GODSEND

di Nick Hamm
Con: Robert De Niro, Greg Kinnear, Rebecca Romijn-Stamos

di Riccardo FASSONE


Storia di una giovane coppia che, perso il figlio in un incidente stradale, decide di riportarlo in vita tramite clonazione grazie all'aiuto di una sorta di mad scientist fuori tempo massimo, GODSEND, pur partendo da premesse di allarmante implausibilità (l'intera vicenda della clonazione è perlomeno nebulosa) si configurava come una sorta di aggiornamento de IL SESTO SENSO e per tanto poteva comodamente inserirsi in quella categoria di pellicole, generalmente non disprezzabili, che alla gimmick più fantasiosa (il classico “buh” abbinato a finestra che sbatte) preferiscono una costruzione della tensione maggiormente complessa. Il film, invece, è una mezza catastrofe. Mezza perchè qualche salto sulla poltrona l'opera di Nick Hamm, già autore del discreto THE HOLE, lo regala, ma è triste constatare come l'enunciazione dei momenti positivi della pellicola si fermi qui. La storia è svolta con fastidioso rigore, con una linearità che favorisce il sonno e nella più totale assenza di ispirazione se non altro rappresentativa. Piatta la colonna sonora, piatte le scenografie rappresentate principalmente dalla messa in scena di una clinica che sembra un centro di disintossicazione svizzero, piattissime ed imperdonabili le interpretazioni del morto di sonno Greg Kinnear e di Rebecca Romijn Stamos, non solo impassibile ma addirittura imbruttita nei panni della premurosa madre americana. Imperdonabile anche Robert De Niro, che impersona senza voglia e senza convinzione una parte di banalità sconcertante. Tralasciando, ma solo per misericordia, la totale insufficienza tecnica del prodotto, ci si imbatte in una storia che non rispetta nemmeno la propria vocazione attrazionale (o, alla peggio, da birra-pop corn-coperta-fidanzata) e non spaventa, non coinvolge, né sorprende; impossibile non aver sciolto l'ordito del film di Hamm ad almeno mezz'ora dalla sua conclusione e di conseguenza evitare di confrontarsi con la totale implausibilità dei comportamenti dei personaggi (a doc. Welles-De Niro in particolare vengono commissionate azioni prive di qualsiasi sostrato logico). Film brutto e fondamentalmente inutile che ci ricorda, se mai ce ne fosse stato bisogno, che il cinema “di genere” (ammesso che questo GODSEND possa meritare tale descrizione), o, meglio, il cinema di “pure entertainment” d'oltreoceano attraversa una crisi di proporzioni preoccupanti. E, peggio ancora, che ci siamo giocati De Niro.
 

Voto: 15/30

01.10.2004

 


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