Mara arriva a Codadalbero, un piccolo paese
alle foci del Po, per sostituire la vecchia maestra impazzita. Come ne
L’uomo senza passato di Kaurismaki, Mara arriva da straniera e, grazie
alla sua non-identità, svela i contorni di un’umanità celata
dall’evanescenza di questo luogo non luogo, frontiera nebbiosa tra luce ed
ombra. Mara, una Valentina Lodovini che cerca una naturalezza che non trova,
solo con la sua presenza rompe la regolarità del paese, crea turbamenti, fa
riaffiorare sentimenti repressi, sconvolgendo infine per sempre l’apparente
serenità del posto.
Mazzacurati affronta il tema dell’altro e del rapporto con il diverso senza
tralasciare il confronto con temi attuali quali l’immigrazione e
l’integrazione, vera o presunta. Hassan è un meccanico tunisino stimato da
tutti. Sarà però il primo su cui si punterà il dito proprio a causa della
sua sostanziale non appartenenza al luogo, della sua evidente diversità.
Insieme Mara e Hassan rompono la regola della giusta distanza (“La giusta
distanza è quella che un giornalista dovrebbe saper tenere tra sé e la
notizia: non troppo lontano da sembrare indifferente, ma nemmeno troppo
vicino, perchè l’emozione, a volte, può abbagliare”) e vivono la loro
passione, ossessivamente osservati dall’intero paese. Anche noi, come gli
altri, possiamo spiarli senza essere visti, e lo facciamo attraverso gli
occhi trasparenti del ragazzo di paese che vuol diventare giornalista; ciò
che per il piccolo Giovanni, il nostro medium, era una realtà scontata e
quotidiana si rivela essere sconosciuta e a tratti così profondamente
misteriosa da risultare inspiegabile ( le continue inquietanti morti dei
cani rimangono insolute e impunite).
Giovanni, testimoniandoci la vicenda, intraprende un percorso etico e di
formazione morale, che lo porterà a essere il solo a poter e voler far luce
sulla verità. Per farlo dovrà però abbandonare per strada la prima regola
che gli viene imposta per diventare giornalista, quella appunto della giusta
distanza. Giovanni, come prima Mara e poi Hassan, solo smettendo di prendere
le misure potrà liberarsi, e quindi liberare, dalle apparenze e dalla pigra
passività in cui veniamo (inconsapevolmente?) relegati in qualità di meri
spettatori.
Mazzacurati torna alle sue radici, ai suoi luoghi, raccontandone al tempo
stesso la familiarità e l’ambiguità, servendosi dello schema narrativo del
giallo (il film è un giallo non giallo, i tempi narrativi classici del
genere sono totalmente stravolti) solo come puro mezzo di disvelamento.
Attraverso citazioni chiaramente felliniane - meravigliosa è la scena della
maestra sulla barca - e una vicenda asciutta dal finale evocativo, ci parla
dell’insolito e del disturbante che si nascondono nella quotidianità e nelle
regole silenziose che questa possiede in ogni luogo e paese, non
distogliendo mai lo sguardo dai meccanismi umani che lì vi abitano: biechi,
nascosti, paradossali. Disegnandoci un quadro del mondo che sa di verità.
18:12:2007 |