"Gli
Artigiani dell'Orrore" non è solamente un libro sul cinema di genere (nella
fattispecie, l'horror italiano dagli anni '50 ai giorni nostri), ma la
continuazione, con altri mezzi, di un progetto filmico iniziato con LE OMBRE
DELLA PAURA e destinato a continuare e durare nel tempo.
Il "metodo" fazziniano, nel girare l'ormai pluripremiato documentario
presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e nello scrivere, si basa su un
atteggiamento intellettuale chiaro e lucido: 1) fare proprie le modalità
espressive di QUEL cinema anche nel momento in cui lo si "descrive".
Fazzini carica di tensione palpabile il "collage" intelligente di interviste
ai vari Argento, Avati, Bido e Margheriti, realizzando in un certo senso il
suo personale "thriller analitico" sull'argomento: memorabile l'accecante
"tutto bianco" che investe il viso del regista di SUSPIRIA, a tutti gli
effetti attore involontario sulla scena allestita dall'ascolano; Fazzini,
poi, scrive "in crescendo", quasi lavorasse ad una sceneggiatura, dove i
fondamentali raccordi stabiliscono nessi logici tra le parti (esordi e
"purezza" del genere; esplosione del fenomeno e contestualizzazione
"socio-politica" negli anni di piombo; fase manieristico-decadente, tra
filone "cannibalista" e trascendenza). Un plot, insomma, ordito in modo tale
da farci appassionare alla storia e ai suoi protagonisti - i registi prima
messi a nudo e quindi "squartati" dalla forza delle domande - che
conquistano il proscenio uno alla volta, man mano che F. decide di riportare
sulla carta le interviste precedentemente realizzate in pellicola; 2)
trattare la materia-cinema nel suo complesso e, in particolare, partire dai
"generi" per criticare il sistema produttivo in generale, incapace di
attingere alle eccezionali capacità professionali degli "artigiani
dell'orrore", sia in termini di mirabile e scintillante art & craft, sia a
livello di maestria nell'organizzare strutture narrative ad orologeria o,
perlomeno, spesso più "funzionanti" di quelle dei cosiddetti "Autori".
In tal modo, il lavoro acquisisce un respiro diverso da analoghi testi di
semplice analisi e commento e il libro, pur rimanendo saldamente nei
territori di una saggistica alta e colta, si lascia leggere come un racconto
e, coerentemente con ciò che va trattando, "appassiona" non poco il lettore.
Dopo un'attenta prefazione di Claudio Carabba, che anticipa il tema della
necessità di abbattere le barriere tra serie "A" e "B" dell'arte
cinematografica, citando giustamente sia Dreyer che Bava, e accenna alla
querelle veneziana sulla retrospettiva "Il cinema italiano segreto",
l'Introduzione dell'autore e il primo "segmento" critico ("La scommessa
dell'orrore") mettono subito in campo il pensiero di Fazzini: la paura e le
radici del terrore investono campi alti e altri del sapere, riguardano
ciascuno di noi e sono legati inscindibilmente alla crisi dell'uomo moderno,
perlomeno nella loro più consapevole declinazione artistica, sia letteraria
che visiva. Tra citazioni colte (da Lovecraft a Mario Luzi) e ampia
dimostrazione di conoscenza critica di tutta la storia del cinema,
dell'orrore e non, Paolo Fazzini procede a passi decisi attraverso le tappe
della sua analisi ("Dilaga il terrore" e "Sangue e catarsi"), dando voce
anche a protagonisti trascurati, ma assolutamente non "minori", quali
Giannetto De Rossi - che è stato presente insieme a Sergio Stivaletti al
termine del FUTURE FILM FESTIVAL di Bologna - e Dardano Sacchetti.
Il libro anticipa alcuni materiali che saranno presenti nella seconda parte
de LE OMBRE DELLA PAURA, destinato a coprire il periodo dagli anni Ottanta
sino ai nostri giorni e ora in fase di post-produzione.
In questi decenni, tra l'altro, prende corpo la riscoperta del genere da
parte di alcuni illuminati registi americani, quali Joe Dante, John Waters e
Quentin Tarantino (si veda il passaggio dell'intervista ad Antonella Fulci,
quando si accenna a LA SIGNORA AMMAZZATUTTI di Waters, che omaggiava in modo
simpaticamente esplicito il bellissimo ZOMBIE 2 girato dal padre), l'ultimo
dei quali ha ormai istituzionalizzato l'operazione-ripescaggio con varie e
palesi citazioni contenute nei suoi film, in primis, ovviamente, l'ultimo
KILL BILL Vol. 1 & 2.
Fondamentale la vastissima e completa video-filmografia posta al termine del
testo di Fazzini, completata da un utilissimo elenco-successione cronologica
dei testi filmici in questione dal 1957 al 2004, da Freda a Puglielli.
Kinematrix (e di questo ringraziamo Paolo), rientra anch'essa ne "Gli
Artigiani", con le parole di Joe Dante, da noi intervistato al Lido si
Venezia: "I film non possono cambiare il mondo: se potessero, DR STRANGELOVE
lo avrebbe fatto, ma purtroppo non è successo!". |