DIAPASON
di Antonio Domenici

Delude DIAPASON di Antonio Domenici, che si fregia del riconoscimento di primo film Dogma italiano. Ma se del Dogma 95 rispetta le dieci "regole di castità" dal punto di vista tecnico, non si può dire lo stesso né delle due storie parallele narrate, né del modo di narrarle. I film Dogma, almeno i più riusciti, sono film di ricerca, in cui la "verità" tecnica coadiuva una verità di percorso, un'indagine interiore dei personaggi o per lo meno un tipo di denuncia non superficiale di determinate realtà. DIAPASON, invece, incornicia con una recitazione teatrale e un ritmo sbagliato le vicende notturne di due ambienti diversi della Roma contemporanea, quello vizioso della produzione cinematografica e quello di un gruppo di sbandati di razze diverse. Ma il film non va oltre la mancanza di spessore di luoghi comuni su Fellini e citazioni di PULP FICTION, e la "ricerca" si ferma alle parole di un ragazzo di colore che ripete di voler cambiar vita, cosa che, prevedibilmente, non gli riesce. Ricco di stereotipi e venato di un decadentismo compiaciuto, non manca nemmeno la metafora sulla cecità del produttore ricco e corrotto.

Martina MUNGAI
03 - 01 - 02


::: altre recensioni :::