Forte del successo mediatico del precedente SHAOLIN SOCCER –portato
dalle nostre parti, attraverso un curioso percorso distributivo inverso,
dal sotterraneo passaparola del peer to peer al fasto delle sale
cinematografiche- Stephen Chow si ripresenta col suo nuovo, esuberante
KUNG FUSION passando questa volta dalla porta principale (tenuta ben
aperta dai distributori nella speranza di un nuovo fenomeno di culto).
La trama è piuttosto semplice, e a dire il vero sembra per lo più un
pretesto per sfoggiare l’iniezione steroidea di azione ed effetti
speciali che scorre nelle vene di tutto il film: nella Cina degli anni
’40, due sgarruppati truffatori –Stella, interpretato dallo stesso
Stephen Chow, e il suo grasso compare- tentano di farsi passare per
membri della temibile gang dell’ascia e di estorcere del denaro agli
inquilini di un complesso residenziale apparentemente tranquillo. Alcuni
degli abitanti del posto si rivelano però essere tutt’altro che
arrendevoli, e nella baruffa che ne consegue i due attirano l’attenzione
della vera gang dell’ascia. Da qui scaturiscono tutta una serie di
situazioni che vedono passare Stella dalla crisi per il proprio
fallimento come criminale (carriera intrapresa dopo avere concluso che
“i buoni non vincono mai”) all’arruolamento nelle fila della banda di
malviventi da lui tanto ammirata, per giungere infine alla redenzione e
ad un’incredibile “rinascita”.
La logica dell’intera narrazione si basa comunque sul principio “a un
certo punto si scopre che qualcuno è molto più forte di quello che
sembra” ripetuto varie volte e immerso in una tale frenesia di
combattimenti ed inseguimenti da far passare in secondo piano la
pochezza della trama. E non poteva mancare, ovviamente, il sottofilone
romantico che vede ancora una volta Stephen Chow –così come in SHAOLIN
SOCCER- prima disprezzare una ragazza menomata (in questo caso muta, nel
precedente film sfregiata) persa per lui, e solo in seguito pentito
accetarne l’amore.
KUNG FUSION è anche il primo film di Chow in collaborazione con una
major, la Sony (attraverso la Columbia-Asia), e forse l’attore-regista
ha pensato bene che i soldi dell’imponente budget preposto per il
seguito di SHAOLIN SOCCER andavano spesi fino all’ultimo, pompando l’ora
e mezza di storia con effetti speciali al limite del pacchiano e
alterando la miscela sapiente dell’opera precedente. In SHAOLIN SOCCER
infatti l’uso degli effetti speciali si amalgamava correttamente al
servizio della narrazione; nel caso di KUNG FUSION, al contrario, la
sovrasta e le toglie il respiro. Schiacciato fra una sovrabbondanza di
scene mozzafiato, lo humor orientale, sbilenco di Chow trova raramente
lo spazio necessario per esprimersi al meglio.
Così come FINAL FANTASY è stato un tentativo (infelice) di film
d’animazione che tendeva alla verosimiglianza, KUNG FUSION è invece
(preceduto forse da THE MASK) un film reale che attraverso l’uso
massiccio di effetti speciali tende al cartoon. E quindi personaggi che
si spappolano contro un muro e subito dopo si rialzano come niente
fosse, inseguimenti alla Wile Coyote e colpi speciali degni di
Dragonball: ecco, in questo caso non è allora corretto parlare di
“pacchiano”, in quanto si tratta di un ben preciso intento di tendere
verso la forma “cartone animato”. Non è un caso, forse, che a doppiare
Chow nella versione italiana sia stato chiamato Nanni Baldini, voce del
ciuchino di SHREK.
KUNG FUSION è però anche uno spassionato omaggio di Chow al cinema di
arti marziali che così profondamente ha segnato la sua infanzia e che è
continuamente ricordato attraverso citazioni che da Bruce Lee arrivano
fino a Jackie Chan e oltre, tracciando una sorta di linea evolutiva del
genere dalle origini fino al presente. A rimarcare ciò, la scelta del
cast tecnico e artistico vede la presenza di numerosi nomi storici del
cinema di Hong Kong, a partire dal coreografo Yuen Wo Ping (che ha
cominciato la sua carriera proprio nei film d’arti marziali degli anni
’60 e ’70 e che più recentemente si è trovato a lavorare per MATRIX e LA
TIGRE E IL DRAGONE) fino ad arrivare a Leung Siu Lung, che nel film
interpreta la parte del “diavolo”, considerato assieme a Lee e Chan una
delle leggende del cinema di Hong Kong.
Concludo accennando al pessimo lavoro di doppiaggio effettuato per la
versione italiana che, oltre ad apparire approssimativo, fa parlare i
personaggi cinesi di KUNG FUSION in romanesco, toscano, palermitano,
riproducendo così l’irritante effetto che aveva rovinato la versione
cinematografica di SHAOLIN SOCCER. Insomma, se proprio volete un
consiglio, guardatevi la versione originale sottotitolata, magari
trovandola su un qualche sistema di peer to peer.
Voto: 22/30
04:05:2005 |