cinema spagna

VI edizione

 

Roma, Cinema Farnese 09 / 15 maggio 2013

 

recensioni

di Azzurra SOTTOSANTI

> la ballata del boia di Luis Garcìa Berlanga

> opera prima di Fernando Trueba

 

opera prima
di Fernando Trueba
Spagna 1980, 91'

 

Locos 80

26/30

“La vita è un film con un montaggio sbagliato”
(Fernando Trueba)


Una commedia brillante dal sapore agrodolce. Questo è OPERA PRIMA, lungometraggio d’esordio del regista premio Oscar Fernando Trueba.
Madrid 1978: un uomo e una donna si rincontrano per strada; l’amore è lì, dietro l’angolo. Scritto dal regista in sole 48 ore (così narra la leggenda), il film racconta l’amore ingenuo tra un uomo e sua cugina (un giornalista con velleità da scrittore e una violinista figlia dei fiori), sentimentalmente vicini già dall’adolescenza. Negli anni della movida madrilena, egregiamente raccontata da film come Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio di Pedro Almodóvar, Trueba s’impone agli occhi del pubblico con un film sull’evoluzione dei rapporti uomo-donna, la storia di un amore fatto di quotidianità, di insicurezze, di gelosie, in una commedia costruita su dialoghi stranianti e talvolta iperbolici, intessuta di un’ironia che vorrebbe essere pungente, ma che rivela non di rado un carattere ancora acerbo.
Un film che strizza l’occhio al primo Woody Allen (basti pensare alla corsa finale del protagonista verso l’aeroporto, esplicita citazione da Manhattan, che a sua volta citava L'APPARTAMENTO di Billy Wilder) e che fa pensare inevitabilmente alle commedie dolci-amare di Wes Anderson (che Trueba sia stato per quest’ultimo fonte d’ispirazione?).
Divenuto uno dei  film più acclamati del cinema spagnolo degli anni ’80, emblema della nuova comedia madrileña, vincitore del Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1980, OPERA PRIMA è un film di rottura, che si discosta dalla fino a quel momento dominante estetica patinata, che porta sullo schermo l’esempio di una nuova realtà sociale e culturale. Il protagonista (l’attore madrileno Óscar Ladoire), versione anemica del nostro Riccardo Scamarcio (una cascata di capelli ricci e occhi chiari), più somigliante nell’aspetto a Francesco Nuti che ad Allen, è il tipico uomo con l’ansia da prestazione nei confronti della vita: verboso, insicuro dentro e fuori dal letto, non riesce ad integrarsi nella nuova società dei consumi e trova sconvolgente il fatto che la cugina gli ponga domande come “Sei felice?”.
Un film schietto, nel quale tutti (persino la porno-regista intervistata dai due sprovveduti amici giornalisti) indossano senza vergogna i calzini a letto.

Un film a lieto fine, che restituisce fiducia nei sentimenti. Anche nei casi più impensabili

la ballata del boia
di Luis Garcìa Berlanga
Spagna/Italia 1963, 90'

 

500 anniversario

28/30

Commedia drammatica ovvero dramma grottesco, LA BALLATA DEL BOIA (titolo italiano di EL VERDUGO) è un film diretto da Luis García Berlanga, artista noto per la sua opposizione al regime franchista insieme all’amico e sodale Juan Antonio Bardem, regista del celebre CALLE MAYOR, premio della critica a Venezia ’56, sul set del quale venne arrestato in seguito alla sua presa di posizione pubblica contro la produzione cinematografica spagnola, sottoposta ai rigidi canoni del regime franchista.
La tragicità della vicenda personale del protagonista (un giovanissimo Nino Manfredi) si scontra con i toni grotteschi della pellicola, con i suoi personaggi strampalati e con i pungenti motti di spirito.
José Luis è un tranquillo giovanotto impiegato presso un’agenzia di pompe funebri. Quando conosce la figlia di un boia e la mette incinta, la sua vita assume le tinte fosche di un incubo in costante pericolo di realizzarsi. Ogni scappatoia si trasforma in una nuova trappola, fino a quella finale, alla quale sarà impossibile sottrarsi. Al fine di ottenere l'assegnazione di un alloggio pubblico, inizialmente destinato al suocero (José Isbert), funzionario dello Stato franchista in procinto di andare in pensione, infatti, il povero José Luis è costretto ad accettare di succedere a quest’ultimo, nella speranza, considerato l’elevato numero di boia della regione, di non dover mai esercitare. Dopo un periodo di relativa tranquillità, però, arriva inevitabile la temuta convocazione per un’esecuzione a Palma de Mallorca, la prima della sua carriera, che condurrà la sua storia ad un esito angoscioso e drammatico.
Nino Manfredi è perfetto nei panni di un ingenuo ragazzotto “incapace di far male a una mosca”, timorato di Dio e del suocero, costretto dalle urgenze della vita a trasformarsi in un assassino legale.
Sceneggiato da Rafael Azcona insieme ad Ennio Flaiano, LA BALLATA DEL BOIA è stato più volte segnalato dalla critica e dai cinefili di tutto il mondo come il miglior film spagnolo. Una storia dai contorni macabri, un pungente discorso satirico sulla Spagna franchista: humor nero a servizio di una tesi sostenuta con forza, quella contraria alla pena di morte.
Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1963, il film ottenne il premio Fipresci dalla critica internazionale, ma suscitò violente reazioni da parte dell’ambasciatore spagnolo, che ne denunciò il contenuto come una delle
più gravi diffamazioni mai concepite nei confronti dell’intera società spagnola e ne ordinò la distribuzione previa censura. Il risultato è un film ampiamente mutilato, spesso carente di nessi spazio-temporali fondamentali, carenza che non ne depaupera tuttavia il senso e la forza complessiva.

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Roma 09 / 15 maggio 2013