EQUILIBRIUM
di Kurt Wimmer
Con: Christian Bale, Emily Watson

di Livia BIDOLI


L’ Equilibrium dell’assenza, l’equilibrio della convergenza razionale di tutti i nostri stimoli verso una gestione avanzata del sistema “umano”. Questa la parabola che Equilibrium di Kurt Wimmer ci offre. Nell’annuncio illuminato del Grande Padre, riflesso sugli schermi televisivi della città di Libria viene rivelata la nuova religione, quella del Prozium: “Libriani: una malattia affligge il nostro cuore. L’odio ne è il sintomo. La rabbia ne è il sintomo. La furia ne è il sintomo. La guerra ne è il sintomo. La malattia è l’emozione[…] La cura Il Prozium.”
Le parole cadono come una spada di Damocle sugli abitanti di questo “paradiso” futuro il cui “Inferno” (così anche nel film, il luogo oltre le porte della Città, dove si rifugiano gli Infedeli, i ribelli) è rappresentato da quell’altrove costruito dagli uomini attraverso l’Arte, prodotto devastante delle emozioni. Farenheit 451 (1966, François Truffaut dal romanzo di Ray Bradbury, in piena science-fiction) galleggia nell’aria malsana di questa città claustrofobia ed annichilente, dove le ombre a volte scompaiono fra i palazzi, negli anditi dove le spie di questo regime si incontrano con la Resistenza. Berlino, il Palazzo di Giustizia, il Reichstag dove Hitler ha trovato la morte, e la Porta di Brandeburgo fanno da suggello architettonico al regime totalitario già raffigurato nel delirante Brazil (1985) di Terry Gilliam.
Il Cleric John Preston (Christian Bale), militare d’alto rango e preparazione del Grammaton, una divisione posta al controllo dell’efficace e regolare assunzione del Prozium, inibitore farmacologico delle emozioni, scopre che il suo collega Partridge (Sean Bean) nasconde i libri sequestrati durante il giorno. Una notte lo scopre mentre sta leggendo un libro di W.B. Yeats , una raccolta di poesie: il giorno stesso Partridge aveva cercato, inutilmente, di salvare “La Gioconda” dal rogo imposto dal divieto del Tetragrammaton, l’entità “Padre”. Questa parola, formata dalle quattro lettere ebraiche YHWH traslitterate in IAUE o Yahweh, corrispondono al nome di Dio, che non può essere pronunciato.
Preston, i cui ordini sono di uccidere qualsiasi persona, anche un Cleric se contravviene alle leggi dello Stato attraverso il reato di emozione, seppure titubante spara al collega Partridge, che muore declamando gli ultimi versi di una poesia di Yeats. La mattina dopo Partridge viene sostituto da Brandt (Taye Diggs), molto sospettoso e indagatore a tempo pieno di tracce di emozioni negli altri. John Preston la mattina dopo dimentica “l’intervallo del mattino” di Prozium e continua a non prenderlo nei giorni seguenti. Inizia a cambiare: i ricordi aleggiano nella sua mente, sogna l’arresto della moglie ed il suo ultimo bacio, dubita e alla fine si rende consapevole di quanto abbia bisogno delle proprie emozioni. L’incontro con un cagnolino condannato a morte dal regime segna il definitivo passaggio alla Resistenza. Il combattimento con decine di guardie è una spettacolare sequenza di Gun Kata che fa apprezzare, nel loro minimalismo scenografico, un’arte marziale ideata dallo stesso regista e sceneggiatore Kurt Wimmer appositamente per il film. Questa tecnica usa le pistole come arma principale, e basandosi sul calcolo delle traiettorie angolari dei proiettili, riesce a sfruttare tutti i colpi dell’attacco prima che venga approntata una difesa sufficientemente adeguata.
L’asciuttezza di un film non pretenzioso e verosimile, il concetto coerente di riproporre tematiche e scenari sociali di gusto apocalittico, è un leit-motiv della science-fiction cinematografica odierna, sulla scia di libri come “1984” e “Animal Farm”di George Orwell insieme a “Brave New World” di Aldous Huxley.
L’ incontro di Preston con una donna della Resistenza (Mary O’Brien, interpretata da Emily Watson), le indagini su Partridge e la consapevole acquisizione di quanto sia alto il prezzo delle proprie emozioni, lo convincono ad incontrare Jurgen, il capo della Resistenza, e con lui programmare il piano per uccidere il “Padre”.
Nelle scene finali, di forte impatto visivo, si scioglie il nodo centrale ed illusorio del regime: il “Padre”, morto da tempo, è stato sostituito dal capo dei Cleric (Angus Mac Fayden) che attraverso l’ologramma mantiene il contatto televisivo coi propri utenti-consumatori riverberando il vecchio lassioma di Mac Luhan ”Il mezzo è il messaggio”.
“Ultraviolet” è il prossimo film in produzione di Zimmer (datato per ora 2004).
 

Sito ufficiale
 

Voto:24/30

17.07.2003

 


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