ANALISI ESTESA DEL FILM

 

Hotel a cinque stelle

di Christian Vincent
Francia, 2006

Con Isabelle Carré e José Garcia

di Ambra ZEFFIRO

Christian Vincent si cimenta questa volta nella commedia sentimentale e ci narra con leggerezza la storia di una donna che si trova ad ereditare 50.000 euro.
Dopo qualche dubbio decide di mollare Parigi e le sue poco emozionanti certezze, per recarsi nell’albergo più sontuoso di Cannes e godersi una lussuosa vacanza. Qui incontra Stéphane, un affascinante truffatore, che entra nelle sue grazie con lo scopo di chiederle un prestito. La ragazza, Franssou, le presta i soldi con il patto di riaverli con gli interessi e di stargli accanto finché Stéphane non li avrà restituiti.
Il film si rifà, senza però riuscire a rielaborare, alle commedie degli anni ’40-’50 e centra tutto sul duello dialettico dei due protagonisti, i quali prima litigheranno, poi diventeranno soci ed infine si innamoreranno.
La caratterizzazione dei personaggi mi sembra buona ma che accentua troppo il lato eccentrico dei protagonisti. Infatti la donna ci viene inizialmente presentata come un’ingenua insegnante, ma nel giro di dieci minuti diventa una convincente femme fatale, cosa a mio avviso un po’ improbabile. Per quanto riguarda il protagonista maschile, viene approfondita la sua gestualità per far passare una preoccupazione di fondo verso le sue truffe, che però scade in un’esagerata forma di agitazione.
Altro personaggio importante e di cui non ho ancora parlato è il ricco e troppo stupido Renè, che essendosi innamorato della giovane donna si lascia andare a corteggiamenti da vero tonto.
La regia pecca in alcune scene in cui invece dovrebbe essere elegante e leggera. Ad esempio la zummata iniziale che riprende la protagonista in camera e poi si protrae con una panoramica sull’albergo e sul paesaggio, arriva come un pugno nello stomaco e fa avvertire troppo la presenza del regista, cosa che in una commedia mi sembra di cattivo gusto. Altra sensazione sgradevole è quella del pedinamento dei personaggi senza crearci mai un discorso dialettico, rinunciando così ad una regia di più ampio respiro.
La sceneggiatura, come ho già accennato, segue le regole classiche di questo genere e appare quindi un po’ troppo scontata. La sensazione infatti è quella del "già visto" e non si resiste dal voler anticipare, già dopo cinque minuti, il destino dei protagonisti. Detto questo la storia viene però arricchita da gag e trovate riuscite, che ci fanno sembrare simpatici ed uniti gli attori.
Il pregio del film stà proprio nel saper dirigere con maestria questi ultimi, qualità prettamente francese, e nell’aver creato dei dialoghi simpatici e vincenti.
 

B.I.M.

Hotel a cinque stelle

di Christian Vincent