.

La luce livida che tutto avvolge, creata dalla fotografia di Arnaldo Catinari (David di Donatello nel 2002 per LUCE DEI MIEI OCCHI di Giuseppe Piccioni), rende perfettamente lo stato d’animo di persone e luoghi, evidenziandone i particolari come in certe immagini neorealiste, in bianco e nero, che avevano la forza di intrappolare l’insieme e al tempo stesso far emergere il dettaglio.

 

22:01:2012

Regia Giuliano Montaldo

Italia 2011, 94'
01 Distribution

DUI: 13/01/2012

Drammatico