ANALISI ESTESA DEL FILM

ROMANCE AND CIGARETTES
di John Turturro
USA 2005
Con  Kate Winslet, James Gandolfini

di Gabriele FRANCIONI

Turturro, con l'avallo garantito dalla produzione dei fratelli Coen, mette in scena una serie di segmenti narrativi solo apparentemente tenuti insieme dalla vicenda familiare costruita sull'idea di tradimento e redenzione.

Il collante stilistico è quello, paradossalmente, dell'eclettismo tipico del quasi neofita (attore-regista), colpito dall'horror vacui che gli impedisce di sottrarre materia e, anzi, lo costringe ad agire una simpatica ma urticante accumulazione di idee in fieri, di spunti interessanti ma poco sviluppati, di brevi intuizioni morte sul nascere.

Esemplare, a questo proposito, l'inserto forzatissimo di una mucca inseguita in strada da un gruppo di persone e osservata da Steve Buscemi, in visita all'amico in ospedale, funzionale - incredibile dictu - a giustificare una sola battuta ("Io non voglio diventare carne da macello").

Turturro tenta in tutti i modi di lavorare all'interno di uno spazio creativo che sia la "filiale" del marchio di fabbrica coeniano,

a partire dall'uso disinvolto della partitura musicale, che qui diventa punto di partenza per un quasi-musical demenziale e gioiosamente scurrile, dove però i cambi di ritmo sono troppi e l'uso della sincope e del controtempo sconcerta e, alla fine, annoia.

Intendiamoci: se la paternità del film fosse di un esordiente qualunque, un trentenne uscito dalla scuola di cinema, si parlerebbe volentieri di buonissimo lavoro (freschezza, ironia etc), ma il 50enne che calca le scene da quasi tre decadi ha l'obbligo di reprimere la tentazione di dire tutto in una volta, terrorizzato dal rischio di non avere altre occasioni produttive (l'attore anche regista è notoriamente mal visto dal sistema-cinema).

In anni di CONFESSIONI DI UNA MENTE PERICOLOSA, o delle TRE SEPOLTURE, o dei film di Sean Penn, è lecito aspettarsi di più.

ROMANCE AND CIGARETTES ha qualcosa in più e poco di meno rispetto a MAC e ILLUMINATA, le precedenti pellicole di Turturro, e mette in campo una passione quasi partenopea nell'assemblaggio delle immagini con la musica (è nota la sua intenzione di portare sullo schermo

QUESTI FANTASMI di Eduardo De Filippo, dopo averlo presentato a teatro sia a New York che a Napoli), passione persino eccessiva, che spesso fa perdere il controllo sulla materia filmica.

Anche perché, con tali premesse, è forte la tentazione di procedere per progressive "autogiustificazioni" di ogni buco narrativo, ogni "follia" visiva, ogni eccesso verbale verso inutili e forzate volgarità, ogni deriva del senso.

Il film non è quel preciso musical operaio che Turturro vuol far credere, sorta d'incrocio di Loach e Baz Luhrman, perché i tempi dei dialoghi sono anomali rispetto alle regole del genere di riferimento e perché la famiglia rappresentata sfugge a una precisa classificazione: certo, il marito lavora in fabbrica, ma la caratterizzazione del "gruppo" lo  avvicina piuttosto al classico sgangherato ensemble italico impegnato tra fornelli e litigi coniugali per motivi extraconiugali, mentre la presenza di Sarandon, Mandy Moore e del cugino Walken, ne complica ancor di più l'identificazione "etnica".

Da Luhrman "l'innovatore", e in particolar modo da MOULIN ROUGE, si riprende l'intuizione di utilizzare i testi di presistenti canzoni pop a mo' di supporto ai dialoghi e non come semplice "arredo" sonoro, riconoscendo il valore alto della cultura popolare bassa (va detto che, in questo senso, i film del regista australiano hanno cambiato per sempre il genere di cui si tratta, nonostante i recenti successi di pellicole più tradizionali), ma senza la compattezza e continuità del capolavoro con Nicole Kidman.

Il protagonista, qui il Soprano James Gandolfini, intreccia un'improbabile relazione con la commessa di sexy-shop Kate Winslet, scatenando la solidale reazione delle donne di casa e del cugino della moglie, Christopher Walken.

Tra piroette della m.d.p. e del testo, il film si sposta continuamente dalla suburbia delle donne impegnate a stendere i panni o a suonare nella parodia di una garage-band alla fabbrica dove lavora il capofamiglia, che ha il suo Sancho Panza in Steve Buscemi, intento a filosofeggiare a basso regime sui problemi dell'amico-collega. 

Difficile dire cosa succeda realmente, perché le cose permangono in una sorta di limbo magmatico che tutto frulla, con la sensazione, per lo spettatore, di guardare i raggi una ruota in movimento, cioè qualcosa di statico per eccesso di cinesi.

Il tradimento non ha sviluppi (lei troppo giovane, sensibile, bella; lui ancorato allo scoglio familiare che tutto risucchia) e Sarandon fa quel che può, ingaggiando un divertente Walken bravo "a prescindere", che affronta coltellino alla mano anche un gruppo di innocui poliziotti in una delle scene coreograficamente più riuscite.

Segue pessimo finale.

Non sapendo come muoversi all'interno di un spazio con troppe entrate e nessuna uscita, Turturro opta per la scappatoia

della morte di Gandolfini, affrettata e a rischio di palese "misunderstanding": è o non è la punizione per un unhortodox behaviour ?

In sostanza, R & C garantisce un'oretta di imprevedibile e discontinuo divertimento, 45 minuti di stasi e un senso di spreco finale: Coen, Sarandon, Gandolfini, Walken, Buscemi e Winslet erano le premesse, volendo, per il film della vita, ma certo non con questo testo e una schizofrenica attitudine a stupire con ogni mezzo, senza dare mai l'impressione di costruire un meccanismo complessivo organico e coerente.

di Marco AGUSTONI

ROMANCE & CIGARETTES, musical sghembo e sguaiato firmato dal talentuoso John Turturro, che torna dietro la macchina da presa dopo un paio di prove non esattamente di rilievo, trasuda sesso e note sin dalle prime battute, mettendo in scena passione ed amore nel più classico degli intrecci narrativi. Nick Murder (James Gandolfini), operaio infedele, sfoga la sua esuberanza sessuale con l’amante Tula (Kate Winslett), sfacciata e vogliosa al limite della ninfomania. Dopo aver scoperto la tresca grazie ad una poesia sconcia dedicata alla rivale, sua moglie Kitty decide di fare a meno del consorte, mentre sullo sfondo si dipanano le vicissitudini delle tre figlie e del cugino Bo (Cristopher Walken), fan sfegatato di Elvis abbandonato dall’amata. Il tutto scempiando fieramente i grandi classici della musica americana e parlando per canzoni.
La trama attinge volutamente ai topoi del genere sentimentale, sostenuti da una strampalata serie di numeri musicali, dando vita ad un racconto simpatico ed originale, cui contribuisce in buona parte la recitazione calcata e antinaturalistica dell’ottimo cast (oltre ai già citati interpreti, va ricordato l’immancabile Steve Buscemi, nel ruolo del migliore amico di Nick). Pure, Turturro pare voler trascinare il gioco troppo a lungo, e la pellicola, a furia di sigarette, sembra perdere il fiato al pari del passionale protagonista. Volendo virare dalla commedia alla tragedia, il regista tira eccessivamente la corda e parte della buona impressione iniziale svanisce.
Rimane comunque la sensazione di avere assistito ad una pellicola originale e divertente, ricca di trovate geniali, per quanto ben lontana dal poter essere considerata un capolavoro.

di Valeria STOPPELLI

Romance and Cigarettes è tutto quello che si potrebbe umanamente desiderare da un musical: estremo, colorato, vivace, un’esagerazione convenzionale e parodistica degli altrimenti ripetitivi sentimenti umani. John Turturro, alla sua terza prova in veste di regista, tira sapientemente le fila di una storia qualsiasi di amore, tradimento e vendetta lasciando che i suoi personaggi si esprimano attraverso le parole di musicisti che quelle stesse sensazioni le hanno già provate e che su di esse hanno scritto memorabili canzoni. La particolarità sta nel fatto che i numeri musicali risultano straordinariamente corali, tanto da coinvolgere quasi sempre l’intero cast impegnato in singole avventure indipendenti. E al di là dei protagonisti riescono a contagiare uno stuolo di operai, vigili del fuoco, spazzini fino a creare un mosaico di coreografie semplici ma d’effetto che ben descrive l’universalità del dramma dell’amore. Nell’ottica del paradossale si inserisce anche la scelta di un linguaggio sboccato, volgare, di una recitazione sempre sopra le righe, di un’ironia che risparmia ben pochi. L’aspetto crudo del film, però, non fa che renderlo ulteriormente entusiasmante, coinvolgente e spassoso. Ma in questa esplosione di sano kitsch trovano posto anche un po’ di sani sentimenti, lungi dall’essere melensi, ed un non lieto fine che dribbla il pericolo di banalità. E forse è questa la direzione cui tende il regista: la ricerca dello straordinario anche nell’ordinario, la positività hollywoodiana anche al cospetto di un epilogo molto umano e meno cinematografico.

ROMANCE AND CIGARETTES
di John Turturro