Claude Nuridsany e Marie Perennou compiono con GENESIS un ulteriore passo in
direzione di una sintesi ideale tra documentario naturalistico e impianto
narrativo cinematografico. Dopo aver stupito con i virtuosismi cromatici e
tecnici di MICROCOSMOS, che documentava con inedita perizia il mondo degli
insetti, l’intento dei due biologi francesi sembra questa volta quello di
distillare il totale, ossia l’archetipo della nascita della vita, e renderlo
accessibile tramite l’analisi del particolare, del bizzarro e del curioso.
Dalla nascita del nostro pianeta, fino alla proliferazione della vita,
dall’imperscrutabilità della riproduzione fino all’ineluttabile rincorsa del
tempo e della morte, GENESIS traccia la propria sottile linea narrativa
attraverso le parole di Sotigui Kouyaté, poeta africano ai cui versi e al
cui volto sono affidati i raccordi del film. Per il resto, la formula non è
diversa da quella presentata nell’opera precedente: Nuridsany e Perennou
ritraggono non senza velleità estetiche l’universo animale, utilizzando
stralci della vita dei propri protagonisti come esempi degli archetipi
analizzati: la nascita, la caccia, la morte. Le immagini sono affascinanti e
potenti, il montaggio non è privo di una certa ironia, le musiche, nel loro
incedere ritmico e dunque sostanzialmente vitale, contribuiscono al
coinvolgimento dello spettatore, ma tutto assume a tratti un sapore
eccessivamente didascalico, quasi didattico, che imbriglia il potenziale
comunicativo del film. Così le poesie di Koyaté, che in prima battuta
avevano incuriosito, diventano progressivamente più leziose e meno efficaci
e allo stesso modo i bozzetti naturalistici degli autori perdono in potenza
immaginifica e colpiscono soltanto laddove l’antropomorfizzazione degli
animali ritratti rende rane e pesci alieni curiosi o goffi simulacri
dell’uomo. Un film che ci sembra riuscito nell’intento didattico e dunque
particolarmente adatto ad un pubblico molto giovane, ma che, pur avendo a
disposizione le scenografie più affascinanti e gli attori più onesti che si
possano desiderare, non riesce a far trasudare dallo schermo l’inarrestabile
potenza della natura.
Voto: 23/30
19:10:2005 |