ANALISI ESTESA DEL FILM

ALì
di Michael Mann

USA 2001

Con Will Smith e Mario Van Peebles

di Paolo FAZZINI

"Alì ci ha detto 'Dite la verità'. E io gli ho risposto che avremmo raccontato le sue vicende (…) Nel vero uomo Alì, ci sono stati errori, debolezze, facili seduzioni, ed egli ne va comunque fiero. Non si vergogna di niente. (…) L'uomo che c'è nel film è davvero l'uomo che c'è ancora nel 2000." (Black Magic Mann di Pier Maria Bocchi, "Film Tv", anno 10 n. 9).

 

Così Mann ricorda, e allo stesso tempo svela, le intenzioni della cinebiografia che racconta la vita, limitatamente tra il 1964 e il 1974, del più grande pugile della storia, simbolo sportivo ma anche e soprattutto politico e culturale. Ma se negli intenti del regista c'era quello di costruire un affresco, oltre che biografico, anche sociale, possiamo costatare che il film non si dà il tempo di approfondire le figure cardini. Non basta rendere visibili personaggi come Malcolm X, le rivolte urbane, i pellegrinaggi in Africa per immortalare il periodo americano durante il quale Alì ha combattuto le sue battaglie dentro e fuori dal ring. La sceneggiatura sfiora gli avvenimenti più importanti che non riescono appieno a riflettersi negli occhi di Alì-Smith (si può far riferimento, per esempio, all'assassinio di Malcolm X, episodio troppo importante perché sia risolto, sullo schermo, con qualche lacrima versata dal protagonista). Questi difetti si ritrovano anche nel modo di trattare Alì: l'uomo vero, le sue debolezze, le verità non vengono raccontate. Le mogli, le intolleranze religiose, gli errori sono sceneggiati come delle tappe necessarie da mostrare, e poi velocemente liquidati per tornare agli aspetti più spettacolari di una vita inevitabilmente spettacolare. Ed è proprio qui che il film vola alto, quando si trasforma in spettacolo. Tutto il merito quindi va a Mann ed alla sua capacità di filmare. Immagini rallentate (il regista è un genio nell'usare tale figura retorica), digitali, sfocate, veloci, silenziose raccontano i dettagli dai quali possiamo assorbire il vero film, il vero Alì, la sua rabbia e la sua originale carica agonistica. La pellicola meriterebbe una seconda visone non tanto per la sua importanza estetica (esempi di quasi perfezione erano sicuramente i precedenti HEAT-LA SFIDA e THE INSIDER), quanto per aver modo di cogliere i personaggi secondari e le sequenze sospese che quasi scompaiono travolti dalla vicenda principale e che invece confermano la grandezza del regista.
 

VOTO: 29/30
29/01/2005

ALì
di Michael Mann