festival cinemambiente

16.ma edizione

 

Torino, 31 maggio / 06 giugno 2013

 

 

recensioni

di Elisa Micalef

> Der Letze Fang di Markus CM Schmidth

> il giorno che verrà di Simone Salvemini
> rawer
di Anneloek Sollart

 

più crudo
di Anneloek Sollart
Paesi Bassi 2012, 55'

 

Concorso int. documentari One Hour

24/30

“Sin dai cinque anni di età Tom non ha mangiato che cibo crudo, non cotto o riscaldato. Così ha deciso per lui sua madre, convinta che il crudismo sia la scelta più sana e più giusta per il figlio. Almeno fino a quando Tom viene ricoverato in ospedale e si scopre come in realtà sia seriamente denutrito a causa della dieta ipocalorica che è costretto a seguire, oltre a essere molto al di sotto dei parametri di crescita di un ragazzo della sua età”.
 

Dopo aver letto queste poche righe di introduzione sfido qualsiasi spettatore a non entrare prevenuto in sala, pensando di trovarsi davanti un caso di abuso su minore da parte di una povera pazza. Ma in pochi minuti la regista olandese riesce con maestria a mettere in dubbio ogni preconcetto, mostrando una madre premurosa e convinta di operare per il bene di suo figlio. Il documentario è infatti il seguito del primo RAW del 2008, in cui la Sollart aveva raccontato al mondo la storia di Tom. Il film dopo essere andato in onda nelle televisioni olandesi ha destato grande scandalo, portando l’attenzione dei servizi sociali sul caso. A quel punto è stata la stessa Francis, la madre del ragazzo, a chiedere alla regista di girare un secondo documentario per dimostrare la sua buona fede e il presunto accanimento delle autorità contro di lei. In realtà i problemi clinici del ragazzo sono evidenti anche a uno sguardo “profano”: un adolescente che dimostra non più di dieci anni ed è molto più basso della media. Il film propone le diverse voci: quella dei medici che inizialmente hanno un approccio morbido che poi si irrigidiscono per la mancata collaborazione da parte di Francis. La donna spiega con assoluta sincerità come per lei dare a suo figlio latte o cibi di natura animale (essenziali alla crescita) sia come dargli della droga o delle sigarette. La voce di Tom (che vediamo vivere felice e a suo agio solo con la madre, mentre il padre e il fratello vivono in Inghilterra) è quello di un ragazzino apparentemente libero di scegliere cosa mangiare e cosa fare: i primi dubbi insorgono quando i medici gli spiegano che andando avanti così perderà almeno 12 cm di altezza. I servizi sociali danno tempo alla madre, ma il documentario, anche a causa del ritiro da scuola di Tom, si conclude con una condanna. è la regista in sala a raccontarci di una breve fuga dei due, seguito poi da un ritorno a scuola del ragazzo come compromesso. Ma Tom è ancora un crudista.

Un documentario che rivela una profonda indagine psicologica e che lascia moltissimi interrogativi, primo tra i quali: è peggio dividere un figlio da una madre che ama o permettergli di perdere 12 cm di altezza?

IL GIORNO CHE VERRà

di Simone Salvemini
Italia 2013, 65'

 

Concorso documentari Italiani

24/30

Quattro storie per raccontare un luogo, o meglio un non luogo: l’area industriale di Brindisi. Una zona dove le più grandi multinazionali come ENI e ENEL hanno costruito una vera e propria città attorno alla città senza il minimo rispetto dell’ambiente circostante e della salute degli abitanti del luogo. L’opinione pubblica è stata completamente catalizzata sull’Ilva di Taranto, lasciando in ombra un’emergenza ambientale altrettanto urgente. Questo l’obiettivo di Salvemini: portare l’attenzione su questa situazione attraverso le storie di quattro militanti del movimento “No al Carbone”. Seguiamo la gravidanza di Daniela, la creazione di una mappa dettagliata e inedita dell’area industriale realizzata da Pierpaolo, il primo disco di Paola, che cerca di cambiare le cose anche con la musica e il blog di Gianni, operaio saldatore. Il film permette di entrare pian piano nella comunità brindisina che lotta contro la mafia e l’indifferenza della classe politica. Si assiste con frustrazione alla giunta comunale che boicotta puntualmente ogni tentativo di fare luce e di regolamentare l’emissione di sostanze nocive nell’area. L’apice arriva con la dichiarazione dell’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) Puglia che riconduce l’elevata presenza di polveri sottili della zona all’uso eccessivo dei camini a legna.

Interessante la scelta registica di “colorare” con tinte psichedeliche gli stabilimenti industriali, a sottolineare il contrasto con l’ambiente naturale circostante. Molto bella la colonna sonora, a cui hanno contribuito Paola e il suo gruppo.

Un documentario riuscito, che approfondisce l’emergenza ambientale attraverso dati e immagini suggestive dello scempio della natura pugliese, ma anche la forza dell’uomo di lottare per la propria salute e per quella dei suoi figli. Il film si conclude con la nascita del figlio di Daniela.

l'ultima caccia

di Markus CM Schmidth
Germania 2012, 85'

 

Vincitore Concorso int. documentari

30/lode

I sistema di pesca attuali, a dir poco criminali e fortemente  impattanti, dovrebbero essere universalmente conosciuti e rappresentare un peso sulla coscienza di ogni consumatore. Guardando Der letze fang però ci si rende conto di quanta poca attenzione venga data alla situazione della pesca in generale e in particolare a quella dei tonni rossi. Seguendo la storia di un’attivista di Greenpeace (ex pescatore) e di due barche di pescatori, il film offre un panorama completo della situazione. I metodi brutali e sregolati di molti anni di pesca incontrollata hanno portato un pesce che arrivava a pesare sei quintali per cinque metri di lunghezza a ridurre la media del peso e delle dimensioni di un quinto. Un vero e proprio disastro ambientale che ha costretto molte nazioni a regolamentarne severamente la pesca trasformandolo in “merce rara” (nel gennaio 2013 si è arrivati alla cifra record di 5000 euro al chilo).

In realtà il “cacciatore di pescatori” di Greenpeace, rilevando la posizione delle barche tramite le apparecchiature di bordo o direttamente dall’elicottero, seguendo la pista del tonno fino al mercato del pesce a Tokio, mostra come le organizzazioni internazionali non riescano a controllare se non in minima parte i pescherecci e che vi sia ancora molta strada da fare in questo senso. Allo stesso tempo, in compagnia dei pescatori francesi, è impossibile non provare tristezza per chi rimane mesi in barca ed è costretto puntualmente a ributtare il frutto della pesca in mare. Il film, attraverso le parole dei protagonisti che parlano con la telecamera come a un amico, svela il lato più umano di chi dedica la propria vita a una frustrante difesa del mare o vive il suo lavoro con passione ed è costretto ad abbandonarlo.

Premio meritato per un documentario di altissimo livello registico, tecnico e narrativo. Due immagini spettacolari per riassumerlo: le inquadrature aree sul Mediterraneo dall’elicottero con Greenpeace e quelle subacquee dei sommozzatori contornati dai tonni negli allevamenti. Impossibile non pensare ai due mondi (aereo e acquatico) che si capovolgono nel teaser del festival di quest’anno.

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16.mo festival cinemambiente
Torino, 31 maggio / 06 giugno 2013