IL GRANDE CAPO

di Lars von Trier

Con Benedikt Erlingsson, Iben Hjejle

di Silvio PIOLI


Von Trier ha di nuovo cambiato idea. Dopo aver abbandonato e sovvertito la rigidità del Dogma, dopo aver esplorato i sentimenti più ignobili dell’animo umano, questa volta si dedica alla commedia, non senza lasciarsi andare ad una amara riflessione sociale (nemmeno troppo) celata dietro la facciata dell’ironia. Il regista ci tiene a far notare la sua presenza sin da subito focalizzando con la propria voce fuori campo lo sguardo dello spettatore sulla propria immagine riflessa in una finestra mentre è intento a riprendere la scena. Ci si trova così proiettati nella vicenda filmica mentre l’autore ci spiega che il protagonista è un attore alle prese con un ruolo molto particolare: il suo compito è quello di impersonare il fantomatico Grande Capo di una società di informatica per i pochi istanti necessari alla transazione di vendita ad un ricco imprenditore islandese. Purtroppo le cose non andranno come sperato e Sven - questo il nome che decide di dare al suo personaggio di Grande Capo - si troverà faccia a faccia con i dipendenti che avranno ora la possibilità di confrontarsi con il tanto misterioso leader tanto assorto dai suoi impegni da non essersi mai fatto vedere in tanti anni. Sven scoprirà piano piano che le cose sono molto più complicate di quanto potesse immaginare, che ogni dipendente si è fatto una propria idea del Grande Capo e che dietro a tutto questo c’è il presidente della società il quale, incapace di assumersi le proprie responsabilità, si è celato dietro questa figura immaginaria con un cinismo pari solo alla propria debolezza.
Con questa pellicola Von Trier mette in scena una commedia in perfetto stile Hollywoodiano classico basata sui dialoghi piuttosto che sulle gag visive. Il regista danese non rinuncia però alla sua spietata visione del mondo e dell’animo umano. La sua, alla fine, risulta una feroce critica ai rapporti sociali dell’ambiente lavorativo in cui insicurezza e difficoltà di comunicazione la fanno da padroni. Alla base di tutto c’è il bisogno di sentirsi amati e apprezzati a costo di dover mentire in primis a sé stessi. In questo riaffiorano i temi già presenti nei suoi precedenti lavori anche se questa volta risultano ben filtrati da uno stile ironico e dissacrante.
Se è vero che dal punto di vista contenutistico Von Trier attinge alla tradizione, per quanto riguarda lo stile, la messinscena vera e propria, si assiste ad una innovazione piuttosto radicale quale quella dell’Automavision che prosegue sulla scia dei suoi ultimi lavori caratterizzati da una regia che si preoccupa di farsi vedere. In questa tecnica non è il regista a riprendere gli attori in scena, bensì il tutto viene affidato all’intelligenza artificiale di un computer che decide quando e dove staccare, se zoomare o no, quale tipo di campo utilizzare. Abbandonata la macchina a mano, si viene messi di fronte questa volta a inquadrature più stabili in cui però gli stacchi non sempre sembrano avere senso, dove parti degli attori escono dalla scena e con cambi di fotografia non proprio canonici. Probabilmente grazie al buon lavoro di montaggio e all’attenta e accurata caratterizzazione dei personaggi, lo spettatore ci mette poco a sentirsi a suo agio in questa nuova dimensione scenica e a concentrarsi sulla vicenda senza venire disturbato da tutta una serie di sgrammature filmiche.

Superati i 50 anni Von Trier non smette di sperimentare, cercando di sorprendere il pubblico, forse preoccupato di non piacere un po’ come il personaggio del presidente della società e, come lui, ricorre ad una serie di nuovi artifizi artistici che potrebbero ritorcerglisi contro, ma in questo caso il film funziona e sembra essere lui ad avere ragione. A tal proposito sembra di cogliere una certo spirito autobiografico nella vicenda quando fa dire al protagonista, citando Iversen, “non è un cattivo regista, è un regista cattivo”. Di sicuro è un regista che non riesce a darsi pace e questo dovrebbe già bastare sia ai suoi fan che ai suoi detrattori.

Voto: 25/30

22:01:2007

Direktøren for det hele
Regia: Lars von Trier
Danimarca-Svezia 2006, 99'
Data uscita in Italia: 05:01:2007
Genere: Commedia