ANALISI ESTESA DEL FILM

 

SŌSHUN

Inizio di Primavera
di Yasujirō Ozu
Giapppone, 1956
Con Chishu Ryu, Chieko Higashiyama

di Davide GHERARDI

Ozu, l’eterna primavera di un Maestro

La trama d’Inizio di Primavera non occupa molto spazio. Tokyo, il mondo dei colletti bianchi. Shoji, un impiegato di bell’aspetto. Un fugace adulterio con una collega di lavoro più giovane, dattilografa soprannominata “Pesce Rosso” per via della grandezza degli occhi. L’avventura è per lui subito contrassegnata dal rimorso, mentre “Pesce Rosso” cade in preda ad una disperata confusione. La situazione conduce alla separazione di Shoji dalla moglie Masako. Al contempo Shoji decide di accettare la proposta fattagli da un superiore di trascorrere tre anni presso una località remota. Infine, Masako lo raggiunge. Lui ammette i suoi errori. Senza nemmeno sfiorarsi: la riconciliazione.

La “RaroVideo” ripubblica alcuni capolavori di Ozu di cui abbiamo potuto fruire l’opera anche recentemente, grazie alla retrospettiva messa in onda dai Tipi di “Fuoriorario”. Quello di Ozu è un cinema intriso di violento pudore, immagine purissima ed accecante che tutto sussume ma che in tutto si ritrae iscrivendosi nella superficie appena increspata di un dialogo o di un interno. L’ossimoro vacillante che ne coniuga la perfezione formale alla capacità di dire tutto in un’ellissi ed in una “rifrazione”: è un gesto, un silenzio, il lieve contrapporsi solenne delle inquadrature, con ritmi sommessi e potentissimi. Inizio di Primavera rappresenta il tentativo di Ozu e della sua casa di produzione, la Shōchiku, di riadattare gli stilemi codificati dai generi del sararīmen eiga (film sugli impiegati) e dello shomingeki (film sulla piccola borghesia, e suoi drammi familiari in questo contesto) alle effervescenze culturali della seconda metà degli anni ’50.

Il film scorre su binari paralleli: da un lato possiede il carattere analitico dell’esposizione, e si analizzata la vita dei pendolari a partire dalla loro quotidianeità: il risveglio per andare al lavoro, i treni affollati, la pausa pranzo, le aspirazioni di carriera, i problemi economici, gli svaghi innocenti per sfuggire all’aridità schiacciante, il cameratismo e le ripercussioni nell’orizzonte sociale delle aspettative di vita; dall’altro raccoglie con la consueta e sconcertante lucidità del regista una speculazione che attraversa alcuni momenti di pura rivelazione psicologica dei personaggi, trascendendone l’armatura del canone melodrammatico per addivenire ad una sorta di rivelazione universale: la morte dell’impiegato ammalato ai polmoni, che si spegne nella dolente nostalgia del lavoro, si eleva a riflessione sull’impermanenza delle ambizioni umane, sullo scorrere del tempo e sulla preziosità dei ricordi; la degradazione del rapporto coniugale tra Masako e Shoji viene registrata con precisione chirurgica, alludendo ad un passato, la morte del figlio, che ha impresso in quelle vite una cicatrice profonda; lo svolgersi del tenero amore di “Pesce Rosso” che è forse sì, ma in un altro livello, proprio quella “primavera precoce” del titolo, s’infrange contro la stolida inerzia di Shoji. In Inizio di Primavera si parla anche del rapporto generazionale, ed Ozu riesce anche a toccare l’argomento scottante della fallimentare guerra contro la Cina, nelle memorabili sequenze dedicate alla riunione degli ex-commiltoni. Il DVD della “Raro” gode di un buon apparato critico ed extra-testuale, presentando un’interessante collezione di opinioni e riflessioni su Ozu compilata da alcuni registi.
 

RAROVIDEO

SŌSHUN
Inizio di Primavera
di Yasujirō Ozu