ANALISI ESTESA DEL FILM
ALì USA 2001 Con Will Smith e Mario Van Peebles |
di Paolo FAZZINI |
"Alì ci ha detto 'Dite la verità'. E io gli ho risposto che avremmo raccontato le sue vicende (…) Nel vero uomo Alì, ci sono stati errori, debolezze, facili seduzioni, ed egli ne va comunque fiero. Non si vergogna di niente. (…) L'uomo che c'è nel film è davvero l'uomo che c'è ancora nel 2000." (Black Magic Mann di Pier Maria Bocchi, "Film Tv", anno 10 n. 9).
Così Mann ricorda, e allo stesso tempo svela,
le intenzioni della cinebiografia che racconta la vita, limitatamente tra il
1964 e il 1974, del più grande pugile della storia, simbolo sportivo ma
anche e soprattutto politico e culturale. Ma se negli intenti del regista
c'era quello di costruire un affresco, oltre che biografico, anche sociale,
possiamo costatare che il film non si dà il tempo di approfondire le figure
cardini. Non basta rendere visibili personaggi come Malcolm X, le rivolte
urbane, i pellegrinaggi in Africa per immortalare il periodo americano
durante il quale Alì ha combattuto le sue battaglie dentro e fuori dal ring.
La sceneggiatura sfiora gli avvenimenti più importanti che non riescono
appieno a riflettersi negli occhi di Alì-Smith (si può far riferimento, per
esempio, all'assassinio di Malcolm X, episodio troppo importante perché sia
risolto, sullo schermo, con qualche lacrima versata dal protagonista).
Questi difetti si ritrovano anche nel modo di trattare Alì: l'uomo vero, le
sue debolezze, le verità non vengono raccontate. Le mogli, le intolleranze
religiose, gli errori sono sceneggiati come delle tappe necessarie da
mostrare, e poi velocemente liquidati per tornare agli aspetti più
spettacolari di una vita inevitabilmente spettacolare. Ed è proprio qui che
il film vola alto, quando si trasforma in spettacolo. Tutto il merito quindi
va a Mann ed alla sua capacità di filmare. Immagini rallentate (il regista è
un genio nell'usare tale figura retorica), digitali, sfocate, veloci,
silenziose raccontano i dettagli dai quali possiamo assorbire il vero film,
il vero Alì, la sua rabbia e la sua originale carica agonistica. La
pellicola meriterebbe una seconda visone non tanto per la sua importanza
estetica (esempi di quasi perfezione erano sicuramente i precedenti HEAT-LA
SFIDA e THE INSIDER), quanto per aver modo di cogliere i personaggi
secondari e le sequenze sospese che quasi scompaiono travolti dalla vicenda
principale e che invece confermano la grandezza del regista.
VOTO: 29/30 |
ALì |