a dangerous method

di David Cronenberg
con Keira Knightley, Viggo Mortensen

e con Michael Fassbender, Vincent Cassel

di Marco Grosoli

 

28/30

 

Il lato-B di Spider. L'onnipotenza dell'intersoggettività (definitivamente preponderante rispetto al misero e impotente soggetto che ne è invece interamente determinato), non più dal lato del malato, ma da quello del terapeuta. Qui, addirittura, i terapeuti per eccellenza, Freud e Jung in persona. Le macchie di Rohrschach, insomma, che inauguravano Spider, qui diventano la scrittura, la grafia delle lettere che i due psicanalisti si spedivano. La scrittura, una volta di più, è nulla più che il proprio corpo: che siano solo macchie o il segnaposto di qualche significato non cambia nulla.

È questo che Freud non può accettare. Testardamente ebreo, per lui la scrittura non può che essere testimonianza del ritiro della trascendenza (del “senso”, insomma) nell'inaccessibilità, pur rimanendo integra. E da questa testimonianza nasce anche l'esigenza di un'autorità, e quindi di una discendenza.

Tutte cose che il Jung del film rifiuta. Se ne infischia della fortuna eventuale cui la psicanalisi è destinata: la via da seguire (a prescindere dagli sviluppi successivi e dalle fumisterie esoteriche cui lo stesso Carl Gustav presterà eccessivamente il fianco) è quella dell'esteriorizzazione della trascendenza. La psiche è fuori, è nella caldaia dello studio di Freud che sfrigola e che viene “presagita” da Jung.

La psiche, l'inconscio, è soprattutto, cronenberghianamente, il taglio con cui Sabina, ex paziente ed amante di Jung, sfregia sulla guancia il terapeuta. È quella forma immediata di negatività cui Jung sente di dover essere fedele (a costo di perdersi), e che Freud non riesce ad afferrare, rimanendo per tutto il film qualcuno che fa continuamente profezie sbagliate sull'avvenire. Il punto è però che proprio la deviazione dalla dottrina (ciò che per Freud rimase impensabile) fa sì che la dottrina si avveri. È passando attraverso l'eresia del rapporto Jung-Sabina che Freud diventa se stesso negandosi, cioè approdando alle sue teorie sulla pulsione di morte verso cui era inizialmente diffidente. La Storia dà ragione a Freud solo smentendolo sistematicamente. Solo passando attraverso la carne la psiche nasce come tale (e come “nuova carne”, letteralmente). Solo esteriorizzando il rapporto di potere tra paziente e terapeuta (l'amore masochista di Sabina verso Jung), la terapia può nascere e formarsi come tale: non attraverso l'istituzionalizzazione coatta auspicata da Freud.

Anche la psicanalisi, insomma, più che nascere muta in se stessa. È tuttavia a seguito di questa medesima mutazione che la libido perde qualsiasi sostanzialità, e si annulla nel darsi della rete intersoggettiva che sottenderebbe. Di conseguenza, Cronenberg prosciuga il dramma e lo rende un asettico gioco di batteri che vengono visti interagire al microscopio. Un insieme di linee che formano una ragnatela, in cui il sesso, l'inconscio e qualunque cosa si voglia analogamente “profondità” finisce per annullarsi completamente. Non ne rimane che l'orfananza, che chiude il film in maniera assolutamente identica a come finiva Eastern Promises.

 

09:09:2011

prima pubblicazione mostra del cinema di venezia 2011

a dangerous method

Regia David Cronenberg

Gran Bretagna/Francia 2011, 99'
BIM

DUI: 30/09/2011

Drammatico, Thriller