RECENSIONE DVD ED EXTRA

L'ORA DEL LUPO
di Ingmar Bergman

Svezia 1968

Con Max Von Sidow e Liv Ullmann

di Marco Grosoli

Un pittore famoso e la moglie si stabiliscono in un'isola semideserta. Lei legge il diario segreto di lui, scopre che è ancora ossessionato da una vecchia fiamma (Veronica) e da torbide e inspiegabili allucinazioni. Lei tenta di avvicinarsi, proteggerlo, ma al contrario subisce anche lei i fenomeni allucinatori di cui è preda il marito.
Un film “terribilmente personale”, come lo definisce lo stesso Bergman, in cui si trovano molti dei suoi temi usuali: il senso soffertissimo, quasi tragico, di incompatibilità coniugale, la figura femminile salvifica e remissiva, l'artista tormentato e altro ancora.
All'inizio del film il protagonista mostra alla moglie una serie di bozzetti violentemente caricaturali; non è un caso: poco più tardi, Bergman “dipingerà” la scena in cui i due vanno a cena con i repellenti aristocratici locali in modo marcatamente caricaturale, con un senso del grottesco quasi espressionista. Espressionista peraltro è anche la fotografia del fido Sven Nykvist, che lacera i primi piani degli attori (la figura stilistica bergmaniana per eccellenza, anche qui molto frequente) con contrasti luminosi violenti.
La ragione di questa ricerca affannosa del grottesco è chiara: gli aristocratici (che più tardi incarneranno i fantasmi allucinatori del pittore) sono genericamente “Gli Altri”, il “mondo esterno” che è destinato a irrompere nell'impossibile isolazionismo della coppia nelle due forme opposte della paura (i personaggi grottescamente caratterizzati) e del desiderio (Veronica). Tra marito e moglie allora si crea una voragine che il pittore non potrà esorcizzare con i suoi quadretti caricaturali: i fantasmi più caricaturali che mai riemergono e contagiano la stessa consorte, che non potrà più essere caldo ventre materno protettivo come nella scena della cena in cui “Gli Altri” perseguitano il protagonista con le loro fattezze mostruose. Una voragine che non conosce rimedio (tant'è che lui le spara), proprio perché determinata dall'eccessiva intimità: l'unica reazione possibile sarà precipitarsi verso un altra voragine, quella tra il film e il suo spettatore: la moglie, infatti, apre e chiude il film guardando direttamente verso lo spettatore, trasmettendoci, come solo i frequenti sguardi in macchina di Bergman sanno fare, la bruciante impossibilità del contatto tra due sguardi frontali.
Il DVD rende fortunatamente giustizia alla “guerra fredda” tra il bianco e nero che è la fotografia post-espressionista di Sven Nykvist, soprattutto quando la “battaglia” si consuma (e accade spesso) sui volti degli attori, dove la luce lavora di giustezza e sono vietate le sbavature.
 

DOLMEN

L'ORA DEL LUPO
di Ingmar Bergman