la scoperta dell'alba
un libro di Walter Veltroni

 

di Alessandro ANSELMI

L’appuntamento è fissato per le 20.30 al Caffè Letterario di via Ostiense a Roma. L’ospite d’onore della serata è il sindaco della capitale Walter Veltroni, invitato a presentare il suo primo romanzo “La scoperta dell’alba”. Il locale dove è organizzato l’incontro, elegante ritrovo culturale della città, è uno spazio unico, ampio, in cui convivono diversi ambienti. La libreria, il bistrot, la sala da the, il palcoscenico con un pianoforte a coda occupano la superficie tagliata al centro dal lungo bancone del bar. Lo stile, tra moderno e modernariato, è impreziosito dalla presenza alle pareti di alcune opere d’arte. Alle spalle dell’area allestita per l’incontro campeggia il ritratto (Cambio pelle) di un uomo rivestito nelle ripetizioni all’interno del quadro o di brillantini, o di un mosaico di diamanti, o di paillettes, o di foglie. Il pubblico di grandi e piccini, di distinte signore e di giovanotti in giacca di pelle, attende l’inizio della serata, mentre i laboriosi operatori di Nessuno TV che riprende in diretta l’evento si impegnano ad occupare gli ultimi metri quadrati rimasti liberi nella sala con fili e telecamere. L’incontro ha inizio alla presenza di numerosi esponenti della comunità ebraica, di Rav. Benedetto Crucci, di Riccardo Pacifici, e dei due giovani membri dell’associazione culturale Lesson Party, Diletta Perugia e Daniele Ascarelli questa sera in veste di intervistatori. Parte la trasmissione. La prima domanda all’autore del romanzo riguarda il titolo. Perché la scelta de “La scoperta dell’alba”? Veltroni spiega che il romanzo racconta una ricerca di persone che si cercano e che cercano il senso. L’alba vista come attesa racchiude il senso della sorpresa, non ce n’è infatti una uguale all’altra. La scoperta, continua Veltroni, riguarda la scoperta del vuoto nella vita del protagonista. Il romanzo seguendo l’illustrazione dell’autore che risponde alle domande dei suoi due giovani interlocutori narra la storia di Giovanni, un uomo che fa uno strano mestiere che è naturalmente il frutto di una trovata letteraria. All’Archivio di Stato si occupa di raccogliere e catalogare i diari di persone comuni, le autobiografie pubblicate a spese dello stesso autore, in cui insegnanti, operai, medici o commercianti raccontano le proprie vite. La vita di Giovanni commenta Veltroni ha un grosso buco nel suo passato, una voragine che si è aperta quando era soltanto un bambino: l’improvvisa e misteriosa scomparsa del padre. Giovanni che è adesso a sua volta padre di due figli, un ragazzino vivace e curioso, appassionato di numeri e di Calvino, e una bambina down che nel racconto viene anche ingenuamente definita una bambina “rotta”, ha la possibilità di mettersi in contatto con il proprio passato. E’ un vecchio telefono di bachelite nera ritrovato nella casa di campagna frequentata dalla sua famiglia quando Giovanni era piccolo che permette in modo sensazionale all’uomo di avere un filo diretto con sé stesso bambino, proprio nei giorni prossimi alla scomparsa del padre. Giovanni ha adesso la possibilità di colmare quel vuoto della sua esistenza, non importa con che cosa. Non è il contenuto che gli interessa ma soltanto la possibilità di trovare una qualsiasi risposta ai suoi interrogativi, anche se poi il lettore verrà condotto verso una sorprendente rivelazione nel finale.
Scrivere, dice Veltroni nei panni non di politico ma di autore letterario, dà la sensazione di libertà e nel trovarsi creatori delle vite degli altri c’è la possibilità di scoprirsi migliori di quello che si è. E sottolinea poi che chi ha vissuto un dolore nella propria esistenza non ha una visione egoistica della vita. Tra le pagine del romanzo che hanno particolarmente colpito i due intervistatori c’è quella in cui il protagonista racconta della propria predilezione per due categorie di persone, i coerenti e gli uscenti. Il sindaco Veltroni afferma che corrisponde ad una sua idea secondo la quale apprezza le persone coerenti che grazie alla propria incorruttibile moralità riescono a compiere gesti immensi, come il perdono invocato dal figlio di Bachelet per gli autori dell’assassinio del padre, in un momento in cui sarebbe stato molto più facile lasciare esplodere il dolore. E poi ci sono gli uscenti, coloro che senza pietismi riescono a farsi da parte nel momento giusto, lasciando elegantemente la scena con o senza gli applausi del pubblico. Lo stile di scrittura del romanzo non contempla come conferma Veltroni la descrizione di un personaggio che sia uno, perché rappresenterebbe secondo l’autore una restrizione all’inventiva del lettore che ha invece il diritto di immaginarselo come vuole.
Quando il pubblico interviene Veltroni si trova a rispondere a domande sul padre, scomparso quando egli era neonato, sulle modalità di scrittura per un uomo politico molto impegnato che, scopriamo, ha trovato il tempo di scrivere di proprio pugno in soli venti giorni mentre la sua famiglia si trovava in vacanza. Oppure si trova semplicemente ad ascoltare gli elogi di una lettrice per le emozioni regalatele dal libro, o i ringraziamenti a Veltroni politico per la straordinaria attenzione dedicata con assiduità alla cultura. La serata si conclude tra i saluti, i doverosi ringraziamenti e le dediche con autografo apposte dall’autore sulle numerose copie del romanzo presenti in sala.
 

La scoperta dell'alba
di Walter Veltroni

Rizzoli Editore

2006

150 Pagg. 150

Prezzo € 16,00