DUPLEX

di  Danny DeVito
Con: Ben Stiller, Drew Barrymore

di Luca GIAMPIERI


Alex e Nancy (Ben Stiller, Drew Barrymore) sono una coppia di entusiasti sposini in carriera, in cerca di un nido d’amore dove realizzare i propri progetti familiari. Sembrano aver trovato la casa perfetta e con essa la chiave del loro “sogno americano” quando acquistano un’accogliente bifamiliare in un quartiere residenziale di Brooklyn. Quello che non sanno però è che l’anziana inquilina del piano di sopra, la signora Connelly, è tutt’altro che malaticcia e indifesa come ha lasciato inizialmente credere.
Non appena i malcapitati coniugi si installano nell’appartamento cominciano a sorgere i primi problemi e la molesta vecchina, aiutata da un fedele e insolente pappagallo, tesse con meticolosa pazienza le sue trame al fine di rendere la loro vita nella casa insopportabile. Talmente insopportabile da spingerli a soluzioni decisamente poco ortodosse.
Scritto da Larry Doyle sulla base di una storia realmente accaduta, il film racchiude una serie di cliché tipici della commedia comica hollywoodiana a volte prevedibili, ricordando addirittura in alcune scene il doppio successo di Chris Columbus Mamma ho perso l’aereo. Proprio come l’irriverente Macaulay “soldo di cacio” Culkin anche la signora Connelly, all’apparenza fragile e sprovveduta, si rivela essere più scaltra e sfuggente del previsto; e la coppia Barrymore-Stiller sembra trasformarsi automaticamente in una rivisitazione più politically correct della sgangherata banda del rubinetto.
Non sorprende che la regia della pellicola sia stata affidata alle minuscole mani di Danny DeVito, il quale pare avere un occhio di riguardo per i lati più oscuri e violenti delle convivenze scomode. Se ne La guerra dei Roses, infatti, aveva colto pienamente le sfumature cupe e i limiti estremi di un idillio coniugale deterioratosi fino alla coabitazione coatta, con Duplex DeVito non perde neanche un briciolo del suo cinismo nell’esplorare i meandri bui della mente umana e la sua latente bassezza primordiale, pronta a manifestarsi nelle relazioni prive di comunicatività. Il tutto con la qualità non indifferente di riuscire a stendere sulla trama un velo di ironia divertendo il pubblico in sala dall’inizio alla fine.
A questo proposito, non stupiscono la naturalezza della Barrymore nell’interpretare ruoli da commedia e il talento innato di Stiller, quasi fisiognomico, per le parti spassose in cui la mimica facciale finisce col farla da padrona. Peccato soltanto che non abbia mai provato a spingersi oltre e che le produzioni americane si ostinino, seppur con cognizione di causa, a riciclarlo nei panni del bell’imbranato col rischio alla lunga di svenderlo come il prezzemolo.
 

Voto: 25/30

13.06.2004