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Siamo a Roma, Matteo (Andrea Sartoretti) ha una relazione che dura da anni,
ma quando Stefania (Maddalena Maggi), la sua ragazza, resta incinta i due si
lasciano dopo aver deciso di non tenere il bambino; naturalmente Matteo non
lavora, ma tira a campare giocando ai cavalli e ha un gruppo di amici
identici a lui con i quali passa le serate a parlare per ore del nulla. Tre
anni dopo Matteo scopre che in realtà Stefania non aveva abortito e vede il
proprio figlio, lo va a spiare mentre è all’asilo, arriva a conoscerlo e
tenta un riavvicinamento con la ex, ma la considerazione ultima sulla
propria paternità inconsapevole lo porterà di nuovo verso altri lidi. Questa
la storia, non l’ho riassunta, è tutta qui. Il regista in un’intervista
rilasciata a Shortvillage dice di aver scritto il film pensando al
significato dell’essere padre, è partito sfogliando il dizionario e ha
deciso che la risposta non era abbastanza completa, così ha voluto
approfondirla. Bene, un uomo sincero, senza timore di essere preso in giro
ammette di avere cercato il termine “padre” sul dizionario, chissà se per
capire che cosa significa “amore” ha letto due frasi dei baci perugina? Al
di là del sarcasmo va detto che lui è andato oltre, la definizione del
dizionario gli è sembrata mancante di qualcosa, il paradosso è che se al
dizionario non compete di definire un termine tanto vasto, un film non
dovrebbe addirittura svilirlo… Una commedia tutta al maschile che ambisce a
mettere in scena per l’ennesima volta la mancanza di stimoli di una
generazione, ma resta imbrigliata nella solita patetica raffigurazione di
quattro sfigati meno intelligenti della media e pure detestabili; le uniche
figure femminili sono di una complessità che lascia senza fiato: la madre e
la facilona; gli studi di genere devono averlo appassionato, 'sto Ciarrapico.
Il suo film, invece, non appassiona noi, per ogni ambito c’è una serie di
implacabili cliché, Matteo con gli amici fa il simpatico un po’ riflessivo,
con le donne fa il frustrato, quello che deve tenerle a bada se no gli
succhiano il libero arbitrio e poi si sfoga in una cantina di beceroni
tentando la strada per diventare comico, proprio in questo frangente si
esprime meglio il talento comico di Ciarrapico, file di “aò, anvedi, tu
sorella, tu madre” etc etc si inseguono fino a produrre un bailamme che, se
solo Eccomi qua fosse ben distribuito, ce lo invidierebbero nel mondo. Punta
di diamante resta uno degli amici di Matteo, il regista probabilmente
durante un picco di autostima l’ha preso da Ecce Bombo, ricalcando Mirko, ma
solo nei suoi sogni. Raramente si è visto un film tanto brutto e tanto
presuntuoso, Ciarrapico forse prima di girarlo avrebbe dovuto consultare il
dizionario alla voce “regista”, quella gli sarebbe bastata per escludersi
dalla categoria. |
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Sara TROILO |
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