in bruges

la coscienza dell'assassino

di Martin McDonagh

con Colin Farrell, Ralph Fiennes

Altri intepreti: Brendan Gleeson

di Valentina VELLUCCI

 

29/30

 

Dovendo scegliere chi fra Colin Farrell e Brendan Gleeson è davvero il miglior attore del film In Bruges, non l’avrebbero vinta né l’uno né l’altro: il vero protagonista di questa black commedy è Bruges. È infatti questa piccola cittadina del Belgio a farla da padrone in tutto lo psico-racconto di Martin McDonagh. Non una semplice città-cartolina: Bruges è un vero e proprio attante attivo che si oppone come alter-ego complementare della coscienza di Ken e Ray, i due assassini protagonisti impersonati da Farrell e Gleeson. Un potente uso della macchina da presa da parte di McDonagh riesce a far agire di volta in volta in maniera diversa il paesaggio onirico di Bruges. La città si muove secondo il flusso di coscienza dei protagonisti, fornendo le giuste location per le imprevedibili situazioni che vengono a presentarsi a questi due killer “turisti per forza”. La nebbia che si ammanta sugli ignari turisti natalizi di Bruges, agisce proprio come il senso di colpa di Ken: gli cela le vere conseguenze delle sue scelte. Le “alcove” del parco solitario di Bruges, nel loro esserci e allo stesso tempo non esserci, perché così distanti dal centro abitato da risultare virtuali, sembrano i meandri oscuri dell’Es di Ray, tremendamente e grottescamente freudiano.
Nella “favola nera” di Bruges ritroviamo tutto il dramma dell’inconscio del '900: una isterica e ridicola ammirazione/repulsione per i nani (e quindi per ciò che è “ il diverso”), una critica al cinema stesso, raccontata grazie a un metacinema psicologico, realizzato con un cinema delle illusioni sviluppato all’interno del cinema stesso, la droga e la violenza come estraniazione e riconciliazione col mondo, l’ assurdità dell’ordine statale - del tutore della legge - , che compare come una sorta di deux ex machina pronto a ristabilire l’equilibrio deciso dal Fato.
Vendetta e delitto d’onore che assurgono tarantinianamente allo status di commedia, per convergere alla fine in estraniante flusso di coscienza alla Joyce.
Un film originale e complesso, di cui Martin McDonagh (Oscar nel 2006 con il corto “Six Shooter” ) muove i fili, talvolta sfidando apertamente lo sguardo e l’attenzione dello spettatore stesso, che fatica un po’ a seguire la traiettoria introspettiva della coppia complessa IN BRUGES, LA COSCIENZA DELL'ASSASSINO.
 

27:05:2008

in bruges
Regia: Martin McDonagh
Gran Bretagna/Belgio 2008, 107'
DUI: 16 maggio 2008
Genere: Surreale, Thriller