Sandrone, il Gorilla omonimo del suo creatore Sandrone Dazieri, compie
infine il grande passo dalla letteratura al cinema, e forse c’era da
aspettarselo, dato che tutti e quattro i romanzi di cui è protagonista (LA
CURA DEL GORILLA è il secondo della serie) possiedono un che di
cinematografico al loro interno. Tuttavia, nella trasposizione qualcosa non
funziona: a farne scapito è in primo luogo il ritmo narrativo,
eccessivamente legato alla sua matrice libresca, e il film impiega un po’
troppo tempo prima di ingranare e coinvolgere lo spettatore. Quando
finalmente questo avviene, è già passata una buona metà della pellicola.
Ne LA CURA DEL GORILLA Sandrone (Claudio Bisio), metà buttafuori e metà
detective privato, reduce da mesi di ospedale in seguito alla colluttazione
con un serial killer, decide di cercare un lavoro più tranquillo, e accetta
così di fare da body-guard ad un vecchio attore americano ormai in declino (Ernest
Borgnine), sbarcato in Italia per partecipare alla festa di presentazione di
un videogioco. Nel frattempo si ritrova - giusto per smentire la sua
decisione - ad aiutare Vera (Stefania Rocca), una volontaria intenzionata a
scoprire chi ha ucciso il suo fidanzato Adrian (Kledi Kadu), un albanese che
sembra nascondere qualcosa di losco. Il tutto è reso interessante da un
piccolo particolare della personalità di Sandrone: scisso sin da bambino in
due, il Gorilla è infatti costretto a convivere col suo alter ego detto il
Socio, una sua versione più decisa e più cattiva che ne prende il posto
quando questi si addormenta. Da un lato, questo S/socio rema contro Sandrone
poiché non è intenzionato a farsi coinvolgere nella vicenda, ma dall’altro
finisce per risolvere “a modo suo” le situazioni più pericolose e
complicate.
Quanto detto in principio di recensione non contrasta comunque con la
constatazione che il regista Carlo Sigon alla sua prima prova
cinematografica dimostri capacità ben al di sopra della media nazionale,
affiancato egregiamente dall’altrettanto esordiente direttore della
fotografia Federico Masiero. Le ambientazioni da sottobosco metropolitano
(la vicenda si svolge oltre che a Cremona, paese natale tanto del Gorilla
quanto di Sandrone Dazieri, nelle periferie milanesi) sono rese in maniera
suggestiva, e l’atmosfera del film risulta compatta e curata.
D’altro canto, la recitazione non è sempre adeguata; inoltre Claudio Bisio,
per quanto traspaiano gli sforzi ammirevoli per essere all’altezza della
parte, è poco credibile nel ruolo del duro Sandrone e tantomeno del più
spietato Socio. Critico infine un buco di sceneggiatura proprio in dirittura
d’arrivo, che compromette così il finale e conferma l’inadeguatezza
dell’adattamento narrativo (pur curato dallo stesso Dazieri assieme a
Pasquale Plastino).
Nonostante le buone premesse ed un precedente letterario tanto promettente
alle spalle, LA CURA DEL GORILLA convince solo a metà, dando l’impressione
di una buona occasione (almeno in parte) sprecata.
Voto: 22/30
04:02:2006 |