ECCOMI QUA
di Giacomo Ciarrapico
con Andrea Sartoretti, Maddalena Maggi, Valerio Aprea


Piuttosto significativo l’incipit di questo film: Matteo e i suoi amici, ognuno nel proprio letto, sognano e si masturbano. Lo stesso aveva fatto il regista alla presentazione del film al Torino Film Festival dicendo che ringraziava innanzitutto se stesso, probabilmente stava sognando di aver girato un film sul serio. Lo spettatore, però, non tarda ad accorgersi che quello che ha davanti non è un film, ma un insieme di sketch montati probabilmente da uno che voleva vincere una scommessa “Vuoi vedere che monto un film senza guardare il girato? Vuoi vedere che lo monto ad occhi chiusi? Senza mani?” e via di questo passo, se no, davvero, non c’è giustificazione per un prodotto del genere. A metà tra la recita scolastica che i compagni (delle medie) che si credono spiritosi sfornano per la fine dell’anno scolastico e l’”osteria numero nove”, Eccomi qua ha il coraggio di unire a una storia inesistente una sceneggiatura ridicola e un cast improbabile e lo fa anche con una certa nonchalance.

Siamo a Roma, Matteo (Andrea Sartoretti) ha una relazione che dura da anni, ma quando Stefania (Maddalena Maggi), la sua ragazza, resta incinta i due si lasciano dopo aver deciso di non tenere il bambino; naturalmente Matteo non lavora, ma tira a campare giocando ai cavalli e ha un gruppo di amici identici a lui con i quali passa le serate a parlare per ore del nulla. Tre anni dopo Matteo scopre che in realtà Stefania non aveva abortito e vede il proprio figlio, lo va a spiare mentre è all’asilo, arriva a conoscerlo e tenta un riavvicinamento con la ex, ma la considerazione ultima sulla propria paternità inconsapevole lo porterà di nuovo verso altri lidi. Questa la storia, non l’ho riassunta, è tutta qui. Il regista in un’intervista rilasciata a Shortvillage dice di aver scritto il film pensando al significato dell’essere padre, è partito sfogliando il dizionario e ha deciso che la risposta non era abbastanza completa, così ha voluto approfondirla. Bene, un uomo sincero, senza timore di essere preso in giro ammette di avere cercato il termine “padre” sul dizionario, chissà se per capire che cosa significa “amore” ha letto due frasi dei baci perugina? Al di là del sarcasmo va detto che lui è andato oltre, la definizione del dizionario gli è sembrata mancante di qualcosa, il paradosso è che se al dizionario non compete di definire un termine tanto vasto, un film non dovrebbe addirittura svilirlo… Una commedia tutta al maschile che ambisce a mettere in scena per l’ennesima volta la mancanza di stimoli di una generazione, ma resta imbrigliata nella solita patetica raffigurazione di quattro sfigati meno intelligenti della media e pure detestabili; le uniche figure femminili sono di una complessità che lascia senza fiato: la madre e la facilona; gli studi di genere devono averlo appassionato, 'sto Ciarrapico. Il suo film, invece, non appassiona noi, per ogni ambito c’è una serie di implacabili cliché, Matteo con gli amici fa il simpatico un po’ riflessivo, con le donne fa il frustrato, quello che deve tenerle a bada se no gli succhiano il libero arbitrio e poi si sfoga in una cantina di beceroni tentando la strada per diventare comico, proprio in questo frangente si esprime meglio il talento comico di Ciarrapico, file di “aò, anvedi, tu sorella, tu madre” etc etc si inseguono fino a produrre un bailamme che, se solo Eccomi qua fosse ben distribuito, ce lo invidierebbero nel mondo. Punta di diamante resta uno degli amici di Matteo, il regista probabilmente durante un picco di autostima l’ha preso da Ecce Bombo, ricalcando Mirko, ma solo nei suoi sogni. Raramente si è visto un film tanto brutto e tanto presuntuoso, Ciarrapico forse prima di girarlo avrebbe dovuto consultare il dizionario alla voce “regista”, quella gli sarebbe bastata per escludersi dalla categoria.

Voto: 05/30

Sara TROILO
07 - 04 - 03


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