future film festival

15.ma edizione

 

Bologna, 12 / 17 aprile 2013

 

 

recensioni

di Nyx Etere, L.LOMBARDI, G.ORI

Abbiamo visitato il Future Film Festival di Bologna edizione 2013 e alcune perle, fra le tante, abbiamo incontrato. Un ambito di sperimentazione vivido e partecipato, che ci lascia gioire in questo presente imbrunire. (G.Ori)

> A Liar's Autobiography... di Graham A.Chapman

> Approved for Adoption di L.Boileau, J.Henin
> Consuming Spirits di Christopher Sullivan

> Gyo: Tokyo Fish Attack di Takayuki Hirao

> The Lords of Salem di Rob Zombie

> Yugo & Lala di Yunfei Wang

 

Approved for Adoption
di Laurent Boileau, Jung Henin
Francia/Belgio 2012, 75'

 

Film in Competizione

Giovanna Ori

26/30

Storia autobiografica tratta dall’omonima graphic novel dello stesso Jung e codiretto insieme al documentarista Boileau. Il protagonista compie un viaggio di riconciliazione con le proprie radici: lui è uno dei 200.000 coreani adottati sparsi nel mondo. Trascorsa l’adolescenza con la neo famiglia belga, ritorna a Seoul, dove 37 anni prima, era stato soccorso bambino vagabondante tra la folla. La memoria è la vera star della vicenda, dato che essa si espande in mille rivoli di pensieri e racconti, con tecniche espressive miste: immagini fotografiche, film e disegni. Essi concorrono insieme a restituire il senso labirintico e creativo che c’è nel riorganizzare il ricordo in forma di identità. L’intercalarsi di attaccamenti e perdite, di felicità e angoscia, l’evoluzione della personalità ed i riti di passaggio, generano un codice linguistico ricco e suggestivo. Il divenire della memoria trasforma il proprio riaffiorare in linguaggio specifico, come in un logaritmo a ritroso. Il progetto di crescita del protagonista si trasmuta in sostanza espressiva, forgiandola con l’intensità di un desiderio di riconciliazione.

Gyo: Tokyo Fish Attack
di Takayuki Hirao

Giappone 2012, 70'

 

Follie notturne

Nyx Etere

15/30

Tratto da "Gyo" (pesce, in giapponese) del noto autore di manga horror Junji Ito , il lungometraggio diretto e sceneggiato dal poliedrico Takayuki Hirao (più volte dietro la macchina da presa per Death Note, Paranoia Agent, Kurozuma) racconta la bizzarra e rocambolesca avventura di tre studentesse iniziata come una vacanza pre laurea.
Nei pressi di Okinawa Kaori, Aki ed Erika alloggiano in una villetta satura di death stench un rivoltante odore singolare che sembra provenire da un pesce con affilate e pericolose zampe di metallo.
È solo il primo di una variegata armata apocalittica di walking fish che presto si fa strada anche nella capitale giapponese proprio quando Kaori decide di tornarvi per ritrovare il fidanzato Tadashi grazie ad un fortunoso volo last minute che le permette di conoscere Shirakawa, un cameraman freelance disposto ad aiutarla nella sua ricerca, insieme al quale scoprirà l'origine dei pesci mutanti.
Uscito direttamente per il mercato casalingo Gyo Tokyo Fish Attack prodotto potenzialmente interessante ma piuttosto mediocre, già ad inizio pellicola si notano episodi dalla dubbia funzionalità ai fini della storia che difatti hanno tutta l'aria di essere degli inefficaci ammiccamenti al pubblico, come l'accenno di un ménage à trois tra Erika (evidentemente la più lasciva delle tre) e due giovanotti testé conosciuti.
Via via che la trama scorre vengono a galla diversi difetti di sceneggiatura, invero anonima e poco articolata non mancano episodi riempitivi e fini a se l'insipida rivalità tra quest'ultima e la meno abbiente Aki.
I dialoghi scialbi e monotoni poco aiutano ad invigorire i personaggi, troppo presto e scarsamente caratterizzati, né a sollevare le sorti della pellicola, seppur ben animata, la cui opera madre dai toni più drammatici è maggiormente incentrata sulla coppia Kaori-Tadashi rinchiusa nell'arcipelago okinawese.
Complessivamente lascia ben poco soddisfatti se non delusi e annoiati, poco sfruttato il potenziale del soggetto non originale del fumetto, per un anime che è proprio un buco nell'acqua.

Yugo & Lala
di Yunfei Wang
Cina 2012, 80'

 

Film fuori concorso

Giovanna Ori

29/30

Bellissima storia dedicata ai bambini. La balena-nuvola trasporta i due protagonisti, in un primo tempo alieni tra di loro ma in seguito alleati per la vita, verso il mondo oltre le nuvole, dove risiede la terra di Lala. Yugo, bimba vivace e combattiva, Lala, animaletto ibrido fra leone e tigre. Due mondi tra loro inacessibili, ma che riflettono alcune somiglianze. Il mondo di Lala è verde e paradisiaco, abitato da animali antropomorfi e minacciato da personaggi accentratori assetati di potere. Prendono la scena duelli e battaglie, alleanze e aiutanti, fino alla vittoria conclusiva. Ma è l’amicizia il grande operatore narrativo della storia: essa è il dispositivo modale, la grande posta in gioco dal valore incommensurabile. La diversità come occasione di incontro ed esplorazione di anime intense e differenti. “Lala, saremo buoni amici per sempre!”, la chiusa tocca anche gli spettatori più maturi.
Il film è indipendente, il primo di animazione cinese capace di competere con le grandi produzioni internazionali

A Liar's Autobiography: The Untrue Story
of Monty Python's Graham Chapman
di Graham Arthur Chapman
Regno Unito 2012, 85'

 

Film in Competizione

Lorenzo Lombardi

26/30

Graham Champman, chi era costui? Tutti gli amanti dei Monty Python’s sicuramente lo ricorderanno. Il ragazzo dai capelli biondi, con il nasone e la sua immancabile pipa. Uno dei primi personaggi pubblici inglesi a dichiarare apertamente la sua omosessualità e a presentare il suo compagno David Sherlock in pubblico diventando sostenitore dei diritti gay. Da studente di medicina a comico, fu un genio creativo di molti episodi dei Monty Python’s, collaborò con loro come attore in numerosi film e nella serie tv “Flying Circus”, ebbe problemi di alcolismo e morì prematuramente nel 1989.
Presentato in anteprima Italiana alla quindicesima edizione del Future Film Festival di Bologna, A Liar's Autobiography: The Untrue Story of Monty Python's Graham Champman è un film di animazione che riassume in 82 minuti la vita di uno tra i maggiori comici degli anni 70. Il lungometraggio girato a sei mani da Bill Jones, Jeff Simpson e Ben Timlett è un valido esempio di come l’animazione può servire a raccontare anche le storie di vita vera.
Il film è tratto dal libro omonimo scritto dallo stesso Champman e ritroviamo all’interno tutti gli attimi di vita vissuti dall’attore sin dalla sua nascita. All’interno di questo viaggio cinematografico nella vita di Chapman il pubblico si immerge sia in una storia di “vita vissuta”, sia negli episodi del famoso Flying circus. Infatti la storia è narrata come se stessimo vedendo le gag della famosa trasmissione televisiva che ha reso famosi i Monty Python’s.
I rimanenti membri del gruppo di comici prestano la voce ai loro personaggi animati e Cameron Diaz (Special guest) presta la voce ad un buffo Sigmund Freud. Svariate le forme di animazione usate, si parte dalla stop motion sino ad arrivare all’animazione in 2D e 3D. Interessante anche l’idea di inserire alcune parti reali degli spettacoli del Flying Circus, alcuni spezzoni dei film interpretatati dai Monty Python e alcune interviste a Graham sino ad arrivare nei titoli di coda alla cerimonia tenuta in memoria del compagno scomparso dai suoi colleghi e amici (che si ritrovarono in una piccola riunione privata per ricordare l’amico, lontani dalla stampa). Una nota di merito va anche al 3D che è abbastanza buono e accurato, infatti il film è proiettato in 3D con tanto di occhialini.
Non si hanno ancora notizie sulla distribuzione in Italia, ma visto alcune scene molto esplicite (soprattutto sulla vita sessuale del protagonista), dubito che vedremo presto questo film nei cinema.
Il film non annoia e fa rivivere con nostalgia le sane risate dal gusto un po’ “vintage” facendo scoprire aspetti di vita privata di un comico rendendolo immortale.

consuming spirits
di Christopher Sullivan
Stati Uniti 2012, 136'

 

Film in Competizione

Giovanna Ori

28/30

Sul piano tematico il film narra l’intreccio delle vite di tre personaggi: Early Gray, speaker radiofonico della notte, Gentian Vaiolet, badante della madre affetta da Alzheimer, e Victor Blue, il suo spasimante. Una sera Gentian investe una suora, scatenando così una serie di accadimenti che portano alla luce i trascorsi fra i protagonisti: disfunzioni familiari, affidamenti, alcolismo, relazioni segrete, felicità smarrite e ricongiunzioni. La narrazione si articola attraverso la messa in azione di un’ampia combinazione di sostanze espressive, nelle quali voce e musica prendono grande rilievo, e di costrutti sintattici espressivi, dove disegni e collages si alternano punteggiati da cromatismi e b/n. La gestione dei codici linguistici è di segno sperimentale, ma di ottima forgia. Il contenuto di senso non si limita alle vicende raccontate, perché il significato scaturisce come acqua dalla fonte, senza sosta: ogni macchia che scorre sullo schermo è foriera di azione, oggetto esperto di trasformazioni narrative. I personaggi disegnati a mano su lastre di vetro e assemblati con aghi e spilli, collage di ritagli, bozzetti a matita e materiale fotografico interagiscono fluidamente. Come tableau vivant la drammaturgia palpita densa in una filigrana di sostanze espressive eterogenee, scivolando lesta, addensata nel tempo del racconto. Disegni vociferanti che le intonazioni tridimensionali della lingua originale amplificano e risuonano con magistrale abilità. Dopo 15 anni di produzione totalmente indipendente, Christopher Sullivan raggiunge le sponde del capolavoro, entusiasma e al FFF di Bologna riceve la menzione speciale della giuria.

the lords of salem

di Rob Zombie
Stati Uniti 2012, 101'

 

Film fuori concorso

Giovanna Ori

27/30

Chiude il Festival questa opera dal tono irrisorio e post punk, filone horror. Il climax si concede a bolle estetizzanti: le scene visionare e le iconografie demoniache di corpi vecchi e deformi ricordano le pitture maculate di Francis Bacon, con le membra liquefatte dalla luce; oppure i quadri di Dalì così zeppi di anamorfosi iconoclaste e simboliche. Naturalmente anche la colonna sonora non rinuncia alle assonanze del post punk, metal elettro-dark. Un sapore da neo “Arsenico e vecchi merletti”, una colazione evocata per un sabba da rifondare. Accende il via il diabolus in musica celato nel vinile recapitato come regalo ad Heidi, la deejay di una famosa radio locale di Salem, Massachussets, meglio conosciuta come la città delle streghe. La trasformazione prende corpo e con essa le apparizioni, flashback di un violento, terrificante passato. Le streghe son tornate: donne dai corpi flaccidi appesi alle aureole di pareti ammuffite, una blasfemia epidermica, che si diffonde come male-dizione. La vendetta si manifesta inesorabile fino a compiersi nel grande concerto. Ed infine sulla scena di chiusura Heidi-Beata campeggia rigida, in posa adorante e senza più occhi, sull’ammasso di corpi crudi sacrificati. Il nuovo horror di Rob Zombie, è tra l’altro interpretato magistralmente dalla moglie Sheri Moon Zombie. Honi soit qui mal y pense! Lo spettatore trema.

Lorenzo Lombardi

15/30

Presentato alla quindicesima edizione del Future Film Festival di Bologna Lord of Salem di Rob Zombie delude il pubblico. Dopo anni di rumor, immagini, trailer e notizie sul film il pubblico, che conosceva i lavori precedenti del cantante/regista, era in trepida attesa della pellicola tratta dal videoclip dell’omonima canzone.
La trama del film è molto semplice. La protagonista è Sheri moon, compagna di Rob Zombie e sua attrice feticcio, che per il film si trasforma in una dj che vive in una pensione gestita da una anziana signora. La storia si svolge nell’arco di una settimana nella quale la ragazza riceverà un disco e, dopo averlo ascoltato, inizierà a fare incubi e ad avere strane visioni. Il film è infarcito di citazioni a vecchi film; a partire dalla divisione della settimana in giorni con tanto di scritta giorno per giorno che ricorda Shining di Stanley Kubrick. Altra particolarità che ricorda il film di Kubrick sono le passeggiate nei corridoi della casa da parte della ragazza che fissa porte che si aprono da sole o che sbattono, l’ambientazione ricorda molto i corridoi dell’Overlook hotel. Ma le citazioni non si fermano qui. All’interno del film troviamo atmosfere alla Rosemary’s baby di Roman Polanski, La maschera del demonio di Mario Bava e ritroviamo una vecchia Patricia Quinn resa famosa dal Rocky horror picture show. Sicuramente il film ha delle trovate interessanti e molto surreali. Alcune di queste scene (le migliori) sono molto esplicite e rischiano di finire sotto le forbici della censura, anche perché vanno a toccare le autorità ecclesiastiche ridicolizzandole. Purtroppo il film non decolla, è molto lento, con scene inutili e molto prevedibili. Anche le musiche non stupiscono e servono solo da contorno ad alcune scene. Possiamo dire che sono molto scontate e prevedibili. Viene da domandarsi se il film fa paura. La risposta è no, il regista gioca molto sull’effetto sorpresa ma anche qui non riesce a stupire e il pubblico non si spaventa. Possiamo dire che non è un film da buttare nel cestino dei rifiuti ma lascia lo spettatore indifferente.
Rob Zombie ha annunciato il suo prossimo progetto, ovvero girerà “Broad Street Bullies” che narrerà la storia della squadra di hockey del 1970, i Philaderphia Flyers. Per la prima volta il regista non girerà un film horror. Si spera che con questo nuovo progetto l’autore ritorni in pista e decolli come aveva fatto con i suoi primi film.

SITO UFFICIALE

 

15.future film festival

Bologna, 12 / 17 aprile 2013