ANALISI ESTESA DEL FILM

LA VENDETTA DEI 47 RÖNIN
di Mizoguchi Kenji
Giappone 1941
Con Yoshizaburo Arashi, Utaemon Ichikawa

di Marco Grosoli

Da noi l'home video si è finora curato poco di Mizoguchi Kenji, senza alcun dubbio uno dei più grandi maestri del cinema mondiale. Ulteriormente meritoria arriva dunque questa edizione della Rarovideo de LA VENDETTA DEI 47 RÖNIN, opera del resto non tra le più diffuse del Maestro.

Un lungo (4 ore) film commissionato a Mizoguchi in tempo di guerra (la seconda mondiale) dalla propaganda nazionalista. L'”edificante” storia di sacrificio si colora però di impensabili sfumature e sofisticazioni – soprattutto grazie alla messa in scena, grazie alla immensa capacità di Mizoguchi di segmentare lo spazio con i suoi movimenti di macchina spezzettati ma lenti e ariosi, che accarezzano appena il tempo, sovente lasciato fluire in continuità con pianisequenza miracolosi. E quei pochi tagli di montaggio che ci sono sono veri e propri macigni di senso, che incarnano la tragedia (e il senso) molto più di qualche banale saliscendi drammaturgico.

Basta prendere una scena a caso, come il dialogo tra il rappresentante dei seguaci di Asano (i 47 ronin del titolo, che rifiutano una pace di compromesso con Kira, il responsabile della morte del loro capo, e lo uccidono per vendicarlo, accentando in seguito di uccidersi a propria volta per espiare ciò) e lo shogun, che è girata con una maestrale oscillazione della macchina da presa a esplicitare l'oscillazione fosca e continua del “pallino” della situazione tra i due contendenti. Oltre a questa perfetta diligenza di messa in scena nel rispecchiare di volta in volta i valori dell'azione, e a farne non un commento epico ma una vera e propria incarnazione spaziale, colpisce senz'altro l'assenza artatamente ricercata di “picchi” dell'azione. Non si vede il suicidio collettivo come non si vede l'uccisione di Kira, raccontata (con un colpo di genio – e come al solito senza stacchi) dalla trafelata moglie di Asano che legge in una missiva il resoconto del fattaccio. Pianisequenza morbidi e letali che fanno de LA VENDETTA DEI 47 RÖNIN non la glorificazione orizzontale (come vorrebbe la propaganda che ha commissionato il film al Maestro) dell'etica samurai ma il suo spettacolare canto del cigno, l'inevitabile autodistruzione dipinta con tinte non tragiche, piuttosto con una messa funebre che si spegne lentamente, dolcemente, affidandosi alla quieta e inesorabile china del Tempo.

LA VENDETTA DEI 47 RÖNIN
di Mizoguchi Kenji