LES TEMPS DU LOUP
 

di Michael Haneke

 

Un pubblico inclemente fischia le prima proiezione per la stampa di Le temps du loup, presentato fuori concorso a Cannes a causa della presenza del direttore di giuria Patrice Chéreau in veste di attore.
Haneke si sposta sul versante del fanta-realismo senza variare il suo approccio con la realtà, che sembra però cozzare con un'ambientazione poco adatta al suo cinema. Siamo sul versante opposto rispetto a Storie - Code Inconnu, sin dal titolo. Le temps du loup abbandona la "storia" per fermarsi ad un approccio più prossimo, con le dovute differenze, a quello fenomenologico.
Destrutturazione della narrazione, caratteri soltanto "accarezzati" da una sceneggiatura che non approfondisce e non spiega, frammentando il reale in piccole cellule che si perdono, ben presto, di vista.
Un dramma a porte chiuse, nel quale Haneke non manca di mostrare la durezza, visiva e narrativa, della morte, della desolazione esistenziale, del dolore, che non convincono a fondo.
Il dramma dei sopravvissuti di una catastrofe senza cause ma solo effetti, in un futuro che assomiglia alla deserta campagna francese, perde, dopo i primi venti minuti, la coesione interna de La pianista, e si sfalda nel tentativo di offrire l'immagine di una collettività che, spaventata e abbandonata, scivola sempre di più alla deriva.

Valentina Di Michele
20 - 05 - 03