L'ALTRA META' DELL'AMORE
di Léa Pool
con Piper Perabo e Jessica Parè



Apologo al femminile dell'amore assoluto incastonato in un registro di stereotipi e percorso da una vena tutt'altro che sottile di femminismo integralista ormai fuori moda, L'ALTRA META' DELL'AMORE racconta la storia di tre ragazze come se ne trovano troppe al cinema, figure topiche di una tradizione che nella abusata cornice di un college americano ambienta il dramma di una love-story sacrificata al rigore di una società codina con le esagerazioni idealistiche e i risvolti tragico-isterici tipici di un romanzare d'altri tempi. Mary B. è la novellina che, turbata dalla perdita della madre e dal rapporto difficile con la matrigna, si affrancherà dalla sua fragilità affettiva e verrà iniziata ad una nuova vita dall'eredità della figura carismatica di turno, la coraggiosa e sfrontata Paulie, apoteosi della donna, trasposizione contemporanea e al femminile del cavaliere medievale senza macchia e senza paura che, con l'animo leso dalla negazione dell'affetto materno, si batte fino alla morte per l'amore della sua dama e non soltanto in termini metaforici, nella progressione tronfia di una sceneggiatura che dalla novella sentimental-adolescenziale slitta nella saga cavalleresca con tanto di duellanti che tirano di scherma e culti di falconeria. La pittoresca simbologia del "raptor" che ghermisce con gli artigli chi s'azzarda di sottrargli l'amata gonfia ad ossessione la metafora di una tenace ricerca dell'amore.
Léa Pool rivisita la tradizione romantico-cavalleresca apportando però una sua particolare innovazione, il cut-off integrale della componente maschile, secondo un criterio coerente a quella che sembra una programmatica intonazione del film contro il sesso forte, piuttosto che una casuale scelta narrativa, come suggeriscono certi dialoghi [ad esempio quella patetica storia sul "blaterare" in classe] e la stilizzazione impietosa dei tre-quattro ragazzi che circuiscono le protagoniste. Come se quella degli uomini fosse una sensibilità rozza e primitiva, cui è preclusa una qualsivoglia possibilità di comunicazione, se non di comprensione, con certi moti passionali esclusivi di universo femminile rigoglioso ed esaltante.
Il volo idealistico e retorico di Léa Pool fa perdere l'equilibrio ad un film che, se affidato una capacità di tocco più delicato e meno ridondante, con il suo potenziale di sensualità languida ed erotismo crepuscolare e con l'elegante fotografia di Pierre Gill sarebbe potuto diventare una meno pretenziosa e più dignitosa ode saffica all'amore.

Voto: 24/30

Mirco GALIE'
26 - 04 - 02


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