THE BOURNE SUPREMACY

di Paul Greengrass
Con: Matt Damon, Franca Potente

di Riccardo FASSONE


Passaggio di testimone tra Doug Liman (regista del primo THE BOURNE IDENTITY e produttore di questo sequel) e Paul Greengrass, chiamato a dirigere l'adattamento cinematografico del secondo romanzo della nota trilogia di Ludlum. Questa volta a turbare l'esistenza di Jason Bourne alias Matt Damon ci pensa un sicario assoldato per ucciderlo che fallisce miseramente e si rifà sulla fidanzata dell'ex agente della C.I.A. . Comprensibilmente alterato, il nostro dovrà rimettersi alla ricerca delle tessere che compongono il proprio nebuloso passato da assassino al soldo dei Servizi Segreti, braccato dai suoi ex colleghi e da sinistri malviventi. Trama tutto sommato lineare, dunque, canovaccio sviscerato da molti classici dello spionaggio che non manca, però, di riservare qualche grattacapo al mestierante Greengrass, che conduce la narrazione con stile non disprezzabile ma rischia di perdere il filo degli eventi seguendo Bourne lungo peregrinaggi per il vecchio continente la cui ragione appare non sempre chiarissima. A parte certe elisioni di trama forse eccessivamente ardite, ciò che non convince di questo THE BOURNE SUPREMACY è l'eccessivo rigore con cui vengono condotti gli eventi; non si salta sulla poltrona, non ci si emoziona, inutile dire che è impossibile affezionarsi al personaggio di Bourne (sia per un'interpretazione anemica di Damon che per l'eccessiva sbrigatività nella costruzione del carattere) e di conseguenza ci si perde nella contemplazione di sequenze esteticamente appaganti (pur riconoscendo che Berlino, setting di buona parte della pellicola, è esteticamente appagante anche senza Matt Damon) ma povere di appeal. Film che mutila l'opera di Ludlum dell'aspetto di puro entertainment che la caratterizza e ne accentua certe pose dimesse che funzionano certamente più su carta che su pellicola, THE BOURNE SUPREMACY è il tentativo di realizzare un prodotto di genere (lo spionaggio) senza il genere (l'intrigo, la sorpresa, lo stupore). Si salvano, anche se per poco, le scene d'azione, rappresentate da un corpo a corpo non disprezzabile e da un inseguimento in auto montato da un ebefrenico, che pur nella loro ordinarietà ci ricordano che sarebbe il caso di divertirsi con un film del (e di) genere e che il fatto che l'opera di Greengrass non raggiunga lo scopo è un peccato tutt'altro che veniale.
 

Voto: 17/30

23:10.2004


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