far east festival

15.ma edizione

 

Udine, 19 / 27 aprile 2013

 

 

recensioni

di Eleonora DRAGO

La 15esima edizione del Far East Film Festival si è conclusa sabato 27 aprile, dopo più di una settimana che ha visto Udine riempirsi di proiezioni e anteprime provenienti dall’Oriente, ma anche di eventi collaterali e culturali che hanno riscosso un notevole successo di pubblico. Il Gelso d’Oro 2013, tradizionale premio assegnato dal pubblico al miglior film, quest’anno è meritatamente andato al regista sudcoreano  Lee Won-suk per la commedia HOW TO USE GUYS WITH SECRET TIPS!, che unisce comicità e temi d’attualità con esiti originali e interessanti.

> GIRLS FOR KEEPS di Fukagawa Yoshihiro

> HOW TO USE GUYS WITH... di Lee Won-Suk
> I DO BIDOO BIDOO di Chris Martinez
> RUROUNI KENSHIN di Otomo Keishi
> TIKTIK: THE ASWANG CHRONICLES di Erik Matti

 

girls for keep
di Fukagawa Yoshihiro
Giappone 2012, 124'

 

26/30

Apparentemente GIRLS FOR KEEPS del regista giapponese Fukagawa Yoshihiro può sembrare una commedia al femminile simile all’americana SEX & THE CITY, ma in realtà contiene molto di più. Tratto da un romanzo di Okuda Hideo, il film si presenta come un fedele ritratto di gruppo delle donne giapponesi d’oggi, in quanto è incentrato sulle storie di tutti i giorni di quattro donne di circa 30 anni, amiche molto legate tra loro ma altrettanto diverse, sia nell’approccio che hanno verso la vita e verso le relazioni, sia nel lavoro e nei loro problemi quotidiani. Si tratta di Yukiko (Karina), ventinovenne appassionata di moda e di shopping compulsivo, che viene rimproverata spesso dalle sue amiche per i suoi comportamenti da ragazzina superficiale e frivola. In realtà però, l’immagine esteriore è solo una maschera per nascondere le proprie difficoltà: Yukiko sogna di costruirsi una famiglia ed è capace di provare sentimenti profondi, come quello per il suo fidanzato dal quale non viene ricambiata con l’affetto di cui lei ha bisogno. All’opposto troviamo Seiko (Aso Kumiko), dirigente in una grossa società immobiliare; scrupolosa professionista che mette a rischio il suo matrimonio con il suo paziente marito perché infastidita dal fatto che un suo sottoposto (Kaname Jun), bello ma arrogante, insiste a trattarla come se lei fosse una sua assistente. Invece Yoko (Kichise Michiko) è un’altra donna in carriera che lavora in una società che produce cancelleria prestigiosa. Quando le viene assegnato il compito di formare un ragazzo giovane e bello appena assunto (Hayashi Kento), ella inizialmente cerca di reprimere i suoi sentimenti per lui, inappropriati per via della differenza d’età di 12 anni, ma in seguito accetterà di mettersi in gioco e seguire ciò che le detta il cuore. Infine Takako (Itaya Yuka) è una mamma single che lavora e si sforza di essere oltre che una madre anche un padre per suo figlio, per cui ogni sera si precipita a casa dopo il lavoro per stare accanto a lui il più possibile.
Insomma GILRS FOR KEEPS mostra tutti i dubbi, le difficoltà e le indecisioni a cui le quattro donne vanno incontro quotidianamente. hanno in comune il fatto di volersi emancipare nella società attuale, in cui i diritti delle donne non sono ancora pari a quelli degli uomini, sia nei rapporti in famiglia che nel luogo di lavoro.
Si differenzia quindi dalle classiche commedie sentimentali e femminili per la capacità di descrivere il mondo reale senza filtri, che siano attenuazioni o esagerazioni, presentando quattro tipologie di donne normali che non si danno mai per vinte, e pur inciampando continuano a combattere.

TIKTIK: THE ASWANG CHRONICLES
di Erik Matti
Filippine 2012, 102'

 

25/30

Presentato al Far East Film Festival 2013 di Udine, TIKTIK: THE ASWANG CHRONICLES è un film del regista filippino Erik Matti, nel quale c’è tutto: dall’horror alla commedia, dallo splatter all’azione, dal grottesco al limite della parodia.
La storia ricorda quella più conosciuta dei vampiri di TWILIGHT, ma trasformati qui in lupi mannari e mutanti affamati di sangue e interiora umane. Protagonista è Makoy (Dingdong Dantes), giovane e bello ma con la fama di ragazzo superficiale e irresponsabile. In occasione del compleanno della sua ex fidanzata Sonia (Lovi Poe) che aspetta un figlio da lui, si reca nella sua città con la volontà di riconquistarla. Non riceve una buona accoglienza da Sonia e dalla bizzarra madre di lei (Janice de Belen), mentre fin da subito il suocero Nestor (Joey Marquez) lo segue e lo accompagna nei suoi spostamenti, insieme a Bart (Ramon Bautista), il suo aiutante. Per farsi perdonare le sue negligenze passate Makoy decide di fare una sorpresa di compleanno a Sonia, acquistando in un vicino villaggio un maiale da sgozzare e cucinare per i festeggiamenti. In realtà, Makoy non sa che invece si tratta di un animale stregato: è un aswang, ovvero un esemplare di vampiro filippino, capace di trasformarsi in mostro affamato di sangue umano. La sera del compleanno così  diventa lo scenario di una battaglia tra la famiglia di Sonia e un gruppo di aswang, attratti in particolare dal feto che si trova nel ventre della ragazza; scontro ricco di sorprese e colpi di scena, fino alla redenzione finale.
Tra le caratteristiche di TIKTIK: THE ASWANG CHRONICLES, sicuramente è da notare la ricchezza degli effetti speciali spettacolari, i quali insieme alla fotografia e a colori e luci di estrema qualità e accuratezza, oltre che ai tagli delle inquadrature, contribuiscono a rendere in modo più efficace il senso di dinamicità (quasi tridimensionale) che attraversa il film dalla prima all’ultima scena, mantenendo vivo l’interesse dello spettatore. Inoltre, la violenza di molte scene, con una continua azione e movimento, sono mitigati dagli aspetti tragicomici e parodici della trama, che richiama sì i vampiri occidentali di TWILIGHT ma si fonda su miti e leggende filippine ben più antichi. Questa fusione tra Oriente e Occidente si può vedere nella rappresentazione di molti luoghi all’interno del film, come il mercato, i negozi, le case e le fattorie, che conservano tratti tradizionali e mostrano l’assimilazione di aspetti più moderni, in una originale sintesi che si riflette anche nelle personalità dei personaggi.

RUROUNI KENSHIN
di Otomo Keishi
Giappone 2012, 134'

 

24/30

Film del regista giapponese Otomo Keishi, tratto dal manga di successo Kenshin Samurai Vagabondo di Watsuki Nobuhiro. Protagonista della storia è il samurai Kenshin e la sua vicenda ambientata nel Giappone imperiale di fine ‘800.
Il film si apre con le immagini della lotta ingaggiata per porre fine al governo dello Shogun nel 1868, nella quale Kenshin (Sato Takeru), soprannominato Battosai, si era schierato dalla parte dei vincitori; occasione in cui egli aveva giurato di non uccidere mai più. Successivamente, inizia la storia vera e propria dieci anni dopo: ritroviamo Kenshin nelle vesti di samurai senza padrone che vaga per le strade, armato sempre della sua spada e simile nell’aspetto alla battaglia iniziale, dal quale si distingue per una cicatrice sul viso.
Attraverso una serie di incontri, Kenshin si dimostra una figura pacifista ma allo stesso tempo un combattente in difesa dei più deboli: ecco quindi che, in cambio dell’ospitalità aiuta la giovane Kamiya Kaoru (Takei Emi), che ha ereditato dal defunto padre una scuola di kendo, ad affrontare uno misterioso samurai che rivendica la scuola del padre, e che Kenshin aveva già incontrato dieci anni prima. In seguito, nella scuola s rifugia una donna medico, Megumi (Aoi Yu), sfuggita alla violenza di Takeda Kanryu (Kagawa Teruyuki), subdolo mercante da cui è stata ingaggiata per sviluppare un nuovo tipo di oppio che l’uomo intende utilizzare per accumulare maggiori ricchezze e potere. Kenshin interverrà per aiutarla quando Kanryu giunge alla scuola per vendicarsi contro la fuga della ragazza, e alla fine riuscirà a portare pace nella vita di entrambe le giovani donne.
RUROUNI KENSHIN si presenta come una storia ricca di azione e dinamismo, anche se i momenti di lotta sono alternati in modo equilibrato con momenti più riflessivi e drammatici, nei quali i protagonisti si trovano a ricordare il proprio passato e i loro cari (come Kamiya quando ripensa ai tempi d’oro della scuola del padre), o quando Kenshin è sul momento di uccidere un giovane soldato ma ripensa ai momenti più drammatici della battaglia e del suo giuramento. La ricostruzione storica inoltre è molto accurata, dall’architettura delle abitazioni ai costumi; in questo senso dal punto di vista dello spettatore emerge indirettamente il contrasto tra un’epoca in cui i costumi del samurai non erano ancora scomparsi, prima che il Giappone entrasse in una nuova età dal carattere moderno e occidentale.

HOW TO USE GUYS WITH SECRET TIPS!
di Lee Won-Suk
Sud Corea 2013, 114'

 

Gelso d’Oro 2013

28/30

Questa commedia sudcoreana racconta la storia di Choi Bona, giovane assistente di regia che ha una vita comune a molte altre donne della nostra società: sottopagata e sfruttata dai suoi colleghi e superiori uomini, che si appropriano delle sue idee, da anni si ritrova a subire passivamente la sua condizione non trovando più la forza di reagire e di rimettersi in gioco, sia nel lavoro che nella vita privata.
Ma durante la lavorazione di un film incontra per caso un venditore misterioso, che la convince a comprare “Uomini: istruzioni per l’uso”, una serie di videocassette che illustrano in modo efficace le tecniche per far letteralmente cadere un uomo ai propri piedi, riuscendo così a cambiare la propria vita ottenendo successo e felicità. Da questo momento in poi, la vita di Choi Bona prende una direzione opposta: il suo ritrovato fascino riesce ad irretire perfino Oh Jung-se, l’attore protagonista del suo film e divo popolare tra tutte le donne. ma quando si renderà conto di essere arrivata laddove prima si trovavano i suoi sfruttatori, si troverà finalmente a riflettere sulla strada giusta da prendere.
HOW TO USE GUYS WITH SECRET TIPS! è quindi una commedia originale, che tratta con gusto fresco e nuovo alcuni temi ormai diffusi nella nostra
società e caratteristici degli ultimi anni. Come in molti altri film presenti quest’anno al Far East Film Festival, anche qui troviamo una protagonista femminile calata nella realtà odierna, che cerca di conquistare quotidianamente il merito e l’approvazione che merita nel mondo del lavoro e non solo. Lo stile esilarante e ironico che traspare lungo tutta la storia, e che caratterizza in particolare i video di istruzioni che appaiono a intermittenza durante il film, diventa qui un modo per enunciare con evidenza la necessità di superare queste distinzioni di genere, in un contesto come quello dei paesi emergenti dell’Asia (come la Corea del Sud) in cui i veloci mutamenti si mescolano e integrano sempre più con il resto del mondo.

> Intervista a Lee Won-Suk

I DO BIDOO BIDOO
di Chris Martinez
Filippine 2012, 121'

 

25/30

Commedia musicale filippina in un’originale stile a metà tra i film di Bollywood e cinema giovanile americano. Scritto e diretto dal regista Chris Martinez, è incentrato sulla storia d’amore di due adolescenti coetanei, provenienti da due famiglie molto diverse per abitudini e livello sociale. Sono Rock Polotan (Sam Concepcion) e Tracy Fuentebella (Tippy Dos Santos), pieni di sogni e progetti di matrimonio, nonostante la loro giovane età. Ben presto però si rendono conto che gli ostacoli maggiori ai loro progetti dipendono proprio dalla diversità delle loro famiglie: i genitori di Rock sono una coppia stravagante dalle professioni insolite. Pol Polotan (Ogie Alcasid) è un compositore famoso per un solo pezzo, che vive dando lezioni di chitarra ai ragazzini del vicinato. La sua energica moglie (Eugene Domingo) ha il piglio imprenditoriale giusto per occuparsi di catering, anche se la sua clientela è costituita dalle famiglie in lutto alle pompe funebri. Nonostante questo, i Polotans, come qualsiasi famiglia filippina media, riescono a tirare avanti attraverso il loro acuto senso dell’umorismo, la capacità di recupero e l’intraprendenza.
La famiglia di Tracy invece si presenta come l’opposto dei Polotan. Il padre, Nick Fuentebella (Gary Valenciano), è un severo proprietario terriero, figlio di un generale in pensione di mentalità conservatrice, molto più bravo negli affari che come padre di famiglia. La moglie Elaine (Zsa Zsa Padilla) e la figlia Tracy si sentono per questo spesso ignorate e costrette a risolvere i loro problemi da sé, nell’enorme casa coloniale dove vive la famiglia. 
L’evento più importante del film e che determinerà le sorti della storia tra i due giovani, è l’incontro tra le famiglie presso la sfarzosa residenza dei Fuentebella. Quello che inizia come un incontro civile e formale, si trasforma ben presto in uno scontro tra i Polotan e i Fuentebella sul terreno delle differenze sociali e di mentalità, di visione della vita, tra i desideri dei genitori per i rispettivi figli e dei ragazzi che sognano semplicemente di stare insieme e coronare il loro amore. Da questo momento Tracy e Rock, costretti a rimanere lontani l’uno dall’altra si trovano ad affrontare i loro dubbi e le loro paure, riconsiderando tutti i progetti per il loro futuro. Ma quando i genitori si renderanno conto della sofferenza dei propri figli e di quanto è autentico il sentimento che provano, metteranno da parte le incomprensioni e le diversità per venire incontro alla felicità dei due giovani.
I DO BIDOO BIDOO si può considerare la celebrazione dell’amore giovanile, autentico e puro, capace di superare le differenze sociali determinate dal denaro e di guardare oltre alle differenze superficiali. In questo senso Tracy e Rock dimostrano di poter dare ai loro genitori una lezione di vita. L’impressione di positività e ottimismo per il futuro è percepita anche dallo spettatore non solo grazie alla particolare atmosfera derivante dalla musica e dalle parti cantate e coreografate, ma anche dai cromatismi vivaci e studiati e dalla fotografia, che appare molto accurata, come nel cinema filippino in generale.

SITO UFFICIALE

 

15.far east festival

Udine, 19 / 27 aprile 2013