IL FIORE DEL MALE
di Claude Chabrol
con J. Benoit, Nathalie Baye,
Suzonne Flon, Bernard Le Coq, Mélanie Doutey


Nella commedia che viene proiettata in questi giorni, appare come direbbe il compianto Visconti un tipico “Gruppo di famiglia in un interno;” sono infatti i componenti di una famiglia facoltosa a confrontarsi con se stessi, proiettando su coloro che li circondano nello stretto nucleo famigliare le insofferenze, i misteri, i comportamenti oscuri ed occulti, nonché le gelosie e tutti i danni che la famiglia in quanto nucleo chiuso produce, ma non solo, in quanto nucleo chiuso, bensì anche perché è la famiglia stessa, che sovente crea ostruzioni, ferite, gabbie, fobie, ossessioni, prevaricazione. Questo film è ambientato verso la fine della seconda guerra mondiale, nella trama si allude al collaborazionismo, contro il quale una donna della famiglia commette un crimine efferato ma dal sapore non di mera vendetta… Questo gesto resta impunito, ma reca come una maledizione insita in una sorta di predestinazione che porterà la stessa famiglia ad un finale Shakespeareano. Tutto ciò che nella società viene nascosto, nell’ambito composito del nucleo famigliare riaffiora e si stempera, a volte; purtroppo ciò non avviene, come in questo caso. Il film annota lenti passaggi scenografici, avviati su interni ove si cela un nucleo di affetti apparentemente normale e che da adito allo sfociare di grandi dolori. E’ da un lato il potere; quella sete che crea il danno delle forzature nei rapporti, e pare possa creare invece dell’osmosi, soffocamento, sino a costruire gabbie in cui sfociano delittuose gesta: specchio della società odierna, è questo film, in cui predomina il fascino del potere, offerto dalla politica, con i compromessi conseguenti, insiti nel desiderio di espletare cariche a livello pubblico, la voglia che rasenta le manie e gli amori carnali, clandestini, consumati a getto continuo, profanando il vincolo coniugale colpevole di essenzializzare un insoddisfazione e di rappresentare il simbolo di un amore stantio, che rende sordi al sentimento coloro, che d’altra parte in fondo lo sono sempre stati. Mentre il respiro delle forti personalità, avvince con i segreti, la forza identificatrice e la capacità di disegnare i contorni ai caratteri sulla base della manipolazione, e della predisposizione a costruire le gabbie altrui, nella consapevolezza, e nella nostalgia che precludono lo sfogo sia della vera passione che del sentimento di libertà.
E’ questa, una commedia dal ritmo lento, ove la sequenza fotografica accompagna bene le pulsioni caratteriali e lo svolgersi delle azioni. Tutti i costumi specchio della società attuale, in questo copione sono sfruttati, da un lato si è spettatori di un pamphlet, a cui non mancano gli ingredienti per un giallo espresso in tono minore, sotteso e lento… il dramma sembra profilarsi fin dall’inizio dipanando quell’affettazione e quel timbro rattenuto e cercato sapientemente dai componenti della famiglia. Un paese della Francia terra di bonifica politica, un gruppo di persone privilegiate, che si danno da fare per non essere vicendevolmente fastidiose, poi costruiranno una trama come tela di ragno, da cui svincolarsi sarà difficile, anzi impossibile. E la nemesi storica di antichi drammi si ripete, la colpa come un ossessione fatale, funge da cerchio concentrico cui s’attorcono gli elementi predestinati che affonderanno nell’anonimo fondale i personaggi, schiavi di un ruolo drammatico, senza che questo favorisca l’espressione e l’acquisizione di vere e potenti personalità salvaguardabili.

Link:www.mikado.it

Voto: 24/30

Milena Massani
06 - 03 - 03


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