:::
IL MANDOLINO DEL CAPITANO CORELLI
di John Madden
con Nicolas Cage, Penelope Cruz e John Hurt


Sulla splendida isola di Cefalonia durante l'occupazione italo-tedesca (maggio 1941 - luglio 1943) la guerra sembra lontanissima: i soldati passano le giornate a cantare e a godersi le bellezze paesaggistiche socializzando con i greci, conquistati dall'italica vitalità dopo l'iniziale comprensibile diffidenza. Su questo sfondo si snoda la vicenda sentimentale tra il capitano Antonio Corelli, appassionato suonatore di mandolino, e la bella isolana Pelagia figlia del medico locale e già promessa sposa a Mandras, un giovane del luogo che poi deciderà di unirsi alla resistenza. Con l'armistizio dell'otto settembre 1943 la situazione precipita: i tedeschi, da alleato a nemico impongono agli italiani la consegna delle armi, questi ultimi rifiutano la resa e si schierano con i partigiani greci per difendere l'isola ma la Werhmacht, forte di più uomini e del supporto aereo degli Stuka, ha il sopravvento. Dopo la resa dei soldati italiani seguirà l'ordine (di Hitler stesso) di non lasciare prigionieri vivi. La rivisitazione di una delle pagine più nere dell'intervento bellico italiano durante la Seconda Guerra Mondiale (si stima che a Cefalonia morirono dagli otto ai diecimila soldati italiani) diventa un pretesto per un cinema per coppiette, di quelli che piacciono tanto al Gentil Sesso, mix hollywoodiano vagamente epico di avventura, amore e lacrime. Accusato un po' ovunque e non a torto di essere storiograficamente una farsa, zeppo di errori ed omissioni e di rappresentare i soldati italiani come delle caricature a suon di stereotipi (interessati solo a cantare, mangiare e a prendere il sole, anche se visti con occhio bonario e in ogni caso riluttanti alla guerra), il film di Madden puntava a "mettere in risalto lo spirito di fratellanza che si creò tra italiani e greci sull'isola", come ha dichiarato lo stesso regista in una recente intervista. Da questo punto di vista il film ha delle carte da giocare: in fondo la riottosa Pelagia che si fa sedurre dal Capitano italiano è un po' la metafora della cultura greca che ha finito con l'accettare quella italiana quando questa ha dimostrato di essere portatrice di certi valori condivisi, come la ferma opposizione ad ogni possibile forma di razzismo rappresentata dal dialogo tra Corelli e il graduato Tedesco. Notevole anche il ruolo del medico Iannis - padre di Pelagia - interpretato dal bravo John Hurt (che nella versione inglese recita con accento greco) "Io narrante"  a suo modo portavoce della cultura millenaria di cui sono intrise le isole ioniche, paradisi marini di abeti e scogli in contrasto perenne con la furia distruttrice dell'uomo e della natura (impressionante la scena del terremoto che nel '53 ha raso al suolo l'isola). Purtroppo il film si fa sopraffare dall'anima fotoromanzesca che stiracchia per oltre un'ora la love story tra la bellezza mediterranea della Cruz e l'indefinibile Cage (scelta non azzeccata la sua: più che un italiano, sembra un texano che cerca di imitare un italiano), con conseguente inflazione di primi piani su occhi languidi, baci sospirati che arrivano dopo interminabili minuti e patemi amorosi di vario genere. Dopo tanto romanticume annacquato l'arrivo delle truppe tedesche sembra quasi un'intrusione proveniente da un altro film, un film di guerra vero. E la velocità con cui si risolve la pratica dell'eccidio degli italiani nel finale (rappresentata da qualche fucilazione e con i tedeschi che si fanno pure prendere dai sensi di colpa!) stende su tutto, se mai ce ne fosse stato bisogno, una patina di imperdonabile superficialità.

Voto: 19/30

Loris SERAFINO
03 - 12 - 01


::: altre recensioni :::