Pare che il 2001 per Miike sia stato l'anno della famiglia. Delle sei
produzioni realizzate nel 2001, ben 3 hanno come epicentro tematico il
focolare domestico. Dopo Visitor Q e Family, è il turno di The Happiness
of the Katakuris. Ancora una volta il poliedrico cineasta nipponico dà
sfoggio delle sue camaleontiche capacità di penetrare nel testo
cinematografico, squassarlo dall'interno, de-testualizzarlo, per poi
re-inventare e ri-testualizzare il tutto. Il risultato è una serie di
impazzite schegge del genere che si ricompongono in un delirante mosaico
surreale che spazia dal thriller alla commedia nera, dal fantasy con
spruzzatine manga al musical, dal grottesco alla commedia trash. Al centro
di tutto questo c'è la famiglia Katakuri. Marito, moglie, figlio, figlia e
figlioletta, nonno a carico e immancabile cagnolino. Riusciranno a
superarare i problemi individuali e a rinsaldare la propria unità
domestica? A metterli alla prova è la gestione comune di una guests house,
di cui loro stessi sono i proprietari. Purtroppo, le misteriose morti di
alcuni dei lori clienti hanno gettato nello sconforto i Katakuri. Il
campofamiglia, che molto aveva investito in questo progetto familiare,
decide di occultare i cadaveri per evitare noie con la polizia e per
evitare di infamare la guests house. Purtroppo le cose non finiranno qui.
Altri misteriosi ospiti chiederanno ricovero presso i Katakuri, altre
pronosticabili morti li attenderanno; e perdipiù, i cadaveri sotterrati
dei loro clienti, devono essere dissepolti e sepolti altrove, per via
delle operazioni di bonifico urbano nei paraggi che potrebbero favorirne
la scoperta. Tutte queste situazioni intricate, si svilupperanno alternate
da simpatici siparietti musicali (uno addirittura con karaoke!), talvolta
con tinte J-Pop, ma che rimandano molto alle soundtrack delle anime. Ma ci
saranno anche divagazioni animate con pongo. Assolutamente (?) nonsense!
Come il prologo del film, stile videoclip (Miike non è nuovo a prologhi
siffatti, si veda ad esempio Dead or Alive) che comincia con una ragazza
che "pesca" in una tazza di brodo una sorta di pupazzetto alieno...
The Happiness of the Katakuris, ovvero la felicità dei Katakuri, ma che di
rimando diventa la felicità dello spettatore (o meglio di una tipologia di
spettatore), lieto di lasciarsi assorbire in questo allucinante quadro
d'insieme imbastito dal geniale Miike, che con un'abilissima quanto
sapiente regia prende spunto dalla commedia tutta nera di qualche anno
prima del coreano Ji-Woon Kim, The Quiet Family (1998). Ma lo marchia con
la sua originalità. Non certo il suo miglior film, ma comunque unico nel
suo genere (quale non si sa!) e capace di rimanere a lungo nelle memorie.
Guardare per credere.
Voto: 25/30
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