Fra il ’27 e il ’47, vent’anni dell'incredibile vita di Howard Hughes
(Di Caprio),giovane imprenditore multimilionario, produttore
cinematografico megalomane e regista perfezionista, pioniere
dell’ingegneria aeronautica e proprietario della TWA, amante di grandi
star come Katharine Hepburn (Blanchett) e Ava Gardner (Beckinsale),
nemico del sistema, disturbato mentale (anche a causa di quattro
incidenti aerei) fragile e paranoico. Nonostante tutti gli ostacoli,
reali o immaginari, Hughes porterà avanti con orgoglio la sua battaglia
contro i giochi di potere orditi dal senatore Brewster (Alda) e il
proprietario della Pan Am Juan Trippe (Baldwin), colpendo duramente il
monopolio dei voli internazionali grazie anche alla costruzione del più
grande velivolo fino ad allora mai esistito.
Ancora un personaggio votato all’autodistruzione per Scorsese, che
grazie alla multiforme sceneggiatura di John Logan (che pure presenta
qualche crepa nella costruzione delle psicologie) e alla generosa
interpretazione di Di Caprio (da Oscar) dà vita ad una figura
sfaccettata ed inquietante: il giovane Hughes è l’emblema del sogno
americano e un freak emarginato dal sistema, il pioniere della
Hollywood-Babilonia dalle produzioni mirabolanti e un prodotto del suo
delirio, un arrivista appassionato e un amante distratto. Personalità
importanti gli cammineranno a fianco, scivolando inavvertite sul suo
destino in picchiata. Un carisma talmente accentratore, quello del
protagonista, che stavolta Scorsese sembra fare fatica a riordinare le
fila del suo come sempre scintillante affresco, e a donare consistenza a
personaggi di contorno che spesso si risolvono in sfiziose ma un po’
caricaturali presenze, così come la Fabbrica dei Sogni dell’età d’oro
puzza vagamente di maniera. Ma ciò che alla fine si leva più in alto di
tutto, è il lamento di disperazione di un individuo che non ha saputo,
nonostante tutti i suoi titanici sforzi, a trovare un posto nella
società e, ancor prima, nell’esistenza. Un’altra storia americana.
Ovvero, un’altra storia dell’America.
Congegno di straordinaria perfezione tecnica negli ultimi anni un po’
freddo, il cinema di Scorsese si conferma comunque in grado di spostare
ogni volta in avanti i canoni del Classico, assimilando con sapienza gli
orizzonti conquistati dallo sperimentalismo.
Voto: 27/30
08:01:2005 |