filmforum

VIII edizione

 

Udine/Gorizia 12 / 21 marzo 2013

 

 

roee rosen

di Sarah GHERBITZ

Una ragazza posseduta dal demone del Ministro degli Esteri. La tragedia delle Torri gemelle al centro di una triviale stand up comedy. Un bambino che parla con le parole del padre in un linguaggio che non conosce. Un'intellettuale belga che non esiste. Ma anche i drammi di Shakespeare, gli emblemi nazisti, il surrealismo belga e francese, le Confessioni di Sant'Agostino, i b-movies, le osservazioni sull’umorismo di Freud, oltre a una pornografia sempre, ossessivamente presente.Tutto questo è ROEE ROSEN, tra gli ospiti più attesi del FilmForum Festival per presentare una selezione dei suoi film realizzati tra il 2005 e il 2010.

TWO WOMEN AND MAN è un ritratto in stile televisivo dell'illustratrice belga di origine ebraiche Justine Frank, personaggio fittizio che altri non è che una sorta di alter-ego al femminile dello stesso Rosen. Il film s'inserisce all'interno di un più ampio progetto intorno a quest'eroina immaginaria, che comprende una retrospettiva di quadri, disegni e fotografie (Antwerp 2008) e una biografia a sfondo erotico dal titolo “Sweet Sweat”.
Nel 1995, l'installazione di Rosen “Live and Die as Eva Braun. Hitler's mistress, in the Berlin bunker and beyond” incentrata sugli ultimi giorni di vita della celebre amante di Hitler, ha suscitato scalpore politico sin dalla sua prima esposizione all'Israel Museum di Gerusalemme. All'interno di uno scenario teatrale, lo spettatore era invitato ad identificarsi totalmente con il personaggio di Eva Braun, sperimentare le sue sensazioni poco prima della morte, per arrivare alla scoperta finale di ciò che Eva sarebbe diventata nella sua afterlife.
L'omaggio del FilmForum è proseguito con CONFESSIONS COMING SOON e I WAS CALLED NUNY KEME, video e clip musicale che fanno parte di CONFESSIONS, un progetto multivideo che vede al centro un film lungometraggio. Nel film le confessioni dell'artista sono affidate a tre portavoce, tre donne immigrate illegalmente da Romania, Filippine e Kenya e che ora lavorano in Israele. Le oratrici recitano tre monologhi in ebraico, una lingua che non conoscono, dunque ignorano il significato dei testi, che sono una sorta di ibrido: basati sulla vita di Rosen ma al contempo parzialmente plausibili come dichiarazioni delle stesse lavoratrici straniere.
Presentato alla Tate Modern di Londra nel 2010, HILARIOUS vede protagonista una stand up comedian che con i ritmi tipici dell'american show narra fatti di cronaca, morte e violenza sull'undici settembre. è un gioco, un esperimento che indaga sul concetto di humour, di tragicomico spinto al suo punto estremo di esasperazione, quando ci si ritrova costretti a sorridere, anche se in realtà non stiamo provando alcun divertimento.
Titolo di punta, TSE (OUT), film vincitore nel 2010 nella sezione Orizzonti alla 67esima Mostra del Cinema di Venezia e all’Internationale Kurzfilmtage di Oberhausen con l’ARTE Prize for a European Short Film. Il film inizia come un documentario con l’intervista di due donne, Ela e Yoana, le quali raccontano la loro devozione alle pratiche BDSM (Bondage-Domination-Sadism-Masochism) nel contesto dell’odierna Israele. Nella parte centrale il film si trasforma in una sorta di horror movie con Yoana nei panni della dominatrix che cerca di estirpare il diavolo da Ela, che in quel momento è posseduta dal demone di Avigdor Lieberman, noto esponente della destra israeliana. Nella terza parte, un omaggio alla scena finale del film WR, the mistery of the Organism di Dusan Makavejev, l’esorcismo è finito e le due donne si abbandonano all’ascolto di due uomini presenti nella stanza i quali, in un’unica ripresa, suonano una canzone sulle parole di Letter to Mother del poeta russo Esenin. Come scrive Antonio Somaini nella presentazione di “Out-The Death of Cattelan”, “all'inizio del film, un'intervista con le due protagoniste ce le presenta come figure dalle connotazioni opposte: dominio e sottomissione, attivo e passivo, sinistra e destra, maschile e femminile... Appena l'azione comincia e la violenza invade lo schermo, i due poli opposti cominciano ad oscillare e a perdere la loro identità iniziale, fino a trasformare profondamente il senso della scena a cui stiamo assistendo”. Per la dinamica che s'instaura tra le protagoniste, OUT ricorda molto PERSONA di Ingmar Bergman: anche lì troviamo due caratteri inizialmente opposti, di diversa estrazione sociale e con esperienze differenti alle spalle, che progressivamente incominciano ad assomigliarsi, a scambiarsi i ruoli lasciando lo spettatore disorientato e confuso. La scena sadomaso è la versione - in chiave molto più horror e condita da una dose estrema di crudeltà platealmente esibita - dell'incontro di Alma e Elisabeth davanti allo specchio: dove il personaggio dell'infermiera coscienziosa interpretata da Bibi Andersson si trasforma in una figura violenta, ormai totalmente incapace di esercitare il suo lavoro in maniera distaccata e razionale.

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filmforum 2013

Udine/Gorizia, 15 / 21 marzo 2013