FAME CHIMICA

di Antonio Boccola, Paolo Vari

Con: Marco Foschi, Matteo Gianoli

di Piccarda DI MONTEREALE

La visione di Fame Chimica è merito (si fa per dire), per quanto mi riguarda, più di fuggenti chiacchiere di corridoio che di un reale desiderio di scoprire cosa avessero mai potuto sfornare di buono le due geniali menti che partorirono la popolarissima trasmissione televisiva Le iene, che peraltro ho sempre evitato come la Sars.
Quello a cui mi sono trovata di fronte, in effetti, avrei potuto anche aspettarmelo: qualcosa di così inutile, irritante, mal congegnato e mal realizzato da vergognarsi di essere italiani, perché dei fraintendimenti e dell'impudica ignoranza della giovane italianità è intrisa questa storiella senza mestiere né arte. E pensare che, alle prime scene, non parrebbe: a Milano, in un quartiere ultraperiferico, ormai semicolonizzato da extracomunitari maghrebini, si consumano gli ultimi fuochi della decennale amicizia di due ragazzi che hanno preso strade diverse, l'uno verso l'onesto lavoro, l'altro verso la piccola malavita. A dividerli definitivamente arriva una ragazza, mentre sullo sfondo scorrono drammatici i conflitti sociali del quartiere.
Il film, invece di costruirsi, si sfalda in una discesa a rompicollo verso la banalità e lo stereotipo più rimasticati: i personaggi dei due ragazzi, deboli, cuciti su misura del pubblico dei talk-show televisivi alla Maria De Filippi, insultanti proprio perché ritenuti rappresentativi di una gioventù che NON può essere così; la ragazza contesa, forse la più imbarazzante, che dietro ad un aspetto ultramoderno/techno, incarna evidentemente l'ideale femminino adolescenziale degli autori, che è da anni cinquanta, quindi bella, inavvicinabile, imprevedibile, incomprensibile, ma cammuffata da centro sociale con cappellacci e pantalone mimetico oversize e gli immancabili piercing qua e là come marchi di indole alternativa... non andiamo oltre per paura di diventare deprimenti, e per non ingenerare nel lettore il sospetto che tanto livore sia determinato da un panino all'aringa andato a male...sarà forse questo il significato del titolo?
 

Voto: 04/30

13.05.2004

 


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