THE GRUDGE
di Takashi Shimizu
Con: Sarah Michelle Gellar, Jason Behr, Bill Pullman, Ted Raimi

di Luca GIAMPIERI

Karen (Sarah Michelle Gellar), giovane assistente sociale appena trasferitasi a Tokyo, viene chiamata ad occuparsi di Emma, una signora di mezza età in precarie condizioni di salute (Grace Zabriskie), in sostituzione di un’infermiera mancata inspiegabilmente dal lavoro. Non appena entra nell’abitazione, si rende conto che qualcosa di strano disturba la quiete della casa. Qualcosa di ignoto e spaventoso, dietro al quale non può che celarsi un terribile mistero. Spinta dalla curiosità Karen ricostruisce tassello su tassello l’oscuro mosaico con l’aiuto del detective Nakagawa (Ryo Ishibashi), fino ad arrivare a una sconcertante verità.
Doveva essere il nuovo cult di Takashi Shimizu, giovanissimo pupillo di registi come Kurosawa e Takashi (RINGU), presentato da una tetra locandina con impresse le parole “Non perdona. Non dimentica”. Che si possa perdonare Sam Raimi (SPIDERMAN 1 e 2, THE GIFT) per aver prodotto un tale fac-simile di dubbio gusto sarebbe anche possibile, ma è certo che chi avrà l’immenso onere (più che onore) di andare al cinema a vedere THE GRUDGE vorrà dimenticarlo in fretta. Se con ogni probabilità questa pellicola riuscirà a saziare le fameliche bocche giapponesi, instancabili divoratrici di horror da diet-coke e pop-corn bisunti, difficilmente attecchirà con successo nelle sale italiane. Un film che per una buona mezz’ora punzecchia il ritmo cardiaco della platea con il solito improvviso sbalzo di volume, comodo espediente che inizia già a mostrare i primi capelli bianchi e che nella seconda parte è sopraffatto e annullato da una noia e una prevedibilità diffuse. Persino la regia contribuisce a questo progressivo assopimento, precedendo le scene clou con rivelatori movimenti di camera che assumono tutte le caratteristiche di un autogol. Come se non bastasse, Shimizu ce la mette tutta per far sembrare THE GRUDGE – già “auto-remake” della sua creatura JU-ON (2000) - un plagio fatto in casa del connazionale RINGU, reso celebre in tutto il mondo dal corrispettivo americano THE RING, diretto da Gore Verbinski. Dalla videocassetta al volto semidecomposto e celato da una lunga chioma corvina della vittima sacrificale, l’impressione è che il film non rappresenti molto di più di una semplicistica copia carbone. Il problema è che in quanto a raffinatezza e stile, nella fotografia e nella scenografia, THE GRUDGE vale meno della metà. Alla fine neanche Bill Pullman, straordinario protagonista dell’inquietante LOST HIGHWAY (David Lynch), seppur avvezzo a ruoli noir riesce a tenere in piedi una trama della più scontata banalità nella quale Sarah “Buffy” Michelle Gellar si perde avvolta nell’anonimato più completo.
 

Voto: 15/30

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