And Now…
Ladies and Gentleman
di Claude Lelouch
Con: Jeremy Irons, Patricia Kaas

di Livia BIDOLI


“La vita è un sonno profondo e l’amore ne è il sogno”.
Alfred de Musset
 

L’incipit del film dispiega due apprensioni centrali ed indissolubilmente legate per il lungometraggio: se la vita sia vissuta inconsapevolmente come dormienti ed il sogno sia la cifra che in modo inusitato le dia valore e compimento, seppur simbolico, con il materiale onirico. Il gentleman ladro di Jeremy Irons si muove agevolmente fra i gioielli di Bulgari, bluffa, ruba, rapina, rapisce la commessa Alessandra Martines, trascorre con lei anni d’amore e poi l’abbandona. Parte per una regata di 100 giorni che nasconde la sua fuga dalla fine di un amore, sincronizzandola con i vuoti di memoria di cui soffre.
A Parigi, una cantante di pianobar (vera quanto Valentin-Irons per Lelouch che si ispira a due incontri avuti nella realtà), Jane, inizia a soffrire dello stesso disturbo di Irons, amnesie, dopo esser stata scartata dal trombettista del suo trio in una querelle d’amore.
Patricia Kaas alias Jane, canta davvero nella vita ed il suo omaggio alla canzone francese del ‘900 arrangiata da Robin Millar è delizioso. Il duetto di partenza ci introduce in un film dalla carica ironica, coadiuvato dalla figura di Valentin e dei suoi “comici” colpi da Bulgari. Progressivamente il film si aliena quasi totalmente da una rilettura vivace della realtà e si alterna a momenti di pathos circoscritti: la scena del bar fra Jane ed il trombettista, quella di Valentin con Françoise ( Alessandra Martines) in camera da letto.
I vuoti di memoria, fil rouge del film, sembrano nascere e nutrirsi di questi profili angoscianti dell’amore: la caducità di un sentimento sempre presentato come eterno da un universo occidentale frammentato, disperso fra le sue nebbie e la sua umidità, quasi trasecolata. Il Marocco, luogo dell’avvicinamento tra questi “immemori” del femminile e del maschile, sommerge con la sua patina calda Jane e Valentin, riesce a farli sognare, e dimentichi del mondo, li salva. Il vento caldo dell’oriente conduce Jane alla montagna dove è sepolta Lalla Chafia, a piedi, a mezzogiorno, per un voto a cui anche il regista del film si aggiunge con le riprese in tempo reale. Nell’ospedale invece Valentin supera l’operazione chirurgica per un tumore al cervello ed avendo fatto anche lui un voto nel caso l’operazione fosse riuscita, si reca a risarcire tutti coloro che aveva derubato in precedenza. Una sequenza di cui fanno parte l’incredulo direttore di Bulgari e la vecchietta dei souvenir, infine il piano si sposta sulla regata, quella che Valentin non ha concluso e che guarda insieme a Françoise da cui non è però veramente tornato. Dietro di lui c’è Jane che lo chiama al telefono e a cui non mente, non cerca quelle scuse usate in Marocco per occultare a Françoise il vero motivo del suo viaggio, il distacco da lei, da un amore finito. Questo sapore di detto e non-detto quasi sussurra che la chiave dell’amore sia proprio l’eternità, quella dei soggetti che si vivono ab aeterno nel presente, quanto il suo termine sia rappresentato dalla sensazione di caducità e finitezza dell’attimo in fieri.
Il cullare delle onde alla fine della regata ci conduce in un altro interno rilevante e “motivico” per il film: il pianobar. Le ciocche bionde di Jane celano debolmente il suo rimpianto per la rinuncia all’uomo di cui canta: Johnny X-Valentin, che entra nel locale ed in dissolvenza si sostituisce al trombettista che suonava con Jane. La sostituzione agisce come un ultimo afflato, quello che conduce ad una nuova regata nella regione dei sentimenti, dove Lelouch accarezza i vocaboli senza ruvidezze.
Mon homme
Jane alla cameriera che parla del suo uomo: “ E’ bello?”
La cameriera: “E’ il mio uomo.”


Sito ufficiale
 

Voto:27/30

27.08.2003

 


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