IL FAVOLOSO MONDO DI AMELIE
di Jean-Pierre Jeunet
con Audrey Tautou e Matthieu Kassovitz


Se il vostro nano di coccio sparisce dal giardino di casa e comincia a spedirvi cartoline da località esotiche in giro per il mondo, non potete fare altro che pensare di vivere in una fiaba dai contorni netti, ove ogni cosa può succedere con piacevole sorpresa e colorato incanto. Avete, cioè, la stessa sensazione dello spettatore di questo bel racconto per immagini, che annulla finalmente la barriera ottusa tra realtà e fiction, spostando il limite del "possibile" in un luogo indefinito posto tra la vostra immaginazione/speranza e la tangibile strada sotto casa o il condominio concretissimo nel quale tentate di vivere.
Non è necessariamente naif o buonista il messaggio, se ce n'è uno, di AMELIE, la ragazza-puffo che lenisce i mali del mondo intervenendo direttamente nelle vite dei vicini per crearvi oasi di allegria, là dove c'è una solida base di disincanto: è, semmai, il controcanto di un'idea di cinema "positiva", costruttiva, ottimista, nel senso di credere ciecamente nelle possibilità del cinema di realizzare, rendendole concrete e tangibili dall'occhio e dall'anima, cose che normalmente non accadono, ma potrebbero accadere.
Come dire che, diversamente e in maniera simile, ad esempio, ad un Kusturiça, tutti i mezzi tecnici del cinema vengono piegati alle richieste esigenti di una creatività infinita, ma non slabbrata o eccessiva, cioè disposta a fare solo uso di effetti speciali senza limite, bensì rivolta a iper-rappresentare il reale con le tinte accese della fantasia di chi non si rassegna a pensare che per meglio vivere serva un'iniezione di quella stessa fantasia nel modo di condurre i rapporti umani.
Non so se Jeunet sia un lepenniano convinto e il suo un buonismo strisciante di destra: noto solo una straordinaria capacità di fare cinema, creandolo e ricreandolo ad ogni scena, usando con cura l'art and craft dei movimenti di macchina eccentrici, dei cromatismi quasi folli, della computer graphic controllata e "giusta".
Dategli pure altri testi, altre storie e vedrete che la sostanza di un cinema concreto e colorato come il pongo, ma leggero come le invenzioni della mente, non cambierà.

Voto: 30/30

Gabriele FRANCIONI
18 - 01 - 02


::: altre recensioni :::