Blade runner
versione “director’s cut
di Ridley Scott
Con Harrison Ford, Daryl Hannan, Rutger Hauer
Los Angeles, Novembre 2019.

Antefatto: esseri di intelligenza pari a quella degli umani ma superiori per forza e abilità (replicanti), progettati dalla Tyrell Corporation per svolgere specifiche mansioni nello spazio, sono stati dichiarati illegali sulla terra. Una volta identificati tramite speciali IQ test sono condannati all’eliminazione fisica (retirement) di cui sono incaricate speciali squadre di polizia (blade runners).

Trama: 4 pericolosi replicanti ( Leon, Zhora, Cris e Roy) sono in circolazione a L.A. Il migliore blade runner (Decker) viene forzatamente incaricato dalla polizia di ucciderli. Il suo compito si complica per il coinvolgimento con Rachel, una quinta replicante estremamente avanzata (“more human than humans” é il motto di Tyrell) illusa della sua umanità perché dotata di quello che agli altri replicanti manca e che permette di identificarli con il test: i ricordi e la memoria (rappresentate dalle fotografie della sua infanzia). E’ la stessa Rachel che per salvare Decker uccide il primo dei quattro ricercati: Leon. Poi é la volta di Zhora, trovata in un locale notturno. Cris e Roy intanto sono alla disperata ricerca di una soluzione per evitare la morte: sanno di avere in tutto 4 anni di vita a disposizione, e il tempo sta per scadere. A un fabbricante di occhi strappano il nome di Sebastian, ingegnere genetico, anch’egli ironicamente affetto da “decrepitezza precoce”, a sottolineare il labile confine tra umani e androidi. Sarà poi Sebastian a condurli al culmine della piramide: Tyrell. Ma neanche il ‘genio’ che li ha progettati é in grado di salvarli dalla morte, e per questo Roy lo uccide - parricidio?** -. Una volta tornati a rifugiarsi da Sebastian i due vengono trovati da Decker, che dopo aver ucciso Cris inizia una estenuante lotta con Roy. Decker sta per precipitare da un cornicione quando incredibilmente è proprio il suo nemico a salvarlo. Il tempo della morte é ormai arrivato. Compare una colomba in segno di pace e per un attimo – l’unico in tutto il film - vediamo la luce del giorno. Roy in punto di morte fa a Decker una confessione:
“Quite an experience isn’t it to live in fear? That’s what it is to be a slave ...
...I’ve seen things you people you wouldn’t imagine: ship attack in Orion...”
Non resta che Rachel ormai; riecheggia in lontananza la voce di un poliziotto:
“it’s too bad, she won’t live...but then again who does?”
ma Decker la raggiunge, la salva e si fa giurare amore e fiducia.
I due escono di scena e il film si chiude lasciando aperto un grande punto di domanda.

Blade Runner e la ‘libera scelta’
Tutta l’emblematicità di Blade Runner sembra rivolta a far riflettere sulla condizione umana rispetto alla ‘libera scelta’, intrecciandosi con temi e problematiche da un lato estremamente attuali per la società americana postmoderna - quali il progresso tecnologico, lo strapotere dell’economia, l’ingegneria genetica - dall’altro riconducibili agli interrogativi che da sempre l’uomo si pone - la vita e la morte .
La vicenda si svolge in un contesto fantascientifico all’insegna dei grandi contrasti - potenti / schiavi, progresso tecnologico / bassifondi, multinazionali / economia sommersa degli asiatici, liberismo / strapotere dell’economia) e del chaos - multietnicità, pidginisation linguistica . Ma questo contesto non é che un pretesto per dar voce alle paure del presente (anni ’80): a fronte di un ostentato liberismo economico, in che misura l’uomo é davvero libero? Che spazio gli resta per scegliere ancora liberamente? L’incontrollabile corsa del progresso e lo strapotere dell’economia non potrebbero renderlo schiavo?
Anche la scenografia si anima di contrasti: ricchezza e povertà, passato e futuro, si confondono in una chaos che riflette la compressione spazio-temporale del postmodernismo: il regno di Tyrell è l’emblema del progresso proiettato nel futuro e pure paradossalmente ricorda le antiche piramidi egizie; il suo lusso high-tech contrasta con gli appartamenti lugubri e sudici della gente comune; l’eco di un passato millenario cozza con un futuro improbabile all’insegna della velocità e del progresso nello scenario apocalittico della crisi della modernità.

La condizione dei replicanti è chiara e drammatica: ogni possibilità di ‘libera scelta’ è loro negata alla radice dai due spade di Damocle: la Legge - rappresentata dai blade runners, squadre speciali di polizia incaricate di ucciderli - e il Tempo - allo scadere dei 4 anni comunque moriranno. I replicanti sono schiavi, cfr Leon e Roy in punto di morte:
“Quite an experience isn’t it to live in fear? That’s what it is to be a slave”
Del resto la schiavitù è la ragion d’essere della loro esistenza: il fine per cui erano stati progettati é quello di servire l’uomo per svolgere particolari mansioni nelle off-world colonies.
Essi tentano di ribellarsi a questa condizione, tanto più che non sono semplici robot, quanto piuttosto simulacri degli umani - “more human than human” - dotati di sentimenti. In quanto esseri pensanti, essi pretendono il diritto alla vita cfr appello a Cartesio di Pris:
“ I think, therefore I am”
Ma non solo in questo ad essi è negata alla radice qualsiasi “libertà di scelta”: scaduti i 4 anni per cui sono stati programmati infatti, i replicanti non hanno più diritto alla vita sulla terra, vengono dichiarati illegali, testati con IQ test e condannati al “retirement”. Essi non hanno scampo di fronte all’ineluttabilità di una morte prestabilita. La parole di Roy:
“time to die”
assumono qui una verità letterale, lapidaria.
Disperati di fronte all’incombere del loro destino, i replicanti si infiltrano tra gli umani, nella disperata ricerca di un modo per salvarsi cfr Roy al genio della Tyrell Corporation:
“Can you repair what you make?”
E’ questa disperata ricerca che li spinge attraverso il ricatto e la violenza a scalare la piramide sociale - fabbricante di occhi, ingegnere genetico, Tyrell - fino a raggiungerne il culmine, rappresentato da Tyrell.
Ma ogni tentativo per sfuggire alla morte è vano.
Anche Rachel, che se vogliamo è la meno replicante tra i replicanti, non sembra avere un margine di “libera scelta” molto più ampio: anche per lei che pure è dotata di uno status particolare, ancora più simile agli umani, la questione si pone in termini negativi cfr:
“I’m not in the business, I am the business”
anche il modo in cui Decker la inizia all’amore suona piuttosto impositivo: esso ha i toni autoritari di un padre più che quelli di un amante, forse a sottolineare il carattere ‘incestuoso’** del loro amore proibito:
Decker: “Say kiss me”
Rachel: “kiss me”
Decker: “(Say)I want you”
Rachel: “I want you”
Il film finisce prima di dirci se Rachel sfuggirà alla legge della morte prestabilita.

A ben guardare la mancanza di ‘libera scelta’ in senso lato accomuna i diversi personaggi – umani o aneroidi che siano. Decker - blade runner - non ha possibilità di scelta di fronte all’ incarico di eliminare 4 replicanti in circolazione - Leon, Zhora Cris e Roy - : é costretto ad accettare cfr commissario di polizia (c.p.):
C.P. “You know the score Deck, you’re not cap, you’re little people”
Deck: “No choice eh?”
C.P. “No choice”
La stessa condizione appartiene anche alle tante piccole “leve” di cui la Tyrell si serve, come il fabbricante di occhi e Sebastian, che cadranno sotto le grinfie dei replicanti
E in ultimo la “libera scelta” é negata anche in cima alla piramide, al più potente, al più ricco, al “genio” della Tyrell: Mr Tyrell si trova impotente di fronte al suo operato, Mr Tyrell verrà ucciso da Roy. Il progresso si ritorce contro il suo fautore.

Solo apparentemente diversa è allora la condizione degli uomini, ‘forti’ del potere aggiunto dal progresso. Essi non sfuggono alla frenesia angosciante e caotica di questo mondo in preda a regole di cui si è perso il controllo. Le estreme altezze comportano schiacciamento. L’estrema evoluzione degenerazione. Tyrell stesso non è in grado di controllare il meccanismo che ha innescato. In ultimo, uomini e androidi sono ugualmente impotenti di fronte all’ineluttabilità della morte. Anche se non sottoposti alla clessidra dei 4 anni, anche gli uomini non possono scegliere di non morire. E non solo.
In questo senso il film sembra voler essere provocatorio. Trasposta in modo evidente sui replicanti, la mancanza di “libera scelta” si presenta come una condizione dell’esistenza. Il messaggio é tanto più drammatico trattandosi di un film di fantascienza: esso testimonia non solo la volontà di denuncia, ma anche la paura, la sfiducia in un progresso che corre a una velocità che va oltre le possibilità di controllo e che sembra portare al chaos più disastroso. Pesante é il sarcasmo rappresentato dall’insegna:
“the chance to begin again in a new land of opportunities and adventure
a new life await you in the off-world colony”


Come a dire che siamo tutti schiavi del circolo vizioso del progresso che avanza in una corsa vorticosa dove lo spazio perde di concretezza e il tempo é inafferrabile, incontrollabile.
Non c’é scelta prima di tutto perché non c’è tempo di scegliere. E il tempo come tutto il resto é soggetto agli imperativi della legge, in senso stretto - i replicanti non hanno diritto alla vita sulla terra - o in senso lato - ogni fenomeno é soggetto alle sue leggi: il tempo comunque passa, la morte comunque arriva. E questa legge è comunque è una legge irrazionale e ingiusta – cfr. il liberismo economico che imperversa, la mancanza di deali degli ‘80...).
La morte del replicante - imposta per legge e comunque inevitabile allo scadere del tempo - esemplifica perfettamente l’azione congiunta dei fattori tempo e legge, indiscussi contraltari alla “libertà di scelta”.

Anche i sottili richiami alla metafora del padre che come filo sotterraneo scorrono lungo il film vanno forse letti in questa direzione. E’ qui che autorità e limite si incontrano e si scontrano. Pensiamo alle rievocazioni dell’incesto nell’amore tra Decker e Rachel** ma soprattutto al parricidio del replicante Roy che uccide il suo ideatore**.
E’ questa l’espressione della rabbia contro il “padre ideatore” dell’uomo , che lascia che questi vada alla deriva? O é la ribellione nei confronti della legge ingiusta che la metafora del padre incarna?



* montaggio originale di Ridley Scott, dove rispetto all’altra versione viene esclusa la voce narrante di Decker, dato maggiore peso alla storia d’amore tra Decker e Rachel, e viene aggiunta le scena dell’unicorno.
 

Federica FERRARI

08 - 11 - 91


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