CHIEDI ALLA POLVERE
di Robert Towne
Con Salma Hayek, Colin Farrell

di Gabriele FRANCIONI


Arturo Bandini cerca a Los Angeles quello che non ha trovato in Colorado: buoni guadagni come scrittore, una vita decente, un affetto.

Si ritrova invece solo, in un luogo incommensurabile, perché infinitamente grande e indifferente.

è di famiglia italoamericana medio-borghese, immigrato di seconda generazione e ama, come i suoi genitori, il paese dove vive.

Ma quella città, immensamente ostile, cambia lo sguardo e la sensibilità di Bandini/Fante, che d'ora in avanti deve osservare solo ciò che è misurabile, piccolo, reietto, disponibile. E, come lui, emarginato da quel tutto.

Il vero dialogo, però, sarà quello con la macchina da scrivere, perché tra le etnie c'è solo competizione per cercare di sopravvivere e l'amore per la cameriera messicana non ha il sapore della conquista definitiva.  

Fino al giorno in cui Arturo vedrà il deserto, ultima vera frontiera della sua migrazione interiore, e parlerà alla polvere, che gli racconterà di un vento conquistatore, della città sommersa di sabbia e gli farà pensare alla cenere degli uomini morti, sommersi da quella biblica polvere-sabbia: il senso dell'esistere dentro la città ostile per combattere un nuovo e più forte nemico, darà a Bandini una forza insospettabile e tutto cambierà per sempre.

Quello che sembrerebbe un romanzo di redenzione è in realtà il racconto di una perdita; lo stile che potremmo immaginarci (caldo, empatico) è in realtà elementare, fatto di illuminazioni anche disordinate, talvolta cattivo e altre mosso a pietas per i soggetti descritti (losers non americani).

Nei momenti più alti, in cui la matrice recordativa (la madre che cucina, il background italico) e le oasi di speranza sembrano aprire varchi entro la disperazione di Bandini, si toccano livelli poetici molto alti e rimane incomprensibile come, dal 1939 - anno di uscita di "Ask The Dust" - siano passati più di 30 - 40 anni prima della riscoperta di Fante, il cui merito va tutto a Charles Bukowski e Robert Towne.

Il fatalismo tipico dello scrittore italoamericano, il tono complessivamente giocato tra ironia, melanconia e rabbia, solo a sprazzi, ne ha fatto un personaggio marginale sia per gli ambienti letterari che per quelli hollywoodiani.

Fante, è noto, lavorò come sceneggiatore sottopagato a molti film di medio livello, trascinandosi tra diabete, residenza losangelina non propriamente da star e pacificata vita coniugale insieme alla poetessa Joyce Smart (uno schema a ben vedere assai diffuso tra i maudits della letteratura di ogni tempo).

Towne, per farsi un'idea della Los Angeles da mettere in scena in CHINATOWN, studiò Fante con sorpresa e passione: come può, quindi, aver girato un film così piatto, anodino, calligrafico, smorto?

Ad essere cattivi verrebbe da pensare ad una sorta d'identificazione in Fante stesso, se non altro per la deriva esistenziale e i rancori verso la city of angels produttiva: pensiamo allo script di GREYSTOKE e al terribile doppio MISSION IMPOSSIBLE, tra le poche occasioni di scrittura lasciate allo sceneggiatore. Ma, ancor peggio, la regia di TEQUILA CONNECTION (?!?).

Incredibile, se lo si scorre adesso, l'elenco delle collaborazioni di T. alla sceneggiatura di intere tranche di capolavori come GANGSTER STORY, THE GODFATHER e IL MARATONETA, anche se spesso non accreditato.

Forse, lasciato solo come Bandini, semplicemente Towne non è capace di rendere al meglio, mentre la factory cormaniana - cui partecipò attivamente - consegnava in mano agli adepti  proprio una sorta di manuale di sopravvivenza artistica.

Come possono, d'altronde,  "la furia cieca di un popolo perso e senza speranza" e "la polvere da cui non cresce nulla"; come può "una cultura senza radici, una frenetica ricerca di un riparo" diventare l'oleografica rappresentazione fattane in ASK THE DUST?

Il color seppia molto cool che avvolge l'altrettanto cool Colin Farrell mentre simula ansie e pene spalmate col gel, non ci restituisce nulla delle atmosfere del libro, ma solo rabbia e frustrazione per l'ennesima occasione persa (non dimentichiamo, per limitarci alle ultime settimane, LE PARTICELLE ELEMENTARI e anche IL CODICE DA VINCI) per adattamenti cinematografici di opere letterarie variamente importanti.

Ogni scena, ogni singolo dettaglio perdono la naturale trasandatezza del libro, pieno di pagine convulse, ricchissimo di stimoli e dal quale non ha senso estrapolare passaggi scelti a mo'di imprescindibili snodi narrativi, come l'irrisolta, insistita serie di corteggiamenti nel bar dove lavora Camilla/ Salma Hayek. "Quella puttana, alla fine, era lesbica!", dice Fante a Bukowski dal letto d'ospedale, mezzo cieco e senza gambe. Non la stilosa mini-sexy-star che ancheggia senza convinzione sul pavimento della bettola di periferia (il film è stato girato in Sudafrica !).

Ecco la realtà deformata, ecco la tentazione mortale di abbandonarsi tra le braccia di Hollywood, cedendo ai ricatti dei produttori o alle bionde e allo champagne dei tempi di Fante, che alla madre scriveva quanto erano pagati script mediocri rispetto ai soliti racconti (" (...) anche cinquanta volte un racconto del grande Sherwood Anderson!").

Fante, peraltro, covava il marcio dentro di sé e non l'avrebbe mai abbandonato, perché Los Angeles gli era entrata nelle vene.

 

Voto: 17/30

23/05/2006

Ask the dust
Regia: Robert Towne
Anno: 2006
Nazione: Stati Uniti d'America
Data uscita in Italia: 28:04:2006
Genere: Drammatico